Cradle of Filth - Midian
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Cradle of Filth - Midian
http://www.metalmusicarchives.com/images/covers/cradle-of-filth-midian.jpg
utlimo disco à la cradle of filth (prima di una crisi di ispirazione che perdura ad oggi), il gruppo inglese sforna un mezzo capolavoro sospeso tra brutalità e melodia, proseguendo un percorso teorico che rende questo album molto più vicino a "dusk.." di quanto non sembri ad un primo ascolto
si parte con l'introduttiva at the gates of midian, che ci porta subito ai chitarroni di Chtuluh dawn, pezzo veloce e pesante accompagnato da delle tastiere ipnotiche ed inquietanti. il finale rallenta e ci accompagna in Suffron's curse, pezzo più melodico con chitarre e cantanto sugli scudi. L'equilibrio tra melodie e potenza rimane inalterato fino a circa metà traccia, dove il break porta le chitarre a tessere una melodia atta a sostenere le voci di Filth e di Deva in un riuscito duetto. il pezzo si incattivisce poi quel tanto che serve ad introdurci a Death Magick, un mid-tempo ben sostenuto dalle tastiere e dal cantato in scream-growl. apprezzabile anche qui la sezione ritmica del duo Graves/Erlandsson, oltre al lavoro alle 6 corde di Allender/Pyres.
Tra accelerazioni e rallentamenti, la traccia ci porta alla calma apparente di Lord Abortion. Se il pezzo comincia come fosse un classico intermezzo dei Cradle, il pianoforte che ci accompagnava si spezza sulla voce filtrata di Deva e sullo stacco della batteria, che assieme alle ascie, ci porta ad un intro da headbanging. il pezzo rimane violento e tirato con poche concessioni alle melodie, fino al break che porta alla parte finale in crescendo, anch'essa conduttrice all'ultimo brano di una virtuale prima parte di album, cioè Amor e morte, dove le chitarre si riempiono di melodia, sorrette dal tappeto tastieristico che rende il brano quasi sognante, anche se sempre contraddistinto da un buon "tiro". Apice melodico raggiunto dal breve ritornello e all'incirca a metà brano, con sempre le chitarre in primissimo piano.
E finalmente ci si può rilassare un attimo con il primo intermezzo dell'album, che apre la seconda parte con la celebre Her ghost in the fog, che si apre su una tastiera che si ripresenterà per tutta la traccia con la sua melodia soave, oltre che con un "ritronello" ben riuscito, grazie alla bella voce di Deva in duetto con Filth, e le onnipresenti chitarre.
Altro stacco con la veloce intro Satanic Mantra, e arriviamo ad una delle più belle canzoni dei Cradle, Tearing the Veil è una summa di quanto ascoltato finora, malinconica potente e melodica che richiama molto del passto di Dusk. Il pezzo comincia con melodie dolci, con sullo sfondo le chitarrone a sorreggere i cori. L'atmosfera sognante è rotta dal breve feedback che aiutano la batteia ad irrompere in un furiosissimo blast-beat. Rallentiamo di poco, ma le chitarre aumentano in potenza, fino ad un attimo di respiro dove Dani filth ci lascia un attimo di tregua, accompagnandoci fino al rallentamento finale, con le voci che accompagnano alla melodia delle chitarre, verso la fine del pezzo, dove si riprende in potenza per lo stacco di chiusura, che porta alla conclusiva Tortured soul asylum. Chitarre black ci portano in un pezzo osscuro, con il cattivo vocione di Filth e dalle tastiere inquietanti, con chitarre e batteria ad aumentare il ritmo. La voce di Deva viene in nostro soccorso poco dopo la metà del brano per un lieve rallentamento, lasciando poi il posto a Dani che ci traghetta alle melodie finali delle chitarre, intermezzate da veloci sfuriate potenti in compagnia delle pelli di Erlandsson. Chiusura del pezzo in crescendo tra cori impazziti, lo scream acido di Filth, e la sezione ritmica incalzante.
In questo album, i richiami a melodie sognanti e parti più veloci di Dusk sono resi meno chiari dall'uso massiccio dei chitarroni, che sacrificano un pò le tastiere alle quali ci avevano abituato Filth e soci, ma l'esperimento è decisamente riuscito. Inoltre la prestazione di Filth e Deva, oltre al duo basso/batteria, rende l'album potente e vario, che si lascia ascoltare dall'inizio alla fine senza cali. difficile così trovare i pezzi forte dell'album, data la sua compattezza e l'amalgama raticamente perfetta pensata in fase di registrazione (praticamente le prime sei canzoni sembrano quasi fare un blocco unico, con la sola her ghost in the fog inclusa tra i 2 intermezzi in un secondo blocco, quasi a voler dire che il phatos melodico è racchiuso tutto li, per poi unire potenza e melodia perfettamente nelle ultime due tracce).
