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Vostra filosofia d'ascolto

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Messaggio Da robertopisa Gio 12 Giu 2014 - 14:56

Replico qui, potrebbe forse interessare
-R

-----

Uscendo da lavoro ieri, ero tra due lunghi edifici. In fondo alla strada, un gruppo di ragazzi aveva montato dell’amplificazione e suonava: chitarra, basso, batteria. Non essendo vicino, il suono mi arrivava distorto ma comunque lo percepivo come dal vivo e l’avrei saputo sicuramente distinguere da un suono registrato fatto passare attraverso la stessa amplificazione.

Questo mi ha fatto riflettere sulla nostra percezione della musica e la sua riproduzione a casa nostra. Sono considerazioni personali e non mi aspetto che siano condivise da voi. Alcune sono banali, di altre probabilmente se n’è già parlato, ma comunque mi lancio nella discussione Smile


  • La prima cosa che ho notato sono stati i picchi dinamici (della batteria per esempio), anche se ero distante. Uno pensa alla gran cassa, invece anche i piatti ne hanno. Servono quindi tanti watt e corrente nell’amplificatore di casa. Scusate se sono diretto, ma non credo che 9 watt fantastici di un single ended possano raggiungere tali picchi. Ok è una guerra di religione, ma allora perché in ambito pro usano ampli potenti? Potrebbero risparmiare e usare 9 stupendi watt…
  • La seconda cosa che ho notato è stata la varietà dei suoni anche se c’erano pochi strumenti. Erano le note e gli accordi a variare. Ma allora perché molte persone cercano una colorazione che le emoziona? La colorazione maschera le varie sfumature dei suoni e, anche se piacevole, con il tempo stufa perché gli strumenti suonano sempre molto simili anche cambiando incisione. Invece dal vivo, se il chitarrista cambia chitarra si sente, eccome…
  • La terza cosa che ho notato è che nonostante le riflessioni e le distorsioni del segnale che mi arrivavano perché ero a distanza, il suono era piacevole perché dal vivo. Spesso cerchiamo la purezza del suono alla sorgente, ma il suono è sporco, bello e distorto dall'ambiente circostante, per questo ci attrae. Così lo vuole l’artista. O se lo vuole puro, è l’artista a deciderlo, non noi ascoltatori… Il punto è che vogliamo mantenere questa carattestica quando lo ascoltiamo a casa senza aggiungere nulla. Vogliamo quindi trasparenza (contrapposta alla colorazione discussa nel punto precedente).


Detto questo, sarei curioso di sapere qual è la vostra filosofia dell’ascolto e come avete agito nel vostro impianto e nel vostro ambiente per seguire tale filosofia.

Personalmente l’ascolto dal vivo mi ha molto aiutato a capire cosa volessi. Non mi sono cioè creato un film in testa cercando di seguirlo con l’idea del suono puro. O meglio, dico tutta la verità: inizialmente l’ho fatto, ma poi è venuto un mio amico musicista ad ascoltare e mi ha detto che sembrava un concerto eseguito in una macelleria, riferendosi alla freddezza del suono in una stanza di marmo. Mi ha smontanto… ecco perché dico sopra che il suono è sporco, bello e distorto per sua natura, per questo ci attrae.

Ho cercato quindi di capire come fosse il suono dal vivo, sono otto anni oramai. Pur essendo consapevole che la musica riprodotta non riesce a ottenere l’effetto di quella dal vivo, sono passato da un impianto che aveva un suono tipo loudness (alti e bassi pronunciati) con casse a tromba Zingali e elettroniche Quad o valvolari, passando poi per le Marantz, a un’impostazione pro audio. Alla fine la semplicità (che non significa banalizzazione) ripaga sempre e mi sono detto: anziché seguire la filsofia audiofila a ogni costo, perché non ricreo la situazione d’ascolto di un master engineer che ha l’ultima parola sulla qualità del suono in fase di produzione?

Ho notato che purtroppo ci sono gli stereotipi. Gli ingegneri del suono pensano che tutti gli audiofili siano segofili e, vice versa, gli audiofili pensano che gli ingegneri del suono amino il suono analitico e quindi un po’ freddo.

Passando al dunque, grazie anche a consigli di esperti, ho impostato il mio impianto come un sistema  integrato, dal NAS dove c’è memorizzata la musica fino a un millimetro dalle mie orecchie. Non entro nei dettagli di come ho realizzato il mio sistema, ma segnalo le idee principali.


  1. casse pro triamplificate (350W) con crossover attivo per avere dinamica e bassa distorsione;
  2. DAC pro di qualità comparabile a quella usata negli studi di mastering, con integrata una scheda network player che pesca i file dal NAS;
  3. pre Marantz ma che sarà sostituito da un controllo di volume passivo di qualità per avere trasparenza;
  4. oltre 30 pannelli e trappole per il trattamento della stanza (4mx4m), e misurazione con REW della risposta d’impulso in ambiente per ottimizzare i parametri principali utilizzati dai professionisti.


Nel mio caso, il punto 4 ha avuto un impatto non inferiore al 70%, ecco perché parlo sopra di sistema integrato dal NAS a un millimetro dalle mie orecchie. La parte veramente difficile è stata quella di minimizzare l'impatto della mia stanza e quindi minimizzare, nei limiti della mia stanza, il mascheramento causato dalla stanza alla ricostruzione dell'ambiente di registrazione del suono, per rispettare l'impostazione dell'artista e dell'ingegnere del suono. La cosa che mi colpisce vedendo in giro varie installazioni è che qualcuno mette dei pannelli qua e là: certamente hanno effetto, ma siccome la coperta è corta, aggiustano dei parametri di risposta ma ne peggiorano altri.

