Dynavoice Definition DF-6
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Dynavoice Definition DF-6
INTRO
Per un recensore "in erba" come me, nonostante i già tantissimi capelli bianchi, quale miglior occasione che approfittare dell'iniziativa Troniteck, creata in esclusiva per il T-Forum e segnalatami con sollecitudine dall'amico Roberto?
La Troniteck, per chi non lo sapesse, è un'azienda nata nel 2005 che ha scelto un metodo di vendita basato essenzialmente sull'E-Commerce, diretto all'utente finale. E' attiva nei settori informatico, Audio-Video/Hi Fi, elettronica di consumo e, dall'Aprile 2009, distributrice ufficiale dei marchi svedesi di diffusori e accessori Dynavoice, Proson e QLN. L'annuncio della stimolante iniziativa era stato dato sull'arena telematica, specializzata nell'"Affordable Hi Fi", dall'amministratore in persona. In pratica si dava la possibilità a tutti gli iscritti di ricevere a casa uno dei prodotti in vendita, per trenta giorni e senza alcun impegno, allo scopo di provarli con comodo nel proprio ambiente e nel proprio impianto, con l'unica condizione di scrivere sul forum le proprie impressioni d'ascolto. Terminato il periodo concesso, il beneficiario aveva la possibilità di rinviare il prodotto alla Troniteck oppure acquistarlo a prezzo di ex-demo. Dopo aver ponderato bene tutte le offerte, avevo scelto le Dynavoice DF-6, modello top della gamma Definition, un prodotto che andava incontro ai miei gusti e rispecchiava il mio ideale di cassa acustica. Sono da sempre convinto, infatti, che in ambienti domestici di dimensioni medio-grandi un modello a torre snella di buone dimensioni, alto tra il metro e il metro e venti circa, sia la scelta più opportuna e meno penalizzante la gamma bassa. La mia avventura con le Dynavoice inizia in un'inquietante cornice "kafkiana".
La data prevista per la consegna era il 5 Maggio. Il giorno del loro arrivo le DF-6, appena tirate giù dal furgone del corriere Bartolini, non hanno avuto un'accoglienza delle migliori perché in quel momento era in corso un vero e proprio diluvio con tanto di tuoni e fulmini. Io e il trasportatore, un prestante giovane di colore, ce l'abbiamo messa tutta per velocizzare le operazioni di scarico, ma sono bastati pochissimi minuti per diventare bagnati fradici. Per fortuna che alla Troniteck avevano fatto le cose per bene fasciando il pesante imballo (oltre 50 Kg) con un grosso foglio di materiale plastico, così il cartone delle grandi scatole è rimasto asciutto.
Una volta entrate in casa ed estratte dalla loro veste da viaggio, ho constatato con piacere, ed è un buon punto di partenza, di quanto accurato fosse l'imballaggio. Il top superiore di ogni diffusore era protetto da una lastra di polistirolo con un incavo che ospitava fermamente la testa mentre la base era protetta da due gusci a incastro, lungo il corpo del diffusore erano posizionate due "cornici" rettangolari, sempre di polistirolo, che cingevano i fianchi del cabinet impedendo che le casse fossero sballottate tra le pareti della scatola. Il diffusore era poi imbustato in un elegante sacco di materiale plastico bianco. Un buon biglietto da visita per un diffusore che, come vedremo più in la nella prova, non ha certo mancato di stupirmi.
DYNAVOICE DEFINITION DF-6: "ENTRY" DI CLASSE
Le DF-6 si presentano in una bella livrea con corpo nero e frontale laccato black piano. Purtroppo la finitura che inizialmente avevo scelto, la "oak", al momento della spedizione non era disponibile e per riceverla avrei dovuto aspettare ancora diversi giorni. Alla fine ho optato per la nera e la spedizione della coppia è avvenuta regolarmente il giorno prefissato, in entrambe le finiture comunque il baffle frontale è sempre laccato nero. Visitando il sito svedese della Dynavoice http://www.dynavoice.se/ scopro che le DF-6, così come gli altri modelli della gamma, sono disponibili anche in finitura "walnut" (noce) con baffle di color antracite mentre il sito italiano http://www.dynavoice.it/ rende disponibili due sole finiture, nera e oak. Poco male mi son detto, non avevo necessità stringenti di abbinamento con gli arredi poiché le due svedesone dovevano accasarsi nel mio ampio garage, il quale funge da sala d'ascolto e prove insieme. Oggi il marchio Dynavoice è proprietà di JWS International AB, un'azienda svedese specializzata nella distribuzione di casse acustiche e componenti per l’alta fedeltà che ha deciso di demandare la produzione in oriente, sempre con la supervisione della casa madre, la quale si accerta che le specifiche di qualità siano rigorosamente rispettate.
La DF-6, oggetto della recensione, fa parte della linea Definition, quella cioè in cui il marchio svedese ha voluto mettere a frutto la sua lunga esperienza (l'azienda nasce negli anni '70) in diffusori per molti versi sorprendenti se si pensa al loro prezzo di mercato. La gamma è costituita da un modello da stand, il DM-5, un centrale (DC-5), due modelli floorstanding (DF-5 - DF-6) e un subwoofer (SW-10).
