Diamond Taboo

La domanda sembra semplice ma non lo è: perché attorno a certi oggetti si crea un mito e a attorno ad altri no. E dunque oggi qualcuno paga 250 euro per un amplificatore (il NAD 3020) che faceva del prezzo basso (o meglio, del rapporto qualità-prezzo) la sua arma più forte. Detto da uno che ne possiede più d'uno e che l'adora. Ma il Rotel RA820, per esempio, che pure non era da meno (anch'esso disegnato da un mago dell'audio, Stan Curtis, e costruito con una solidità da cui il 3020 è davvero lontano) si compra a non più di 100 euro. Il Creek 4040? Splendida creatura di Mike Creek, quando usci era considerato un upgrade rispetto al NAD 3020, oggi -perfino in Inghilterra- costa di meno. Nel 1984 (dati Stereoplay) le Linn Kan costavano 900.000 lire e le Rogers Ls3/5a 940.000. Oggi le Kan si comprano a 400 euro e per le Rogers il doppio non basta. E poi ci sono le leggende inspiegabilmente dimenticate: oggetti che all'epoca della loro uscita erano già dei classici, ed oggi non se li fila nessuno.
Prendiamo le Wharfedale Diamond: fecero per i diffusori quello che il NAD 3020 fece per gli amplificatori: aprirono un mercato accessibile per un prodotto di eccellente qualità. Non a caso NAD 3020 e Wharfedale Diamond (290.000 lire, sempre nel 1984) andavano venduti assieme e la coppia funzionava a meraviglia.
Perché è caduto questo velo un pochino snob addosso a questi diffusori? Wharfedale fu uno dei primi e più importanti produttori di altoparlanti in Inghilterra, anche se è vero che la produzione degli anni 70 (a differenza di quella di Celestion, Kef e Goodmans, per esempio) aveva un suono gonfio e un po' spento che non incontra il gusto di oggi, anche se all'epoca vendette moltissimo (provate a vedere quante Wharfedale Denton si trovano in giro, usate). Ma le Diamond? Nell'84 la recensione di Stereoplay (appena trovata casualmente in rete) diceva cose del tipo:



"Inaspettato e surreale il volume e il corpo sonoro scaturito dai Diamond. L'equilibrio generale è bilanciatissimo, senza enfatizzazioni o artifici di sorta. (...) La gamma alta è misuratissima, degna nel timbro di un diffusore del costo di due o tre volte il Diamond, assimilabile, per alcuni tratti, addirittura al Celestion SL-6 e al Parva FM-2. Le tastiere e i fiati sono a volte un poco più scuri del solito, ma questo effetto, a lungo termine, è ben lungi dal rappresentare un difetto, assicurando l'ascoltatore contro una poco salutare fatica d'ascolto. (...) Su tutto spicca comunque l'egregia e raffinata resa della voce e dell'arrangiamento, restituiti con efficacia e senso del ritmo. Le percussioni, pur ridotte dimensionalmente, mantengono praticamente intatto l'impatto e la precisione originali. (...)

e chiudeva dicendo

"Ottimo e incontrovertibile punto di partenza per qualsiasi audiofilo con ambizioni elevate..."

Mica poco... Le sto ascoltando con il NAD e non posso che dire che sì, sono due piccoli diamanti, magari ancora un po' grezzi ma così affascinanti. Quindi se mi chiedessero un consiglio su dei bookshelf economici usati, potrei fare l'esotico e dire Keesonic Kub, o Tangent SPL1, o Celestion Ditton 10, o RCL The Small, Dean Alto, Diesis Solitaire (sì, è vero, sono tutti inglesi), tutti diffusori di eccellente qualità. Ma sceglierei di essere banale, magari fuori moda, e direi Wharfedale Diamond (I o II), o perfino JPW Mini Monitor, splendidi piccoli diffusori per il prezzo a cui si possono inspiegabilmente trovare oggi.

Grazie della riflessione

E' così per tutto: per gli orologi, per le automobili and so on.
Non mi degno della cosa ma guardo e passo. Però mi hai ricordato Stereoplay e la sua breve storia. Non era nato da una costola di Suono? Eppoi la timbrica delle Wharfedele. In questo caso però è proprio la timbrica la ragione del declino cui Wharfedele cerca di porre oggi rimedio con le Jade. Se non l'unica la più importante.