La cosa che mi ha sorpreso di più sono state le riflessioni. Mentre mi aspettavo cosa potesse succedere eliminando brutte risonanze alle basse frequenze, non mi ero reso conto che le riflessioni laterali ci sono anche a 150 Hz per esempio, e quindi non solo sulle frequenze medio-alte. Non vanno eliminate, ma deviate e ritardate, sennò il suono si asciuga troppo. A mie spese ho purtroppo capito che occorre attaccare il problema con un progetto integrato dell'ambiente. C'è Rod Gervais, che è uno dei professionisti conosciuti nella costruzione di sale controllo, che dice di seguire alla lettera i suoi progetti, perché altrimenti non garantisce il risultato.
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Messaggio Da portnoy1965 Gio 12 Giu 2014 - 15:34

robertopisa ha scritto:Replico qui, potrebbe forse interessare
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Uscendo da lavoro ieri, ero tra due lunghi edifici. In fondo alla strada, un gruppo di ragazzi aveva montato dell’amplificazione e suonava: chitarra, basso, batteria. Non essendo vicino, il suono mi arrivava distorto ma comunque lo percepivo come dal vivo e l’avrei saputo sicuramente distinguere da un suono registrato fatto passare attraverso la stessa amplificazione.

Questo mi ha fatto riflettere sulla nostra percezione della musica e la sua riproduzione a casa nostra. Sono considerazioni personali e non mi aspetto che siano condivise da voi. Alcune sono banali, di altre probabilmente se n’è già parlato, ma comunque mi lancio nella discussione Smile


  • La prima cosa che ho notato sono stati i picchi dinamici (della batteria per esempio), anche se ero distante. Uno pensa alla gran cassa, invece anche i piatti ne hanno. Servono quindi tanti watt e corrente nell’amplificatore di casa. Scusate se sono diretto, ma non credo che 9 watt fantastici di un single ended possano raggiungere tali picchi. Ok è una guerra di religione, ma allora perché in ambito pro usano ampli potenti? Potrebbero risparmiare e usare 9 stupendi watt…
  • La seconda cosa che ho notato è stata la varietà dei suoni anche se c’erano pochi strumenti. Erano le note e gli accordi a variare. Ma allora perché molte persone cercano una colorazione che le emoziona? La colorazione maschera le varie sfumature dei suoni e, anche se piacevole, con il tempo stufa perché gli strumenti suonano sempre molto simili anche cambiando incisione. Invece dal vivo, se il chitarrista cambia chitarra si sente, eccome…
  • La terza cosa che ho notato è che nonostante le riflessioni e le distorsioni del segnale che mi arrivavano perché ero a distanza, il suono era piacevole perché dal vivo. Spesso cerchiamo la purezza del suono alla sorgente, ma il suono è sporco, bello e distorto dall'ambiente circostante, per questo ci attrae. Così lo vuole l’artista. O se lo vuole puro, è l’artista a deciderlo, non noi ascoltatori… Il punto è che vogliamo mantenere questa carattestica quando lo ascoltiamo a casa senza aggiungere nulla. Vogliamo quindi trasparenza (contrapposta alla colorazione discussa nel punto precedente).


Detto questo, sarei curioso di sapere qual è la vostra filosofia dell’ascolto e come avete agito nel vostro impianto e nel vostro ambiente per seguire tale filosofia.

Personalmente l’ascolto dal vivo mi ha molto aiutato a capire cosa volessi. Non mi sono cioè creato un film in testa cercando di seguirlo con l’idea del suono puro. O meglio, dico tutta la verità: inizialmente l’ho fatto, ma poi è venuto un mio amico musicista ad ascoltare e mi ha detto che sembrava un concerto eseguito in una macelleria, riferendosi alla freddezza del suono in una stanza di marmo. Mi ha smontanto… ecco perché dico sopra che il suono è sporco, bello e distorto per sua natura, per questo ci attrae.

Ho cercato quindi di capire come fosse il suono dal vivo, sono otto anni oramai. Pur essendo consapevole che la musica riprodotta non riesce a ottenere l’effetto di quella dal vivo, sono passato da un impianto che aveva un suono tipo loudness (alti e bassi pronunciati) con casse a tromba Zingali e elettroniche Quad o valvolari, passando poi per le Marantz, a un’impostazione pro audio. Alla fine la semplicità (che non significa banalizzazione) ripaga sempre e mi sono detto: anziché seguire la filsofia audiofila a ogni costo, perché non ricreo la situazione d’ascolto di un master engineer che ha l’ultima parola sulla qualità del suono in fase di produzione?

Ho notato che purtroppo ci sono gli stereotipi. Gli ingegneri del suono pensano che tutti gli audiofili siano segofili e, vice versa, gli audiofili pensano che gli ingegneri del suono amino il suono analitico e quindi un po’ freddo.

Passando al dunque, grazie anche a consigli di esperti, ho impostato il mio impianto come un sistema  integrato, dal NAS dove c’è memorizzata la musica fino a un millimetro dalle mie orecchie. Non entro nei dettagli di come ho realizzato il mio sistema, ma segnalo le idee principali.


  1. casse pro triamplificate (350W) con crossover attivo per avere dinamica e bassa distorsione;
  2. DAC pro di qualità comparabile a quella usata negli studi di mastering, con integrata una scheda network player che pesca i file dal NAS;
  3. pre Marantz ma che sarà sostituito da un controllo di volume passivo di qualità per avere trasparenza;
  4. oltre 30 pannelli e trappole per il trattamento della stanza (4mx4m), e misurazione con REW della risposta d’impulso in ambiente per ottimizzare i parametri principali utilizzati dai professionisti.


Nel mio caso, il punto 4 ha avuto un impatto non inferiore al 70%, ecco perché parlo sopra di sistema integrato dal NAS a un millimetro dalle mie orecchie. La parte veramente difficile è stata quella di minimizzare l'impatto della mia stanza e quindi minimizzare, nei limiti della mia stanza, il mascheramento causato dalla stanza alla ricostruzione dell'ambiente di registrazione del suono, per rispettare l'impostazione dell'artista e dell'ingegnere del suono. La cosa che mi colpisce vedendo in giro varie installazioni è che qualcuno mette dei pannelli qua e là: certamente hanno effetto, ma siccome la coperta è corta, aggiustano dei parametri di risposta ma ne peggiorano altri.