Le finiture sono impeccabili, il mobile è stretto e profondo, dal buon sviluppo verticale (Altezza 1100 - Larghezza 222 - Profondità 400 mm), progettato per garantire il massimo della stabilità con pareti in legno MDF da 15 mm. Il baffle frontale e la superficie posteriore è costituita da pannelli laccati dello spessore di 18 mm mentre l'embracing interno è assicurato da rinforzi da 15 mm. Il peso 24,4 kg. Colpendo il mobile con le nocche questo emette un rumore sordo e poggiando i polpastrelli sulle varie superfici durante la riproduzione, anche a volume elevato, non si avverte la benché minima vibrazione, questi elementi m’inducono a ritenere che la struttura sia molto rigida e compatta.
Sul versante driver il diffusore per le sue tre vie monta 5 altoparlanti: un tweeter a nastro da 1" e uno a cupola morbida, sempre da 1", per le alte frequenze, un midrange da 5,25” e una coppia di woofer da 6,5”. Una particolarità: gli altoparlanti dei medi e bassi sono alloggiati in due camere separate, caricati in bass reflex. I trasduttori a cono si avvalgono della tecnologia "Bullet-Proof" con membrane in fibra di Kevlar dall'ottimo indice di smorzamento e cestelli in alluminio. Purtroppo nelle specifiche dichiarate non sono citate le frequenze di taglio né l'ordine elettrico del filtro crossover per cui, tra l'altro, non è dato sapere se i due trasduttori per la gamma alta, il ribbon e il dome tweeter, siano filtrati oppure lavorino all'unisono. Da quanto si legge sul sito della Dynavoice parrebbe di sì perché si afferma che il softdome riproduce quelle frequenze più vicine alle medie mentre il tweeter a nastro si occupa di quelle più alte, arrivando dritto dritto ai 20 kHz.
La struttura dello chassis è completata da una base da 18 mm, più larga del diffusore, con finitura gommata.
Personalmente consiglio di non montare i quattro piedini in plastica dura forniti nell'imballo ma mettere sotto le basi due bei set di Spike con relativi sottopunta, a tutto vantaggio della focalizzazione e controllo del basso. Osservando il diffusore si nota come questo sia dotato di due sbocchi reflex, uno anteriore e uno posteriore posto in alto, vicino alla superficie top. Vengono forniti in dotazione due tamponi di spugna (Dumper), uno per diffusore, che io ho già trovati inseriti nello sbocco reflex posteriore, con i quali si occlude il condotto riducendo il livello delle basse frequenze ove l'acustica ambientale lo renda necessario. Un'altra interessante utility è l'esclusivo "X-Change", un triplo ponte posto sul retro, incluso nella vaschetta portacontatti poco al di sopra delle connessioni per i cavi di potenza, il quale consente la regolazione del livello delle frequenze medie, direttamente quindi sul diffusore, a passi di 2 dB (-2, 0, +2, +4). Per la regolazione del livello si posiziona un ponticello dorato sul triplo ponte in tre posizioni diverse mentre rimuovendolo si ottiene un'attenuazione di 2 dB. Il dispositivo presenta una reale efficacia e mi ha coinvolto (mea culpa) in un incidente di percorso che inizialmente mi aveva un po' sconcertato. Curioso di ascoltare subito i diffusori non mi sono curato di leggere preventivamente il libretto d'istruzioni, operazione tra l'altro che richiede pochissimi minuti di tempo, e son partito subito ad armeggiare con i ponticelli convinto che questi agissero sulla gamma alta e non sulla media. Sono rimasto quindi interdetto quando, spostandoli e rispostandoli più volte, non sono riuscito a sentire alcuna variazione di brillantezza dell'acuto, ma mi sono ritrovato con una gamma media gonfia ed esaltata oltre misura, incolpando di questo il progettista delle DF-6. Quando mi sono accorto dell'imperdonabile svista, ho posizionato il ponticello su "flat" (0 dB) e tutto è ritornato a posto.
Chiedo umilmente scusa alla Dynavoice per aver sospettato di lei... ?
E' previsto il Bi-Wiring e Bi-Amping. I quattro connettori dorati sono di ottima qualità, molto belli e solidi. La casa consiglia di effettuare un adeguato periodo di rodaggio (50 ore) per il conseguimento di prestazioni ottimali, in tale periodo si suggerisce di non sforzare troppo i diffusori ma utilizzarli al 50% del volume massimo. Tra le specifiche tecniche viene dichiarata un'impedenza nominale di 6 ohm, sensibilità di 94 dB/w/m e risposta in frequenza di 25-32.000 Hz (-3 dB), la potenza massima sopportata 250 watt. Se la risposta in frequenza dichiarata mi e sembrata credibile, il dato di sensibilità molto meno: nel confronto diretto che ho fatto tra le DF-6 e le mie Canton LE 109 (89 dB/w/m) ho ottenuto più o meno le stesse SPL a parità di rotazione della manopola del volume.