L'unico stonatura viene dal fatto che, alla luce delle nuove uscite, i Cradle non siano più riusciti nè a raggiungere le vette di Midian o Dusk, nè ad arrivargli nemmeno vicino. Ed è davvero un peccato, visto il potenziale contenuto nell'album
utlimo disco à la cradle of filth (prima di una crisi di ispirazione che perdura ad oggi), il gruppo inglese sforna un mezzo capolavoro sospeso tra brutalità e melodia, proseguendo un percorso teorico che rende questo album molto più vicino a "dusk.." di quanto non sembri ad un primo ascolto
si parte con l'introduttiva at the gates of midian, che ci porta subito ai chitarroni di Chtuluh dawn, pezzo veloce e pesante accompagnato da delle tastiere ipnotiche ed inquietanti. il finale rallenta e ci accompagna in Suffron's curse, pezzo più melodico con chitarre e cantanto sugli scudi. L'equilibrio tra melodie e potenza rimane inalterato fino a circa metà traccia, dove il break porta le chitarre a tessere una melodia atta a sostenere le voci di Filth e di Deva in un riuscito duetto. il pezzo si incattivisce poi quel tanto che serve ad introdurci a Death Magick, un mid-tempo ben sostenuto dalle tastiere e dal cantato in scream-growl. apprezzabile anche qui la sezione ritmica del duo Graves/Erlandsson, oltre al lavoro alle 6 corde di Allender/Pyres.
Tra accelerazioni e rallentamenti, la traccia ci porta alla calma apparente di Lord Abortion. Se il pezzo comincia come fosse un classico intermezzo dei Cradle, il pianoforte che ci accompagnava si spezza sulla voce filtrata di Deva e sullo stacco della batteria, che assieme alle ascie, ci porta ad un intro da headbanging. il pezzo rimane violento e tirato con poche concessioni alle melodie, fino al break che porta alla parte finale in crescendo, anch'essa conduttrice all'ultimo brano di una virtuale prima parte di album, cioè Amor e morte, dove le chitarre si riempiono di melodia, sorrette dal tappeto tastieristico che rende il brano quasi sognante, anche se sempre contraddistinto da un buon "tiro". Apice melodico raggiunto dal breve ritornello e all'incirca a metà brano, con sempre le chitarre in primissimo piano.
E finalmente ci si può rilassare un attimo con il primo intermezzo dell'album, che apre la seconda parte con la celebre Her ghost in the fog, che si apre su una tastiera che si ripresenterà per tutta la traccia con la sua melodia soave, oltre che con un "ritronello" ben riuscito, grazie alla bella voce di Deva in duetto con Filth, e le onnipresenti chitarre.
Altro stacco con la veloce intro Satanic Mantra, e arriviamo ad una delle più belle canzoni dei Cradle, Tearing the Veil è una summa di quanto ascoltato finora, malinconica potente e melodica che richiama molto del passto di Dusk. Il pezzo comincia con melodie dolci, con sullo sfondo le chitarrone a sorreggere i cori. L'atmosfera sognante è rotta dal breve feedback che aiutano la batteia ad irrompere in un furiosissimo blast-beat. Rallentiamo di poco, ma le chitarre aumentano in potenza, fino ad un attimo di respiro dove Dani filth ci lascia un attimo di tregua, accompagnandoci fino al rallentamento finale, con le voci che accompagnano alla melodia delle chitarre, verso la fine del pezzo, dove si riprende in potenza per lo stacco di chiusura, che porta alla conclusiva Tortured soul asylum. Chitarre black ci portano in un pezzo osscuro, con il cattivo vocione di Filth e dalle tastiere inquietanti, con chitarre e batteria ad aumentare il ritmo. La voce di Deva viene in nostro soccorso poco dopo la metà del brano per un lieve rallentamento, lasciando poi il posto a Dani che ci traghetta alle melodie finali delle chitarre, intermezzate da veloci sfuriate potenti in compagnia delle pelli di Erlandsson. Chiusura del pezzo in crescendo tra cori impazziti, lo scream acido di Filth, e la sezione ritmica incalzante.
In questo album, i richiami a melodie sognanti e parti più veloci di Dusk sono resi meno chiari dall'uso massiccio dei chitarroni, che sacrificano un pò le tastiere alle quali ci avevano abituato Filth e soci, ma l'esperimento è decisamente riuscito. Inoltre la prestazione di Filth e Deva, oltre al duo basso/batteria, rende l'album potente e vario, che si lascia ascoltare dall'inizio alla fine senza cali. difficile così trovare i pezzi forte dell'album, data la sua compattezza e l'amalgama raticamente perfetta pensata in fase di registrazione (praticamente le prime sei canzoni sembrano quasi fare un blocco unico, con la sola her ghost in the fog inclusa tra i 2 intermezzi in un secondo blocco, quasi a voler dire che il phatos melodico è racchiuso tutto li, per poi unire potenza e melodia perfettamente nelle ultime due tracce).
L'unico stonatura viene dal fatto che, alla luce delle nuove uscite, i Cradle non siano più riusciti nè a raggiungere le vette di Midian o Dusk, nè ad arrivargli nemmeno vicino. Ed è davvero un peccato, visto il potenziale contenuto nell'album
tino84- Membro classe argento
- Data d'iscrizione : 27.11.09
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