La cosa che mi ha sorpreso di più sono state le riflessioni. Mentre mi aspettavo cosa potesse succedere eliminando brutte risonanze alle basse frequenze, non mi ero reso conto che le riflessioni laterali ci sono anche a 150 Hz per esempio, e quindi non solo sulle frequenze medio-alte. Non vanno eliminate, ma deviate e ritardate, sennò il suono si asciuga troppo. A mie spese ho purtroppo capito che occorre attaccare il problema con un progetto integrato dell'ambiente. C'è Rod Gervais, che è uno dei professionisti conosciuti nella costruzione di sale controllo, che dice di seguire alla lettera i suoi progetti, perché altrimenti non garantisce il risultato.


a) Se sei lungo a letto come sei lungo nello scrivere, tua moglie è sicuramente una donna felice..
b) Il tuo amico ti vuol bene. Avrebbe tranquillamente potuto dirti che il concerto - causa marmo - si teneva in un camposanto.
c) Mi sconcerta il atto che siano 8 lunghi anni che ricerchi questo tipo di suono. Io - che non so ancora che suono ricercare - dopo due anni ne avrei già ....

Ora i discorsi un po' più seri.
A prescindere dal trattamento acustico, mi par di capire che il tuo impianto sia, più o meno di derivazione pro.
Qual'è stato il motivo, l'antefatto, che t'ha fatto virare verso questo tipo d'impostazione.
E' successo un giorno così, magari per caso perchè tornavi da un concerto oppure maturata nel tempo?
E cosa non ti "sconquinferava" nei tuoi vecchi impianti ?
e.

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Messaggio Da porfido Gio 12 Giu 2014 - 15:46

robertopisa ha scritto:Replico qui, potrebbe forse interessare
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Uscendo da lavoro ieri, ero tra due lunghi edifici. In fondo alla strada, un gruppo di ragazzi aveva montato dell’amplificazione e suonava: chitarra, basso, batteria. Non essendo vicino, il suono mi arrivava distorto ma comunque lo percepivo come dal vivo e l’avrei saputo sicuramente distinguere da un suono registrato fatto passare attraverso la stessa amplificazione.

Questo mi ha fatto riflettere sulla nostra percezione della musica e la sua riproduzione a casa nostra. Sono considerazioni personali e non mi aspetto che siano condivise da voi. Alcune sono banali, di altre probabilmente se n’è già parlato, ma comunque mi lancio nella discussione Smile


  • La prima cosa che ho notato sono stati i picchi dinamici (della batteria per esempio), anche se ero distante. Uno pensa alla gran cassa, invece anche i piatti ne hanno. Servono quindi tanti watt e corrente nell’amplificatore di casa. Scusate se sono diretto, ma non credo che 9 watt fantastici di un single ended possano raggiungere tali picchi. Ok è una guerra di religione, ma allora perché in ambito pro usano ampli potenti? Potrebbero risparmiare e usare 9 stupendi watt…
  • La seconda cosa che ho notato è stata la varietà dei suoni anche se c’erano pochi strumenti. Erano le note e gli accordi a variare. Ma allora perché molte persone cercano una colorazione che le emoziona? La colorazione maschera le varie sfumature dei suoni e, anche se piacevole, con il tempo stufa perché gli strumenti suonano sempre molto simili anche cambiando incisione. Invece dal vivo, se il chitarrista cambia chitarra si sente, eccome…
  • La terza cosa che ho notato è che nonostante le riflessioni e le distorsioni del segnale che mi arrivavano perché ero a distanza, il suono era piacevole perché dal vivo. Spesso cerchiamo la purezza del suono alla sorgente, ma il suono è sporco, bello e distorto dall'ambiente circostante, per questo ci attrae. Così lo vuole l’artista. O se lo vuole puro, è l’artista a deciderlo, non noi ascoltatori… Il punto è che vogliamo mantenere questa carattestica quando lo ascoltiamo a casa senza aggiungere nulla. Vogliamo quindi trasparenza (contrapposta alla colorazione discussa nel punto precedente).


Detto questo, sarei curioso di sapere qual è la vostra filosofia dell’ascolto e come avete agito nel vostro impianto e nel vostro ambiente per seguire tale filosofia.

Personalmente l’ascolto dal vivo mi ha molto aiutato a capire cosa volessi. Non mi sono cioè creato un film in testa cercando di seguirlo con l’idea del suono puro. O meglio, dico tutta la verità: inizialmente l’ho fatto, ma poi è venuto un mio amico musicista ad ascoltare e mi ha detto che sembrava un concerto eseguito in una macelleria, riferendosi alla freddezza del suono in una stanza di marmo. Mi ha smontanto… ecco perché dico sopra che il suono è sporco, bello e distorto per sua natura, per questo ci attrae.

Ho cercato quindi di capire come fosse il suono dal vivo, sono otto anni oramai. Pur essendo consapevole che la musica riprodotta non riesce a ottenere l’effetto di quella dal vivo, sono passato da un impianto che aveva un suono tipo loudness (alti e bassi pronunciati) con casse a tromba Zingali e elettroniche Quad o valvolari, passando poi per le Marantz, a un’impostazione pro audio. Alla fine la semplicità (che non significa banalizzazione) ripaga sempre e mi sono detto: anziché seguire la filsofia audiofila a ogni costo, perché non ricreo la situazione d’ascolto di un master engineer che ha l’ultima parola sulla qualità del suono in fase di produzione?

Ho notato che purtroppo ci sono gli stereotipi. Gli ingegneri del suono pensano che tutti gli audiofili siano segofili e, vice versa, gli audiofili pensano che gli ingegneri del suono amino il suono analitico e quindi un po’ freddo.

Passando al dunque, grazie anche a consigli di esperti, ho impostato il mio impianto come un sistema  integrato, dal NAS dove c’è memorizzata la musica fino a un millimetro dalle mie orecchie. Non entro nei dettagli di come ho realizzato il mio sistema, ma segnalo le idee principali.