SETUP
Le DF-6 sono state testate con il seguente impianto:
Preamplificatore: Rotel RC 06
Finale di potenza: Rotel RB 1070
CD Player: Rotel RCD 1070
Giradischi: Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL-160
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900
UNA CASSA ACUSTICA "ANTISTRESS"
Ho iniziato di slancio la prova d'ascolto. Curioso sulle prestazioni sonore effettive di questo diffusore così abbordabile nel prezzo quanto bello nell'estetica, ho messo da parte ogni velleità "smontaiola" (perdonate il neologismo) tenendo le chiavi a brugola nel cassetto, devo dire un po' a malincuore, per non rischiare di rovinare qualcosa. Anche se sarebbe stato interessante dare un'occhiata al filtro, esaminare la qualità e quantità dell'assorbente interno, il cablaggio ed esaminare "The dark side of the driver", in fondo quello che si chiedeva era un puro e semplice test d'ascolto. Do il via alle danze con un album dei Weather Report, Night Passage, un lavoro con cui ritualmente inizio ogni test di valutazione perché conosco davvero come le mie tasche in ogni suo più piccolo particolare. La prima sensazione che ricevo è quella di una notevole estensione in frequenza ma con un registro alto un po’ sottotono. A parte questo la qualità degli acuti è sopraffina, ben al di sopra della classe di appartenenza del prodotto, molto "smooth", pulita e naturalissima. Esibisce anche una grana molto fine e non si avverte mai alcun accenno di asprezza o aggressività, cosa che invece avviene sul mio diffusore di riferimento (Canton LE 109). Se solo fosse un po' più presente, sarebbe davvero perfetta. Oggi mi sento particolarmente cattivo e provo a riprodurre un mp3 a 128 Kbps ricco di acuti (avete presente la forma d'onda a dente di sega?) per tentare di mettere in crisi l'aplomb che la DF-6 dimostra in gamma alta ma... niente: il suono rimane poco affaticante. La formula del ribbon + softdome, cui sono affidate le alte, si rivela molto valida e il paventato rischio di interferenze/sovrapposizioni si rivela del tutto infondato. Cambio disco mettendo su "The Christmas Album" dei Jethro Tull, un godibilissimo lavoro del 2004 da bersi tutto d'un fiato in cui l'acuto appare decisamente più "in tune". I campanelli, triangoli e il flauto di Ian Anderson sono perfettamente rifiniti, fulminei nei transienti come accurato appare il microcontrasto. Rifletto un attimo e giungo alla conclusione che un'impostazione di questo tipo sia stata voluta, considerato che la stragrande maggioranza degli ambienti domestici è parecchio riflettente e una gamma alta più in avanti avrebbe fatto più male che bene. Alla Dynavoice hanno la vista lunga e la decisione di progettare un diffusore che ben si attagli agli ambienti in cui dovrà essere mediamente utilizzato è un dato di fatto che sarà sicuramente apprezzato dall'utente finale. Mi concedo alcuni minuti di divertimento puro con "Nella vecchia fattoria e altri successi", collezione di hits del Quartetto Cetra dove ritrovo nei bellissimi intrecci vocali della mitica formazione una grande naturalezza di emissione unita a una ricchezza notevole dei particolari. La definizione rimane di buon livello anche nei passaggi più complessi, la fatica d'ascolto è praticamente inesistente ai normali volumi condominiali ed anche oltre. Aumentando la somministrazione dei watt la tenuta in potenza si rivela essere molto buona, il diffusore non si scompone, non va in crisi anche se diamo "gas" raggiungendo alti volumi. In qualche momento forse sarebbe preferibile un medio leggermente più chiaro e luminoso, qualche lievissimo accenno di nasalità spunta qua e là ma non sono sicuro se sia dovuto più all'incisione che alle caratteristiche dell'emissione. La prova del nove mi viene data dalla vocalist Francesca Sortino con il suo "Kissme", l'atmosfera è davvero di gran classe, la voce generosa e morbida, mi spingerei a dire formosa e vellutata, pur conservando una buona risoluzione. Andando avanti con gli ascolti comincia a delinearsi la personalità di un diffusore che non esiterei a definire "lucidamente morbido", dall'emissione naturalissima e mai forzata. Tutto scorre senza intoppi nel canale di una piacevole musicalità, equilibrata e levigatissima. E' un'elettroacustica che si apprezza alla distanza lasciandosi ascoltare per ore e ore senza causare alcuna fatica d'ascolto. In "Fanfare for the common man" e la successiva "Appalachian Spring" di Aaron Copland si apprezza un'altra delle doti delle DF-6: l'autorevolezza e profondità della gamma bassa. I forti colpi all'unisono di timpano e grancassa nell'incipit del "Fanfare" hanno un'insospettabile efficacia, sono vasti, profondi e definiti. Non sono colpito soltanto della "forza" con cui si esprimono ma anche dalla correttezza timbrica, dal suono autenticamente di "pelle" delle