TRENT REZNOR AND ATTICUS ROSS - The Social Network
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TRENT REZNOR AND ATTICUS ROSS - The Social Network
http://www.ondarock.it/recensioni/2010_reznor.htm
Marco Pagliariccio da Ondarock
Non è la prima volta che Trent Reznor si avvicina al mondo delle colonne sonore per il cinema. Lo aveva già fatto producendo quella del capolavoro di David Lynch "Strade Perdute", nella quale però non aveva potuto esprimere al meglio tutta la sua genialità oscura, dovendo condividere la scena con un maestro del calibro di Angelo Badalamenti, vicino per atmosfere ma non certo per il sound.
Stavolta Trent ci ha voluto riflettere bene prima di accettare l'incarico, offertogli dal regista David Fincher, di realizzare le musiche per il suo film sul fenomeno telematico del nuovo millennio. Reznor aveva inizialmente rifiutato l'offerta del regista di "Seven", preferendo concentrarsi sui suoi nuovi progetti dopo la chiusura dell'esperienza Nine Inch Nails. Dopo aver letto il soggetto, però, Trent è tornato sui suoi passi e ha iniziato a ragionare su qualche idea con il regista e con il fidato compare Atticus Ross, ormai a stretto contatto con Mr. Self Distruction da diversi anni.
Il risultato del lavoro della duo Reznor-Ross è questo maestoso ritratto industrial-ambientale, molto vicino come suoni alla precedente collaborazione tra i due, lo strumentale "Ghost I-IV", dal quale sono peraltro tratte due delle diciannove tracce di questo lavoro ("Magnetic", riarrangiamento di "14 Ghost II", e "A Familiar Taste", remix di "35 Ghost IV").
Le sonorità, quindi, sono quelle degli ultimi Nine Inch Nails, dal piglio meno hard-rock, ma più rivolto verso lidi ambientali solfurei e dark. Distruzione, atassia, sofferenza, leggiadria e un pizzico di rabbia si alternano nel corso dei 66 minuti del disco. Mescolati con sapienza come solo Trent sa fare.
Dopo "Year Zero", con il quale Reznor ha distrutto il mondo per come lo conosciamo, lo scenario che dipinge quest'opera maestosa è quello di un'ammirazione compiaciuta della vita brulicante che, nonostante tutto, ancora vibra sotto le macerie. Le melodie sono raggelate, serpeggiano in uno scenario apocalittico, ma offrono un certo confortante abbraccio, come battiti di forme vitali che scrutano nascoste nell'oscurità. Reznor e Ross riescono a ottenere l'effetto tanto quando realizzano composizioni più scarne (su tutte "In Motion", tutta beat dance e synth anni 80, eppure ben ancorata nell'immaginario dark del disco, o la conclusiva "Soft Trees Break The Fall"), quanto quando si spingono verso composizioni con orchestrazioni più ariose, come nella straordinaria rilettura in chiave apocalittica di "In The Hall Of The Mountain King" del compositore norvegese Edvard Grieg.
La vena violenta di Reznor è man mano scivolata via con il passare degli anni, forse anche per un ritrovato equilibrio interiore (nel disco ne resta traccia solo in "A Familiar Taste", il cui titolo forse presagisce proprio questo fugace ritorno a "gusti" familiari ma ormai passati), ma il nuovo Reznor è ormai un compositore che continua a dimostrare, lavoro dopo lavoro, la grandezza del suo genio in continua evoluzione. Non resta che inchinarsi davanti a sua maestà e gustarsi il film tanto con gli occhi quanto con le orecchie.
Marco Pagliariccio da Ondarock
Non è la prima volta che Trent Reznor si avvicina al mondo delle colonne sonore per il cinema. Lo aveva già fatto producendo quella del capolavoro di David Lynch "Strade Perdute", nella quale però non aveva potuto esprimere al meglio tutta la sua genialità oscura, dovendo condividere la scena con un maestro del calibro di Angelo Badalamenti, vicino per atmosfere ma non certo per il sound.