  1. casse pro triamplificate (350W) con crossover attivo per avere dinamica e bassa distorsione;
  2. DAC pro di qualità comparabile a quella usata negli studi di mastering, con integrata una scheda network player che pesca i file dal NAS;
  3. pre Marantz ma che sarà sostituito da un controllo di volume passivo di qualità per avere trasparenza;
  4. oltre 30 pannelli e trappole per il trattamento della stanza (4mx4m), e misurazione con REW della risposta d’impulso in ambiente per ottimizzare i parametri principali utilizzati dai professionisti.


Nel mio caso, il punto 4 ha avuto un impatto non inferiore al 70%, ecco perché parlo sopra di sistema integrato dal NAS a un millimetro dalle mie orecchie. La parte veramente difficile è stata quella di minimizzare l'impatto della mia stanza e quindi minimizzare, nei limiti della mia stanza, il mascheramento causato dalla stanza alla ricostruzione dell'ambiente di registrazione del suono, per rispettare l'impostazione dell'artista e dell'ingegnere del suono. La cosa che mi colpisce vedendo in giro varie installazioni è che qualcuno mette dei pannelli qua e là: certamente hanno effetto, ma siccome la coperta è corta, aggiustano dei parametri di risposta ma ne peggiorano altri.

La cosa che mi ha sorpreso di più sono state le riflessioni. Mentre mi aspettavo cosa potesse succedere eliminando brutte risonanze alle basse frequenze, non mi ero reso conto che le riflessioni laterali ci sono anche a 150 Hz per esempio, e quindi non solo sulle frequenze medio-alte. Non vanno eliminate, ma deviate e ritardate, sennò il suono si asciuga troppo. A mie spese ho purtroppo capito che occorre attaccare il problema con un progetto integrato dell'ambiente. C'è Rod Gervais, che è uno dei professionisti conosciuti nella costruzione di sale controllo, che dice di seguire alla lettera i suoi progetti, perché altrimenti non garantisce il risultato.

Bello! Mi è proprio piaciuto leggere questo post!  Ok 
Massimo rispetto per l'approccio!
Adesso, però, permettimi la solita domanda maligna (tanto, sempre lì si finisce  Laughing ) Twisted Evil :
oggi, dopo un percorso così consapevole ed articolato, quanto tempo/budget dedichi ai cavi?  Razz 
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Messaggio Da robertopisa Gio 12 Giu 2014 - 16:32

portnoy1965 ha scritto:
a) Se sei lungo a letto come sei lungo nello scrivere, tua moglie è sicuramente una donna felice..
b) Il tuo amico ti vuol bene. Avrebbe tranquillamente potuto dirti che il concerto - causa marmo - si teneva in un camposanto.
c) Mi sconcerta il atto che siano 8 lunghi anni che ricerchi questo tipo di suono. Io - che non so ancora che suono ricercare - dopo due anni ne avrei già ....

Ora i discorsi un po' più seri.
A prescindere dal trattamento acustico,  mi par di capire che il tuo impianto sia, più o meno di derivazione pro.
Qual'è stato il motivo, l'antefatto, che t'ha fatto virare verso questo tipo d'impostazione.
E' successo un giorno così, magari per caso perchè tornavi da un concerto oppure maturata nel tempo?
E cosa non ti "sconquinferava" nei tuoi vecchi impianti ?
e.


a) magari fosse così, purtroppo sono sveltino, aha aha Laughing
b) forse si è trattenuto per amicizia Smile
c) qui ti rispondo seriamente, come sento suonare uno strumento rimango ipnotizzato. Purtroppo sono incapace a suonarne uno, allora ascolto...

La derivazione pro è iniziata con le casse amplificate. Volevo cambiare le Zingali che mi avevano quasi perforato l'orecchio destro (troppo brillanti per una stanza piccola, mi era venuto l'acufene). Mi sono fatto un giro al Top Audio, dove avevo sentito varie casse. Le B&W diamond erano fantastiche ma il distributore italiano fu onesto a dirmi che non avrebbero mai suonato nella mia stanza 4x4. Allora sono andato a sentire un DAC della Prism Audio da Funky Junky, sempre a Milano, specializzato in audio pro e, invece del DAC, mi sono innamorato delle casse a cui era collegato Smile Ero stato poche ore prima da Top Audio, quindi il confronto e la decisione è stata semplice. Da lì mi si è aperto il mondo pro...

Le casse che ho sono 50 litri, quindi grandi. Con mia sorpresa, suonavano bene nella mia stanza. Poi il medio a cupola bello. Solo che per farle rendere al massimo hanno bisogno di trattamento acustico, dove ti si apre la scena. Inoltre, posso tenerle abbastanza vicine alle pareti visto che c'è il trattamento. In generale, mi piacciono gli impianti tradizionali se ben assemblati (per esempio, quello di Federico/Grunter o Marco/Adicenter). La cosa che mi ha convinto delle mie casse è che vengono usate in diversi studi, e quindi se va bene a loro, vuol dire che hanno il suono giusto con cui fanno mastering. Tutto qui.. Smile
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Messaggio Da Barone Rosso Gio 12 Giu 2014 - 16:36

La differenza sta nel fatto che i CD / mp3 / flac ... vengono pesantemente compressi in fatto di dinamica.
Quindi perdono una buona parte di quei picchi e salti nel suono che fanno parte dell'effetto LIVE.

Non c'è nessun impianto che possa correggere questo problema; che è causato dagli addetti alla post-produzione che comprimono a più non posso, pensando solo all'ascolto via iPhone e usa e getta.

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Prima di accendere l'hifi leggete questo [autore: Diego Nardi]
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Messaggio Da robertopisa Gio 12 Giu 2014 - 16:38

Ho fatto diverse prove con cavi sciolti, alla fine me li sono fatti costruire da un mio amico, a cui ho passato una treccia da quattro fili (Pin 2 e 3 dell'XLR) con attorno una spirale che collega il pin 1.