membrane delle grandi percussioni. Per via dell'elevato smorzamento, tipico della fibra di Kevlar, la risposta all'impulso è precisa, netta, priva di sbavature. Veramente un gran risultato quello conseguito in gamma bassa dalle Dynavoice, che contribuisce all'intelligibilità piena del messaggio musicale. Siamo molto lontani dal basso monocorde di certi reflex economici, in cui tutto suona informe, imperturbabilmente uguale a se stesso in una riproduzione noiosa e incolore. Sulle DF-6 al contrario è veloce, frenato, teso. Dimostra una qualità che stuzzica il desiderio di un esame più approfondito, ascolto in sequenza tutti i “bassi” possibili e immaginabili dando fondo alla mia nutrita discoteca; i woofer in fibra di Kevlar delle Dynavoice passano al vaglio il contrabbasso di Gary Peacock, il basso elettrico fretless del grande Jaco, le note di pedale dell'organo di Helmut Walcha, le suite per violoncello solo di J.S. Bach interpretate da Pierre Fournier e anche un po' di musica elettronica in vinile ("Rameau" di Bob James) . In ogni ascolto ritrovo puntualmente una timbrica sana, espressiva nel porgere le rispettive personalità, una prestazione che ha davvero dell'incredibile per la classe di prezzo e appartenenza dell'oggetto, le quali evidentemente non coincidono creando una piacevolissima "schizofrenia". Il palcoscenico tridimensionale è ampio, profondo, con molta aria tra le fonti di suono e solo in qualche rara occasione si appiattisce un po' sulle medie frequenze. Riconoscibile con buona precisione la posizione degli strumenti e la collocazione dei piani sonori, la larghezza, altezza e profondità sono ben armonizzate nella loro giuste proporzioni, fondendosi correttamente in un'area condivisa. L'ascolto dell'ottava di Gustav Mahler, definita la sinfonia dei mille per l'enorme organico di esecutori, (circa mille appunto, tra strumentisti e cantanti), nell'esecuzione di Claudio Abbado con i Berliner, è emozionante per la vastità e correttezza della scena. Molto buona, infine, la macrodinamica, buona la micro.
CONCLUSIONI
Chi ha voglia di cimentarsi con le gioie dell'Affordable Hi Fi senza rinunciare alla qualità troverà nelle Dynavoice DF-6 delle validissime partner. Le svedesi sorprendono per le finiture, la qualità sonica che sono in grado di esprimere, e tutto questo a un prezzo davvero conveniente. Sono dotate di una personalità ben definita: morbida, naturalissima ed equilibrata, qualsiasi sia il genere musicale riprodotto non inducono l’orecchio ad affaticarsi. Tutto ciò non è ottenuto a detrimento della definizione e della risposta all'impulso, che rimangono sempre su livelli elevati. Gli unici appunti che mi sento di muovere riguardano una gamma alta leggermente sottotono se esaminata dal punto di vista del puro livello in dB, non certamente per la qualità che è limpida, naturale e pulita come poche. In qualche momento sembrano difettare un po' di grinta ma ascoltando delle incisioni ben fatte mi son dovuto ricredere, giungendo alla conclusione che non aggiungono né tolgono nulla a quello che gli viene dato in pasto. Non eufonizzano alcunché ma riproducono esattamente pregi e difetti delle registrazioni: se l'incisione è piatta e smorta non faranno nulla di “artificiale” per rivitalizzarla, se, al contrario, è dinamica e brillante, lo sarà anche l’ascolto. Pensandoci bene questa è la vera Hi Fi, gusti o non gusti. L'inserimento, ma soprattutto la rimozione, del ponticello nel sistema X-Change richiede una notevole forza: confesso di non avercela fatta a levarlo con le sole dita ma ho dovuto aiutarmi con una pinza. Il basso, molto generoso, esige un oculato posizionamento della cassa in ambiente per non creare problemi di eccessive risonanze. Nel libretto d'istruzioni si consiglia di lasciare 0,5 - 1 metro dalla parete di fondo e altrettanto dalle laterali, ma secondo me tale distanza andrebbe aumentata ad almeno 1 - 1,5 metri e oltre dalla parete di fondo e 1 - 1,5 dalle laterali. Una valida mano d'aiuto può darla il "Dumper" fornito con i diffusori. Ho notato però che, se usato per chiudere lo sbocco reflex anteriore, influisce negativamente sulla timbrica incupendo e togliendo "ariosità" al suono mentre va molto meglio se utilizzato per occludere lo sbocco posteriore. Così dopo diversi "metti e togli" ho deciso di lasciarlo dietro e non l'ho più toccato. Nel mio ambiente d’ascolto ho settato l’X-Change su 0 dB. Non so come si comporti in altre circostanze, ma il mio suggerimento è di lasciarlo su “flat” per non aumentare la leggera tendenza del midrange alla nasalità e per ottenere un buon bilanciamento tonale complessivo.
Se cercate un diffusore che, allo stesso prezzo, suoni meglio del DF-6, iniziate pure la vostra ricerca…
Vi faccio i miei migliori auguri però devo avvertirvi che per voi sarà dura, molto dura!