Stavolta Trent ci ha voluto riflettere bene prima di accettare l'incarico, offertogli dal regista David Fincher, di realizzare le musiche per il suo film sul fenomeno telematico del nuovo millennio. Reznor aveva inizialmente rifiutato l'offerta del regista di "Seven", preferendo concentrarsi sui suoi nuovi progetti dopo la chiusura dell'esperienza Nine Inch Nails. Dopo aver letto il soggetto, però, Trent è tornato sui suoi passi e ha iniziato a ragionare su qualche idea con il regista e con il fidato compare Atticus Ross, ormai a stretto contatto con Mr. Self Distruction da diversi anni.
Il risultato del lavoro della duo Reznor-Ross è questo maestoso ritratto industrial-ambientale, molto vicino come suoni alla precedente collaborazione tra i due, lo strumentale "Ghost I-IV", dal quale sono peraltro tratte due delle diciannove tracce di questo lavoro ("Magnetic", riarrangiamento di "14 Ghost II", e "A Familiar Taste", remix di "35 Ghost IV").
Le sonorità, quindi, sono quelle degli ultimi Nine Inch Nails, dal piglio meno hard-rock, ma più rivolto verso lidi ambientali solfurei e dark. Distruzione, atassia, sofferenza, leggiadria e un pizzico di rabbia si alternano nel corso dei 66 minuti del disco. Mescolati con sapienza come solo Trent sa fare.
Dopo "Year Zero", con il quale Reznor ha distrutto il mondo per come lo conosciamo, lo scenario che dipinge quest'opera maestosa è quello di un'ammirazione compiaciuta della vita brulicante che, nonostante tutto, ancora vibra sotto le macerie. Le melodie sono raggelate, serpeggiano in uno scenario apocalittico, ma offrono un certo confortante abbraccio, come battiti di forme vitali che scrutano nascoste nell'oscurità. Reznor e Ross riescono a ottenere l'effetto tanto quando realizzano composizioni più scarne (su tutte "In Motion", tutta beat dance e synth anni 80, eppure ben ancorata nell'immaginario dark del disco, o la conclusiva "Soft Trees Break The Fall"), quanto quando si spingono verso composizioni con orchestrazioni più ariose, come nella straordinaria rilettura in chiave apocalittica di "In The Hall Of The Mountain King" del compositore norvegese Edvard Grieg.
La vena violenta di Reznor è man mano scivolata via con il passare degli anni, forse anche per un ritrovato equilibrio interiore (nel disco ne resta traccia solo in "A Familiar Taste", il cui titolo forse presagisce proprio questo fugace ritorno a "gusti" familiari ma ormai passati), ma il nuovo Reznor è ormai un compositore che continua a dimostrare, lavoro dopo lavoro, la grandezza del suo genio in continua evoluzione. Non resta che inchinarsi davanti a sua maestà e gustarsi il film tanto con gli occhi quanto con le orecchie.
Artinside- Membro classe argento
- Data d'iscrizione : 29.01.09
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Località : Sassari
Occupazione/Hobby : Arte Contemporanea
Impianto :- Spoiler:
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Pre: Minimalist autocostruito
Amplificatori: Hifimediy Tk2050 alimentata in AC, Smsl sa-s1 Ta2020, Smsl sa-s2 Ta2024, Helder Audio Ta2024 , S I T amp Ta2024, Sure Ta2024, Sure "Octopus" Tpa 3123, Scythe sda1000, Gainclone Lm1875
Diffusori Esb xl5, Alix Project One
Ampli cuffie: Poppulse mini headphone amp
Cuffie: Grado - Alessandro MS1, Koss Portapro, Jvc ha-fxc51, Monoprice 8320, Jvc Ha-fx34, Awei es-q9, Xkdun Ck-700 etc, etc, etc....
Re: TRENT REZNOR AND ATTICUS ROSS - The Social Network
bellissima colonna sonora produzione sostanzialmente diversa da ghosts ( il mio preferisto dei nine inch nails) ma ugualmente valida
jankovic- Membro classe argento
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Località : PALERMO
Impianto : Amplificatore X + Casse Y
Re: TRENT REZNOR AND ATTICUS ROSS - The Social Network
Ancora una volta Trent dimostra le sue capacità compositive....La classe non è acquajankovic ha scritto:bellissima colonna sonora produzione sostanzialmente diversa da ghosts ( il mio preferisto dei nine inch nails) ma ugualmente valida
Artinside- Membro classe argento
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