Un po' di tempo per le prove l'ho speso, ma l'importante è avere bassa capacità e resistenza nei cavi di segnale. Non ho cavi di potenza perché le casse sono amplificate. Per l'alimentazione, anche lì intreccio con spirale.

Personalmente ci ho dedicato un po' di tempo, ma non troppo, sicuramente meno del resto. Ora lo so che parte il flame... comunque non ci dovrebbero essere grosse differenze tra cavi di qualità, ma non esagerati. Provate a fare questo test, sono file wav ad alta risoluzione

http://www.fuseroom.com/are-all-audio-cables-the-same.html


porfido ha scritto:
Bello! Mi è proprio piaciuto leggere questo post!  Ok 
Massimo rispetto per l'approccio!
Adesso, però, permettimi la solita domanda maligna (tanto, sempre lì si finisce  Laughing ) Twisted Evil :
oggi, dopo un percorso così consapevole ed articolato, quanto tempo/budget dedichi ai cavi?  Razz 

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Messaggio Da robertopisa Gio 12 Giu 2014 - 16:42

Vero... una cosa che mi colpì quando andai ad ascoltare le casse pro è che a un certo punto il brano ebbe un picco mostruoso di fiati e percussioni e mi precipitai d'istinto ad abbassare il volume del mixer a cui erano collegati, memore dei tweeter che avevo bruciato in passato... il tizio di Funky Junky mi guardò perplesso e mi chiese quale fosse il problema: alla mia spiegazione fece spallucce e mi disse tanto hanno la protezione. Questa cosa mi conquistò.... sono casse fatte per reggere la dinamica appunto. Purtroppo la compressione di dinamica toglie questo.

Barone Rosso ha scritto:La differenza sta nel fatto che i CD / mp3 / flac ... vengono pesantemente compressi in fatto di dinamica.
Quindi perdono una buona parte di quei picchi e salti nel suono che fanno parte dell'effetto LIVE.

Non c'è nessun impianto che possa correggere questo problema; che è causato dagli addetti alla post-produzione che comprimono a più non posso, pensando solo all'ascolto via iPhone e usa e getta.
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Messaggio Da Barone Rosso Gio 12 Giu 2014 - 17:11

robertopisa ha scritto:Vero... una cosa che mi colpì quando andai ad ascoltare le casse pro è che a un certo punto il brano ebbe un picco mostruoso di fiati e percussioni e mi precipitai d'istinto ad abbassare il volume del mixer a cui erano collegati, memore dei tweeter che avevo bruciato in passato... il tizio di Funky Junky mi guardò perplesso e mi chiese quale fosse il problema: alla mia spiegazione fece spallucce e mi disse tanto hanno la protezione. Questa cosa mi conquistò.... sono casse fatte per reggere la dinamica appunto. Purtroppo la compressione di dinamica toglie questo.

Barone Rosso ha scritto:La differenza sta nel fatto che i CD / mp3 / flac ... vengono pesantemente compressi in fatto di dinamica.
Quindi perdono una buona parte di quei picchi e salti nel suono che fanno parte dell'effetto LIVE.

Non c'è nessun impianto che possa correggere questo problema; che è causato dagli addetti alla post-produzione che comprimono a più non posso, pensando solo all'ascolto via iPhone e usa e getta.




Le casse pro te le puoi comprare ed usare a casa, anche l'ampli pro. Non è questo il problema.  Wink 
Anzi spesso hanno costi più che ragionevoli.


Resta solo il fatto che la musica commerciale è (troppo) compressa.

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Messaggio Da luigigi Gio 12 Giu 2014 - 17:19

sei sempre un grande  Clap 
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http://digilander.libero.it/MSQuintet/

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Messaggio Da Zio Gio 12 Giu 2014 - 18:19

Per come la vedo io il suono viene percepito sicuramente sotto forma di dinamica, equilibrio tonale e spazialità, ma nel caso dei live anche tenendo conto delle imperfezioni dei musicisti.
Ovviamente saranno pure bravissimi, precisi come dei metronomi, ma il tocco dello strumento "live" è sempre personalizzato, non è mai identico da una esibizione all'altra.
Quello che voglio dire è che quando si suona dal vivo l'orecchio percepisce queste imperfezioni che sono IMHO il bello della musica dal vivo.

Quando suonavo nei locali si lottava con le nostre piccole attrezzature per domare le interazioni con il locale stesso. Inoltre le differenze tra locale vuoto e locale pieno, sono impressionanti. Nel nostro caso (home) è più facile, visto che la stanza di ascolto è normalmente sempre la stessa. In più il trattamento, specialmente come affrontato da te, da sicuramente dei risultati eclatanti.

Nei live, con amplificatori leggerini e casse poco dotate l'effetto che si otteneva era di poca dinamica, con suono cattivo, ma pur sempre live ed emozionante per quello che ti trasmette una esibizione live. E comunque sia, la compressione era dovuta alla mancanza di dinamica dell'impianto, non ad una manipolazione artificiale.

Se sia ascolta per la strada un chitarrista con un amplificatore da 5w, ti accorgi che di dinamica ne esce da quell'affarino, cavolo! Perchè allora io a casa con 150+150W io non la ottengo! Magari ci si può anche avvicinare, ma non è IMHO comunque raggiungibile.

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Messaggio Da fritznet Gio 12 Giu 2014 - 18:26

Altro aspetto non secondario IMHO, che andrebbe tenuto in considerazione almeno dal punto di vista "filosofico" nei confronti della ricerca del proprio suono è che questo è comunque una chimera, una illusione, l'ascolto ad alta fedeltà, per quanto ci si possa profondere in termini economici e di tempo, è pur sempre una "riproduzione" di un evento, non l'evento stesso, certo l'approssimazione c'è, i miglioramenti etc, ma manca sempre qualcosa, e mancherà sempre qualcosa, per forza.