Alfredo Di Pietro
Per un recensore "in erba" come me, nonostante i già tantissimi capelli bianchi, quale miglior occasione che approfittare dell'iniziativa Troniteck, creata in esclusiva per il T-Forum e segnalatami con sollecitudine dall'amico Roberto?
La Troniteck, per chi non lo sapesse, è un'azienda nata nel 2005 che ha scelto un metodo di vendita basato essenzialmente sull'E-Commerce, diretto all'utente finale. E' attiva nei settori informatico, Audio-Video/Hi Fi, elettronica di consumo e, dall'Aprile 2009, distributrice ufficiale dei marchi svedesi di diffusori e accessori Dynavoice, Proson e QLN. L'annuncio della stimolante iniziativa era stato dato sull'arena telematica, specializzata nell'"Affordable Hi Fi", dall'amministratore in persona. In pratica si dava la possibilità a tutti gli iscritti di ricevere a casa uno dei prodotti in vendita, per trenta giorni e senza alcun impegno, allo scopo di provarli con comodo nel proprio ambiente e nel proprio impianto, con l'unica condizione di scrivere sul forum le proprie impressioni d'ascolto. Terminato il periodo concesso, il beneficiario aveva la possibilità di rinviare il prodotto alla Troniteck oppure acquistarlo a prezzo di ex-demo. Dopo aver ponderato bene tutte le offerte, avevo scelto le Dynavoice DF-6, modello top della gamma Definition, un prodotto che andava incontro ai miei gusti e rispecchiava il mio ideale di cassa acustica. Sono da sempre convinto, infatti, che in ambienti domestici di dimensioni medio-grandi un modello a torre snella di buone dimensioni, alto tra il metro e il metro e venti circa, sia la scelta più opportuna e meno penalizzante la gamma bassa. La mia avventura con le Dynavoice inizia in un'inquietante cornice "kafkiana".
La data prevista per la consegna era il 5 Maggio. Il giorno del loro arrivo le DF-6, appena tirate giù dal furgone del corriere Bartolini, non hanno avuto un'accoglienza delle migliori perché in quel momento era in corso un vero e proprio diluvio con tanto di tuoni e fulmini. Io e il trasportatore, un prestante giovane di colore, ce l'abbiamo messa tutta per velocizzare le operazioni di scarico, ma sono bastati pochissimi minuti per diventare bagnati fradici. Per fortuna che alla Troniteck avevano fatto le cose per bene fasciando il pesante imballo (oltre 50 Kg) con un grosso foglio di materiale plastico, così il cartone delle grandi scatole è rimasto asciutto.
Una volta entrate in casa ed estratte dalla loro veste da viaggio, ho constatato con piacere, ed è un buon punto di partenza, di quanto accurato fosse l'imballaggio. Il top superiore di ogni diffusore era protetto da una lastra di polistirolo con un incavo che ospitava fermamente la testa mentre la base era protetta da due gusci a incastro, lungo il corpo del diffusore erano posizionate due "cornici" rettangolari, sempre di polistirolo, che cingevano i fianchi del cabinet impedendo che le casse fossero sballottate tra le pareti della scatola. Il diffusore era poi imbustato in un elegante sacco di materiale plastico bianco. Un buon biglietto da visita per un diffusore che, come vedremo più in la nella prova, non ha certo mancato di stupirmi.
DYNAVOICE DEFINITION DF-6: "ENTRY" DI CLASSE
Le DF-6 si presentano in una bella livrea con corpo nero e frontale laccato black piano. Purtroppo la finitura che inizialmente avevo scelto, la "oak", al momento della spedizione non era disponibile e per riceverla avrei dovuto aspettare ancora diversi giorni. Alla fine ho optato per la nera e la spedizione della coppia è avvenuta regolarmente il giorno prefissato, in entrambe le finiture comunque il baffle frontale è sempre laccato nero. Visitando il sito svedese della Dynavoice http://www.dynavoice.se/ scopro che le DF-6, così come gli altri modelli della gamma, sono disponibili anche in finitura "walnut" (noce) con baffle di color antracite mentre il sito italiano http://www.dynavoice.it/ rende disponibili due sole finiture, nera e oak. Poco male mi son detto, non avevo necessità stringenti di abbinamento con gli arredi poiché le due svedesone dovevano accasarsi nel mio ampio garage, il quale funge da sala d'ascolto e prove insieme. Oggi il marchio Dynavoice è proprietà di JWS International AB, un'azienda svedese specializzata nella distribuzione di casse acustiche e componenti per l’alta fedeltà che ha deciso di demandare la produzione in oriente, sempre con la supervisione della casa madre, la quale si accerta che le specifiche di qualità siano rigorosamente rispettate.
La DF-6, oggetto della recensione, fa parte della linea Definition, quella cioè in cui il marchio svedese ha voluto mettere a frutto la sua lunga esperienza (l'azienda nasce negli anni '70) in diffusori per molti versi sorprendenti se si pensa al loro prezzo di mercato. La gamma è costituita da un modello da stand, il DM-5, un centrale (DC-5), due modelli floorstanding (DF-5 - DF-6) e un subwoofer (SW-10).