Essere coscienti di questo IMHO è un buon punto di partenza, altrimenti si è probabilmente condannati a vagare per sempre nei gironi dei vari infiniti upgrades , affinamenti, stravolgimenti, alla ricerca di un equilibrio che non si troverà mai  Orrified 


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Messaggio Da Hoogo Gio 12 Giu 2014 - 20:37

La cosa più strordinaria è che nessuno di noi sa cosa sentano gli altri. Si sforza di comunicare le proprie emozioni, facendo affidamento sulla convenzione del linguaggio, ma non può avere alcun riscontro. Sappiamo però che gli organi sensoriali processano segnali e che quindi nulla pre-esiste all'interpretazione.

Da qui l'importanza della psico-acustica. Nessuno, guardando un film di guerra, vorrebbe che l'esplosione delle bombe abbia la dinamica reale; diventerebbe sordo. Mentre tutti si aspettano di sentire amplificati i  suoni di bassa entità: Lo sferragliare di posate al ristorante, gli sbaciucchiamenti vari e così via.

Ecco dunque la compressione della dinamica che non è un espediente per far suonare più forte la musica alle orecchie degli ignoranti ma parte essenziale del processo di rappresentazione dell'evento in funzione della natura psico-acustica della percezione sonora.

La mia filosofia  è di cercare l'equilibrio che più mi appaghi, la symmetria nascosta nell'a-symmetria apparente che governa la disposizione delle pietre nel giardino Zen. Consapevole che il riferimento non è la musica dal vivo ma quella studiata al mixer per accomodare le esigenze di cui sopra.
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Messaggio Da luigigi Ven 13 Giu 2014 - 8:31

Hoogo ha scritto:
La mia filosofia  è di cercare l'equilibrio che più mi appaghi, la symmetria nascosta nell'a-symmetria apparente che governa la disposizione delle pietre nel giardino Zen. Consapevole che il riferimento non è la musica dal vivo ma quella studiata al mixer per accomodare le esigenze di cui sopra.
per son due strade diverse (rappresentazione live ed evento studiato) e complementari. Per la classica, sinceramente molto spesso "sento" meglio seduto in poltrona... dipenderà dalla posizione, dai bassi che dal vivo non son mai così presenti come su file anche se l'effetto "seta" degli archi è difficilmente ricreabile in soggiorno... Se attacco una gibson ad un mesa boogie sia coi suoni puliti che con un po di crunch, ricreo un suono che nessun AR, diffusore , cavo etc. etc. sa restituirmi.... ma nemmeno lontanamente
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Messaggio Da homesick Ven 13 Giu 2014 - 9:02

tema interessante ma di difficile soluzione.
personalmente quello che ho cercato/cerco è di avere un suono che mi permetta di ascoltare a lungo , non solo quindi un suono non affaticante , ma anche un suono coinvolgente che ti faccia venir voglia di schiacciare il tasto play senza troppe fisime.
in questo senso la scelta di un finale pro fatta nell'autunno scorso mi ha data molta soddisfazione e piacevoli sorprese.
so benissimo che la fuori potrei cambiare con decine di ampli hifi dal suono più raffinato , ma fino a quando riuscirà a darmi ore e ore di sessione di ascolto , vorrà dire che non mi farò attrarre dal ricerca del suono ambrato e "caldo" e "setoso" ecc ecc.
mi piacerebbe provare dei diffusori pro in casa , anche se so che sarebbe una lotta con la moglie , soprattutto perchè non posso permettermi dei trattamenti acustici invasivi.
considerazione a margine: mai come in questo momento storico , visto il crollo delle entrate dei dischi venduti,
c'è un enorme offerta di musica dal vivo unica e vera fonte di ricchezza per il musicista contemporaneo.
in questo senso sarebbe auspicabile che un po' tutti staccassimo più spesso il culo dal divano , per andare a sentire della musica dal vivo  Hello
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Messaggio Da luigigi Ven 13 Giu 2014 - 9:11

homesick ha scritto:
c'è un enorme offerta di musica dal vivo unica e vera fonte di ricchezza per il musicista contemporaneo.
in questo senso sarebbe auspicabile che un po' tutti staccassimo più spesso il culo dal divano , per andare a sentire della musica dal vivo  Hello
stasera Finardi dalle mie parti ... aggratis . Laughing 
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Messaggio Da lello64 Ven 13 Giu 2014 - 10:03

Hoogo ha scritto:

Consapevole che il riferimento non è la musica dal vivo ma quella studiata al mixer per accomodare le esigenze di cui sopra.

specie, aggiungerei, in tutte le numerosi produzioni dove non esiste nemmeno un evento dal vivo da dover scimmiottare trattandosi di musica composta, eseguita, programmata e arrangiata nello stesso sitema in cui viene mixata
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Messaggio Da Hoogo Ven 13 Giu 2014 - 10:52

In tutti gli eventi live in cui si faccia ricorso all'amplificazione c'è sempre un mixer.

Noi ci illudiamo di tendere all'oggettività ma non la vogliamo ed anche se la volessimo non avremmo accesso all'assoluto che viene prima e va oltre. Siamo prigionieri di una gabbia percettivo-fenomenologica che deduciamo condivisa ma senza poterne dimostrare l'identità.
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Messaggio Da Eulero Ven 13 Giu 2014 - 12:24

Il racconto di Roberto sull'esperienza dell'ascolto live che lo aveva colpito ed indotto alla successiva ricerca mi ha ricordato un fatto che mi è accaduto un paio di anni fa.

Ero su un lungomare italiano in vacanza e passeggiavo in bicicletta. Sul lato della strada opposto al mare sorgevano ville e villette. Ad un certo punto sentii qualcosa che mi apparve come una musica suonata dal vivo. Allora cominciai a pedalare per capire da dove venisse. Il volume pareva tipico di un evento live. Però avvicinandomi mi accorsi che il pezzo dei Pink Floyd che sentivo, era suonato "troppo bene", per cui cominciai a pensare che fosse musica riprodotta. Non riuscivo a capire se si trattasse di una musica live o meno, non con certezza. Arrivai molto prossimo alla villa da cui sembrava venire il suono, ma la fota vegetazione che circondava i giardini mi impediva di vedere. Avevo voglia di urlare: "Chi è che suona?" In quel momento la musica si fermò, il pezzo era finito. Aspettai un po', ma nulla tutto sparito com un miraggio. Avrei voluto sapere che impianto fosse, ma non l'ho mai saputo, nè lo saprò mai.

Oggi mi accontento del mio impianto, non sento particolari esigenze, forse ho gettato la spugna. Spesso vado ad ascoltare eventi dal vivo, non sempre la piacevolezza dell'ascolto uguaglia quella che trovo in casa. Il live ha smesso di essere un mito, ma l'emozione di vedere gli artisti durante la performance mi conduce a godere degli eventi live. Ascoltare un file o un disco in casa può essere emozionante, ma solo gli eventi dal vivo mi rimangono in testa per mesi. Sorridere contento alla fine della performance, la gratitudine sincera degli artisti agli applausi è una cosa che in casa non sono ancora riuscito a fare.

Prediligo i giovani artisti: spesso sono estremamente preparati, quando incontrano un pubblico che comprende il loro valore li vedi emozionati e credi che bettere le mani più forte possa ripagarli, almeno in parte, dalle lunghe fatiche dello studio e dei tentativi di potersi esprimere. Inotre il prezzo del biglietto è sempre inferiore a ciò di cui si gode.

Inoltre ho cominciato ad ascoltare impianti decenti solo nella adolescenza avanzata. Prima solo pessime scatolette. Allora sono un po' come quei vecchi che si sono temprati nei tempi duri e poi godono della evoluzione. Non dimenticheranno mai che da piccoli erano felici anche con poco, come io non dimenticherò mai che la musica mi emozionava anche quando a 14 anni la ascoltavo su una cassetta infilata in un mangianastri, che ogni tanto il nastro se lo mangiava veramente e poi mi toccava riavvolgerlo con il dito o la matita.  Hehe
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Messaggio Da T-ramon Ven 13 Giu 2014 - 16:08

Eulero ha scritto:
Non dimenticheranno mai che da piccoli erano felici anche con poco, come io non dimenticherò mai che la musica mi emozionava anche quando a 14 anni la ascoltavo su una cassetta infilata in un mangianastri, che ogni tanto il nastro se lo mangiava veramente e poi mi toccava riavvolgerlo con il dito o la matita.  Hehe
La bic trasparente era la più performante !  Oki 
Quante emozioni con cosi poco (asciugo la lacrimuccia).
Gli anni di ascolto inspessiscono la corazza musicale/emotiva e si cerca fuori di noi (impianto) di sentire ancora quelle emozioni perdute ma non dimenticate.
Comunque il titolo del 3D è molto appropriato in fondo si cerca quella "filosofia" di ascolto musicale che ognuno si modella nella mente.
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Messaggio Da Dieci13 Ven 13 Giu 2014 - 18:26

Io non ho nessuna filosofia d'ascolto, ma vi racconto quello
che mi è successo frequentando il forum.
Per me hi-fi voleva dire poca distorsione rispetto a quello che
c'è sul supporto, mai avrei pensato si riferisse alla riproduzione
fedele di un concerto.
Comunque, con questa nuova idea in tasca, vado ad ascoltare
un sonata per pianoforte e violoncello di Beethoven, non al Carlo
Felice, ma insomma, un concerto vero. Dopo dieci secondi dall'inizio
tra me e me penso che l'hi-fi è una battaglia persa in partenza.
Comunque mi dico: ma vuoi vedere che sistemando un po' di cose
riesco ad avere degli ascolti più coinvolgenti con pochi mezzi?
Insomma, con un po' di pazienza e tanti vostri consigli comincio a
mettere insieme qualcosa (ormai manca solo un dac). Quando sono
pronto, accendo tutto bello giulivo il mio accrocchio (che forse
arriva a 93 dB) e mi metto Beethoven (a me piace da matti) a tutto
volume. Bene, dopo dieci minuti sono letteralmente stravolto e
devo spegnere tutto.
E' diverso che sentire dal vivo, certo, e anche tanto, ma mi accorgo
subito che per me avere in casa una cosa così è semplicemente troppo.
A volte si sente un musicista che fa un bel respiro prima di suonare
la sua parte, non sempre ma spesso si sentono gli attacchi dei vari
strumenti, insomma si capisce che la musica viene da una quarantina
di persone che si stanno dando del gran da fare.
Le sinfonie non le ho più sentite, i concerti per piano e orchestra
nemmeno. Ogni tanto qualche pezzetto di qualche movimento,
quando proprio non resisto. Insomma, la mia musica preferita
non la ascolto più.
Ascolto altro, almeno finché i vicini non verranno a spaccarmi tutto in
testa, ma la domanda che mi faccio è: non c'è qualcosa di sbagliato?
Voglio dire si può ascoltare qualcosa di così bello tutti i giorni,
magari in ciabatte e mutande e con le dita nel naso?
Insomma, alla fine della fiera mi sento un cretino, e il
tutto mi sembra un po' paradossale... come se mi spupazzassi la
statua di cera della mia fidanzata.
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Messaggio Da Hoogo Ven 13 Giu 2014 - 20:09

Non c'è solo la musica classica ed anche per questa conta il fattore ambiente: L'acustica.

http://archiviostorico.corriere.it/1996/maggio/11/Toscanini_disse_mia_Scala_co_0_9605118395.shtml

Toscanini comincio' a battere le mani per provare l'acustica. Nel sentire che rispondeva perfettamente, grido': "E' la Scala, e' sempre la mia Scala!".