Le finiture sono impeccabili, il mobile è stretto e profondo, dal buon sviluppo verticale (Altezza 1100 - Larghezza 222 - Profondità 400 mm), progettato per garantire il massimo della stabilità con pareti in legno MDF da 15 mm. Il baffle frontale e la superficie posteriore è costituita da pannelli laccati dello spessore di 18 mm mentre l'embracing interno è assicurato da rinforzi da 15 mm. Il peso 24,4 kg. Colpendo il mobile con le nocche questo emette un rumore sordo e poggiando i polpastrelli sulle varie superfici durante la riproduzione, anche a volume elevato, non si avverte la benché minima vibrazione, questi elementi m’inducono a ritenere che la struttura sia molto rigida e compatta.
Sul versante driver il diffusore per le sue tre vie monta 5 altoparlanti: un tweeter a nastro da 1" e uno a cupola morbida, sempre da 1", per le alte frequenze, un midrange da 5,25” e una coppia di woofer da 6,5”. Una particolarità: gli altoparlanti dei medi e bassi sono alloggiati in due camere separate, caricati in bass reflex. I trasduttori a cono si avvalgono della tecnologia "Bullet-Proof" con membrane in fibra di Kevlar dall'ottimo indice di smorzamento e cestelli in alluminio. Purtroppo nelle specifiche dichiarate non sono citate le frequenze di taglio né l'ordine elettrico del filtro crossover per cui, tra l'altro, non è dato sapere se i due trasduttori per la gamma alta, il ribbon e il dome tweeter, siano filtrati oppure lavorino all'unisono. Da quanto si legge sul sito della Dynavoice parrebbe di sì perché si afferma che il softdome riproduce quelle frequenze più vicine alle medie mentre il tweeter a nastro si occupa di quelle più alte, arrivando dritto dritto ai 20 kHz.
La struttura dello chassis è completata da una base da 18 mm, più larga del diffusore, con finitura gommata.
Personalmente consiglio di non montare i quattro piedini in plastica dura forniti nell'imballo ma mettere sotto le basi due bei set di Spike con relativi sottopunta, a tutto vantaggio della focalizzazione e controllo del basso. Osservando il diffusore si nota come questo sia dotato di due sbocchi reflex, uno anteriore e uno posteriore posto in alto, vicino alla superficie top. Vengono forniti in dotazione due tamponi di spugna (Dumper), uno per diffusore, che io ho già trovati inseriti nello sbocco reflex posteriore, con i quali si occlude il condotto riducendo il livello delle basse frequenze ove l'acustica ambientale lo renda necessario. Un'altra interessante utility è l'esclusivo "X-Change", un triplo ponte posto sul retro, incluso nella vaschetta portacontatti poco al di sopra delle connessioni per i cavi di potenza, il quale consente la regolazione del livello delle frequenze medie, direttamente quindi sul diffusore, a passi di 2 dB (-2, 0, +2, +4). Per la regolazione del livello si posiziona un ponticello dorato sul triplo ponte in tre posizioni diverse mentre rimuovendolo si ottiene un'attenuazione di 2 dB. Il dispositivo presenta una reale efficacia e mi ha coinvolto (mea culpa) in un incidente di percorso che inizialmente mi aveva un po' sconcertato. Curioso di ascoltare subito i diffusori non mi sono curato di leggere preventivamente il libretto d'istruzioni, operazione tra l'altro che richiede pochissimi minuti di tempo, e son partito subito ad armeggiare con i ponticelli convinto che questi agissero sulla gamma alta e non sulla media. Sono rimasto quindi interdetto quando, spostandoli e rispostandoli più volte, non sono riuscito a sentire alcuna variazione di brillantezza dell'acuto, ma mi sono ritrovato con una gamma media gonfia ed esaltata oltre misura, incolpando di questo il progettista delle DF-6. Quando mi sono accorto dell'imperdonabile svista, ho posizionato il ponticello su "flat" (0 dB) e tutto è ritornato a posto.
Chiedo umilmente scusa alla Dynavoice per aver sospettato di lei... ?
E' previsto il Bi-Wiring e Bi-Amping. I quattro connettori dorati sono di ottima qualità, molto belli e solidi. La casa consiglia di effettuare un adeguato periodo di rodaggio (50 ore) per il conseguimento di prestazioni ottimali, in tale periodo si suggerisce di non sforzare troppo i diffusori ma utilizzarli al 50% del volume massimo. Tra le specifiche tecniche viene dichiarata un'impedenza nominale di 6 ohm, sensibilità di 94 dB/w/m e risposta in frequenza di 25-32.000 Hz (-3 dB), la potenza massima sopportata 250 watt. Se la risposta in frequenza dichiarata mi e sembrata credibile, il dato di sensibilità molto meno: nel confronto diretto che ho fatto tra le DF-6 e le mie Canton LE 109 (89 dB/w/m) ho ottenuto più o meno le stesse SPL a parità di rotazione della manopola del volume.
SETUP
Le DF-6 sono state testate con il seguente impianto:
Preamplificatore: Rotel RC 06
Finale di potenza: Rotel RB 1070
CD Player: Rotel RCD 1070
Giradischi: Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL-160
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900
UNA CASSA ACUSTICA "ANTISTRESS"
Ho iniziato di slancio la prova d'ascolto. Curioso sulle prestazioni sonore effettive di questo diffusore così abbordabile nel prezzo quanto bello nell'estetica, ho messo da parte ogni velleità "smontaiola" (perdonate il neologismo) tenendo le chiavi a brugola nel cassetto, devo dire un po' a malincuore, per non rischiare di rovinare qualcosa. Anche se sarebbe stato interessante dare un'occhiata al filtro, esaminare la qualità e quantità dell'assorbente interno, il cablaggio ed esaminare "The dark side of the driver", in fondo quello che si chiedeva era un puro e semplice test d'ascolto. Do il via alle danze con un album dei Weather Report, Night Passage, un lavoro con cui ritualmente inizio ogni test di valutazione perché conosco davvero come le mie tasche in ogni suo più piccolo particolare. La prima sensazione che ricevo è quella di una notevole estensione in frequenza ma con un registro alto un po’ sottotono. A parte questo la qualità degli acuti è sopraffina, ben al di sopra della classe di appartenenza del prodotto, molto "smooth", pulita e naturalissima. Esibisce anche una grana molto fine e non si avverte mai alcun accenno di asprezza o aggressività, cosa che invece avviene sul mio diffusore di riferimento (Canton LE 109). Se solo fosse un po' più presente, sarebbe davvero perfetta. Oggi mi sento particolarmente cattivo e provo a riprodurre un mp3 a 128 Kbps ricco di acuti (avete presente la forma d'onda a dente di sega?) per tentare di mettere in crisi l'aplomb che la DF-6 dimostra in gamma alta ma... niente: il suono rimane poco affaticante. La formula del ribbon + softdome, cui sono affidate le alte, si rivela molto valida e il paventato rischio di interferenze/sovrapposizioni si rivela del tutto infondato. Cambio disco mettendo su "The Christmas Album" dei Jethro Tull, un godibilissimo lavoro del 2004 da bersi tutto d'un fiato in cui l'acuto appare decisamente più "in tune". I campanelli, triangoli e il flauto di Ian Anderson sono perfettamente rifiniti, fulminei nei transienti come accurato appare il microcontrasto. Rifletto un attimo e giungo alla conclusione che un'impostazione di questo tipo sia stata voluta, considerato che la stragrande maggioranza degli ambienti domestici è parecchio riflettente e una gamma alta più in avanti avrebbe fatto più male che bene. Alla Dynavoice hanno la vista lunga e la decisione di progettare un diffusore che ben si attagli agli ambienti in cui dovrà essere mediamente utilizzato è un dato di fatto che sarà sicuramente apprezzato dall'utente finale. Mi concedo alcuni minuti di divertimento puro con "Nella vecchia fattoria e altri successi", collezione di hits del Quartetto Cetra dove ritrovo nei bellissimi intrecci vocali della mitica formazione una grande naturalezza di emissione unita a una ricchezza notevole dei particolari. La definizione rimane di buon livello anche nei passaggi più complessi, la fatica d'ascolto è praticamente inesistente ai normali volumi condominiali ed anche oltre. Aumentando la somministrazione dei watt la tenuta in potenza si rivela essere molto buona, il diffusore non si scompone, non va in crisi anche se diamo "gas" raggiungendo alti volumi. In qualche momento forse sarebbe preferibile un medio leggermente più chiaro e luminoso, qualche lievissimo accenno di nasalità spunta qua e là ma non sono sicuro se sia dovuto più all'incisione che alle caratteristiche dell'emissione. La prova del nove mi viene data dalla vocalist Francesca Sortino con il suo "Kissme", l'atmosfera è davvero di gran classe, la voce generosa e morbida, mi spingerei a dire formosa e vellutata, pur conservando una buona risoluzione. Andando avanti con gli ascolti comincia a delinearsi la personalità di un diffusore che non esiterei a definire "lucidamente morbido", dall'emissione naturalissima e mai forzata. Tutto scorre senza intoppi nel canale di una piacevole musicalità, equilibrata e levigatissima. E' un'elettroacustica che si apprezza alla distanza lasciandosi ascoltare per ore e ore senza causare alcuna fatica d'ascolto. In "Fanfare for the common man" e la successiva "Appalachian Spring" di Aaron Copland si apprezza un'altra delle doti delle DF-6: l'autorevolezza e profondità della gamma bassa. I forti colpi all'unisono di timpano e grancassa nell'incipit del "Fanfare" hanno un'insospettabile efficacia, sono vasti, profondi e definiti. Non sono colpito soltanto della "forza" con cui si esprimono ma anche dalla correttezza timbrica, dal suono autenticamente di "pelle" delle membrane delle grandi percussioni. Per