C'è la musica elettronica che non ha bisogno di interazione con l'aria e non deve essere registrata. Persino la musica strumentale fa abbondante uso di campioni midi che l'aria l'hanno conosciuta una sola volta in un contesto tipicamente astratto.
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Messaggio Da gorillone Gio 11 Set 2014 - 10:45

Posso spiegare la mia filosofia di ascolto.
Quello che ascolto nel mio soggiorno deve avvicinarsi il più possibile al suono che si sente dal vivo.
Allora, io ascolto prevalentemente musica rock, blues, country, songwriters, ma anche jazz e classica.
Non sopporto la barocca e i dlin dlin.
Non sopporto gli impianti con acuti trapananti il cervello che dopo 10 minuti devi spegnere per la fatica che ti generano.
Per questo, quando ho costruito casa ha fatto fare un soggiorno che facesse suonare decentemente le mie klipschorn amplificate da una coppia di vecchi Adcom 555 (200+200 almeno).
La potenza ci vuole e non si discute.
Ci vuole anche un'altra importantissima cosa, però: il senso di vero (di vivo, se vogliamo chiamarlo in un altro modo).
Il suono deve essere reale, pieno .... in altre parole vivo, ti deve sembrare che qualcuno stia suonando nella stanza.
Questa è la mia filosofia che mi fa preferire le sorgenri analogiche (giradischi e registratori reel to reel), ma non didegno il digitale ... quando è reale, non artefatto.

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Messaggio Da valterneri Gio 11 Set 2014 - 11:33

Dieci13 ha scritto:... E' diverso che sentire dal vivo, certo, e anche tanto,
ma mi accorgo subito che per me avere in casa una cosa così
è semplicemente troppo.

A volte si sente un musicista che fa un bel respiro prima di suonare la sua parte,
spesso si sentono gli attacchi dei vari strumenti ...
insomma si capisce che la musica viene da una quarantina di persone
che si stanno dando del gran da fare.

Le sinfonie non le ho più sentite, i concerti per piano e orchestra nemmeno.
Ogni tanto qualche pezzetto di qualche movimento,
quando proprio non resisto.
Insomma, la mia musica preferita non la ascolto più.

Ascolto altro, almeno finché i vicini non verranno a spaccarmi tutto in testa,
ma la domanda che mi faccio è: non c'è qualcosa di sbagliato?
Si può ascoltare qualcosa di così bello tutti i giorni,
magari in ciabatte e mutande e con le dita nel naso?

Insomma, alla fine della fiera mi sento un cretino,
e il tutto mi sembra un po' paradossale... come se mi spupazzassi
la statua di cera della mia fidanzata.
E' il messaggio 113 di Dieci13

la sofferenza che descrive sul "sentire perfino troppo ma non si sa cosa sia"
oltre che descritta bene è figlia della sensibilità,
è figlia della necessità del nostro udito di ascoltare anche con gli occhi,
per poi anche chiuderli, in volontà sua,
è figlia del sapere che il suono, in natura, appena nasce muore
e appartiene poi solo alla nostra memoria, che lo deforma.

La deformabilità della musica reale,
la necessità di ascoltare in silenzio per non interferire irrevocabilmente,
l'impossibilità di capire ormai tutto quello che via via si è perso,
il far parte della vita degli altri nel momento in cui viene vissuta ....

tutto viene sostituito dalla replicabilità, da quel che Federico Garcia Lorca diceva:
"corpo presente ... anima assente" e poi:
Non voglio vederlo! No. Non voglio vederlo!
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Messaggio Da beppe61 Gio 11 Set 2014 - 11:41

valterneri ha scritto:
Dieci13 ha scritto:... E' diverso che sentire dal vivo, certo, e anche tanto,
ma mi accorgo subito che per me avere in casa una cosa così
è semplicemente troppo.

A volte si sente un musicista che fa un bel respiro prima di suonare la sua parte,
spesso si sentono gli attacchi dei vari strumenti ...
insomma si capisce che la musica viene da una quarantina di persone
che si stanno dando del gran da fare.

Le sinfonie non le ho più sentite, i concerti per piano e orchestra nemmeno.
Ogni tanto qualche pezzetto di qualche movimento,
quando proprio non resisto.
Insomma, la mia musica preferita non la ascolto più.

Ascolto altro, almeno finché i vicini non verranno a spaccarmi tutto in testa,
ma la domanda che mi faccio è: non c'è qualcosa di sbagliato?
Si può ascoltare qualcosa di così bello tutti i giorni,
magari in ciabatte e mutande e con le dita nel naso?

Insomma, alla fine della fiera mi sento un cretino,
e il tutto mi sembra un po' paradossale... come se mi spupazzassi
la statua di cera della mia fidanzata.
E' il messaggio 113 di Dieci13

la sofferenza che descrive sul "sentire perfino troppo ma non si sa cosa sia"
oltre che descritta bene è figlia della sensibilità,
è figlia della necessità del nostro udito di ascoltare anche con gli occhi,
per poi anche chiuderli, in volontà sua,
è figlia del sapere che il suono, in natura, appena nasce muore
e appartiene poi solo alla nostra memoria, che lo deforma.

La deformabilità della musica reale,
la necessità di ascoltare in silenzio per non interferire irrevocabilmente,
l'impossibilità di capire ormai tutto quello che via via si è perso,
il far parte della vita degli altri nel momento in cui viene vissuta ....

tutto viene sostituito dalla replicabilità, da quel che Federico Garcia Lorca diceva:
"corpo presente ... anima assente" e poi:
Non voglio vederlo! No. Non voglio vederlo!

Valter, ma sei di acciaio!!!! (o di rame ofcccc Smile )
Hai scritto un post sui cavi USB ad un orario disumano e sei gia' cosi' lucido!!!!!
Comunque... diceva O.Wilde " Adoro la musica di Wagner, e' cosi' rumorosa che se anche faccio conversazione, non se ne accorge nessuno".

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Messaggio Da valterneri Gio 11 Set 2014 - 11:55

beppe61 ha scritto:Hai scritto un post ad un orario disumano e ora sei già così lucido!!!!!
Il tramonto è pieno di rumori
di nessuno che si preoccupa di rispettare il silenzio del sole.
I suoni dell'alba sono più involontari e discreti
e chi telefona per strada ora dorme.

Mi sono svegliato alle 7, un po' zombi.
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