via dell'elevato smorzamento, tipico della fibra di Kevlar, la risposta all'impulso è precisa, netta, priva di sbavature. Veramente un gran risultato quello conseguito in gamma bassa dalle Dynavoice, che contribuisce all'intelligibilità piena del messaggio musicale. Siamo molto lontani dal basso monocorde di certi reflex economici, in cui tutto suona informe, imperturbabilmente uguale a se stesso in una riproduzione noiosa e incolore. Sulle DF-6 al contrario è veloce, frenato, teso. Dimostra una qualità che stuzzica il desiderio di un esame più approfondito, ascolto in sequenza tutti i “bassi” possibili e immaginabili dando fondo alla mia nutrita discoteca; i woofer in fibra di Kevlar delle Dynavoice passano al vaglio il contrabbasso di Gary Peacock, il basso elettrico fretless del grande Jaco, le note di pedale dell'organo di Helmut Walcha, le suite per violoncello solo di J.S. Bach interpretate da Pierre Fournier e anche un po' di musica elettronica in vinile ("Rameau" di Bob James) . In ogni ascolto ritrovo puntualmente una timbrica sana, espressiva nel porgere le rispettive personalità, una prestazione che ha davvero dell'incredibile per la classe di prezzo e appartenenza dell'oggetto, le quali evidentemente non coincidono creando una piacevolissima "schizofrenia". Il palcoscenico tridimensionale è ampio, profondo, con molta aria tra le fonti di suono e solo in qualche rara occasione si appiattisce un po' sulle medie frequenze. Riconoscibile con buona precisione la posizione degli strumenti e la collocazione dei piani sonori, la larghezza, altezza e profondità sono ben armonizzate nella loro giuste proporzioni, fondendosi correttamente in un'area condivisa. L'ascolto dell'ottava di Gustav Mahler, definita la sinfonia dei mille per l'enorme organico di esecutori, (circa mille appunto, tra strumentisti e cantanti), nell'esecuzione di Claudio Abbado con i Berliner, è emozionante per la vastità e correttezza della scena. Molto buona, infine, la macrodinamica, buona la micro.
CONCLUSIONI
Chi ha voglia di cimentarsi con le gioie dell'Affordable Hi Fi senza rinunciare alla qualità troverà nelle Dynavoice DF-6 delle validissime partner. Le svedesi sorprendono per le finiture, la qualità sonica che sono in grado di esprimere, e tutto questo a un prezzo davvero conveniente. Sono dotate di una personalità ben definita: morbida, naturalissima ed equilibrata, qualsiasi sia il genere musicale riprodotto non inducono l’orecchio ad affaticarsi. Tutto ciò non è ottenuto a detrimento della definizione e della risposta all'impulso, che rimangono sempre su livelli elevati. Gli unici appunti che mi sento di muovere riguardano una gamma alta leggermente sottotono se esaminata dal punto di vista del puro livello in dB, non certamente per la qualità che è limpida, naturale e pulita come poche. In qualche momento sembrano difettare un po' di grinta ma ascoltando delle incisioni ben fatte mi son dovuto ricredere, giungendo alla conclusione che non aggiungono né tolgono nulla a quello che gli viene dato in pasto. Non eufonizzano alcunché ma riproducono esattamente pregi e difetti delle registrazioni: se l'incisione è piatta e smorta non faranno nulla di “artificiale” per rivitalizzarla, se, al contrario, è dinamica e brillante, lo sarà anche l’ascolto. Pensandoci bene questa è la vera Hi Fi, gusti o non gusti. L'inserimento, ma soprattutto la rimozione, del ponticello nel sistema X-Change richiede una notevole forza: confesso di non avercela fatta a levarlo con le sole dita ma ho dovuto aiutarmi con una pinza. Il basso, molto generoso, esige un oculato posizionamento della cassa in ambiente per non creare problemi di eccessive risonanze. Nel libretto d'istruzioni si consiglia di lasciare 0,5 - 1 metro dalla parete di fondo e altrettanto dalle laterali, ma secondo me tale distanza andrebbe aumentata ad almeno 1 - 1,5 metri e oltre dalla parete di fondo e 1 - 1,5 dalle laterali. Una valida mano d'aiuto può darla il "Dumper" fornito con i diffusori. Ho notato però che, se usato per chiudere lo sbocco reflex anteriore, influisce negativamente sulla timbrica incupendo e togliendo "ariosità" al suono mentre va molto meglio se utilizzato per occludere lo sbocco posteriore. Così dopo diversi "metti e togli" ho deciso di lasciarlo dietro e non l'ho più toccato. Nel mio ambiente d’ascolto ho settato l’X-Change su 0 dB. Non so come si comporti in altre circostanze, ma il mio suggerimento è di lasciarlo su “flat” per non aumentare la leggera tendenza del midrange alla nasalità e per ottenere un buon bilanciamento tonale complessivo.
Se cercate un diffusore che, allo stesso prezzo, suoni meglio del DF-6, iniziate pure la vostra ricerca…
Vi faccio i miei migliori auguri però devo avvertirvi che per voi sarà dura, molto dura!
Alfredo Di Pietro
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