Teoria dei preamp, me la spiegate?
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
giucam61 ha scritto:Conosco alcuni appassionati che utilizzano un pre/dac direttamente ai finali o a diffusori attivi, senza pre,anche di un certo livello,hanno riscontrato dei miglioramenti.
Io ho capito che in ambito hi-fi gli assoluti non esistono...quando cominci ad esser sicuro di una cosa, ecco che ti capita un fatto che va a stravolgere la tua certezza.
Poi la penso così: un dac o un lettore cd che hanno l'uscita variabile, hanno comunque un circuito che fa il lavoro del pre. Che lo faccia meglio di un pre dedicato è possibile...quando l'ottima qualità della circuitazione si adatta a pennello all'ingresso del finale.
Personalmente, avevo un lettore con la variabile, e l'ho collegato direttamente al finale ed il risultato era asfittico...
Resta sempre una questione di sinergia.
tu prendi la donna più bella del mondo e la metti assieme all'uomo più bello del mondo, sono la coppia più bella del mondo...
ma non è detto che vadan daccordo...
Fabio Menozzi- Affezionato
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
sto pensando e rimuginando, e ho già capito che anche l'estate forse ce la svernoSilver Black ha scritto:Tutta l'estate insomma...valterneri ha scritto:A presto!
il tempo di fare qualche foto, qualche grafico, qualche misura e ...
Però una premessa: un buon preamplificatore è inudibile,
e se, sia nel bene che nel male, è udibile, non è un buon preamplificatore!
valterneri- Membro classe oro
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
valterneri ha scritto:
Però una premessa: un buon preamplificatore è inudibile,
e se, sia nel bene che nel male, è udibile, non è un buon preamplificatore!
in teoria è giusto quello che affermi, ma in pratica....
il miglior impianto è quello neutro, ma non esiste una neutralità uguale ad'un'altra, c'è sempre differenza in una riproduzione, trattandosi di una simulazione...
Un pre abbinato bene che non è udibile lo inserisco in un'altra catena e suona diverso, ed udibile lo diventa.
Insomma sono troppe le variabili in gioco...ma aspetto con ansia la tua trattazione
che so, come sempre, sarà...divertente...esauriente, diffusamente variabile, come l'uscita di un Pre
Fabio Menozzi- Affezionato
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Ciao a tutti,
è da un pò che non mi affaccio al mitico T-forum.
Vedo che con il tempo i frequentatori assidui sono cambiati, quindi saluto tutti gli utenti vecchi e nuovi (per me).
Il titolo di questa discussione mi ha attratto dentro ed... eccomi qua a dare il mio umile contributo.
Sto per parlare dello stadio preamplificatore così come si studia a dottrina e cioè a scuola.
Di quale scuola parli? Presto detto: esame di Elettronica Applicata 2, corso di laurea in Ingegneria Elettronica alla Sapienza di Roma, mitico professor Marietti, secolo scorso.
Sto per parlare quindi di dottrina classica, non sto per contraddire nulla di quanto è stato detto finora, il discorso non si applica agli oggetti che si usano in questo momento nel mondo dell'HI-FI.
Potremmo intitolare quanto segue con... Come tutto ebbe inizio.
Nella progettazione di un amplificatore dobbiamo curare sostanzialmente tre aspetti:
- l'interfaccia di ingresso del segnale
- l'elaborazione
- l'interfaccia di uscita
Per l'interfaccia di ingresso, vogliamo una alta impedenza. Significa che il nostro ampli deve leggere la tensione (dalla sorgente che glie la fornisce) prelevando meno corrente possibile, quindi alta impedenza.
Per l'elaborazione, vogliamo che il segnale sia amplificato il più possibile secondo certi requisiti che approfondiremo.
Per l'interfaccia di uscita vogliamo una bassa impedenza, perché vogliamo trasferire più potenza possibile e quindi l'impedenza di uscita deve essere il più possibile vicina alla impedenza del carico.
Tutti questi obbiettivi non si possono raggiungere con un solo transistor, per questo motivo gli amplificatori sono multi-stadio, ed hanno numerosi transistor.
Veniamo ora alla parte di elaborazione per la quale la dottrina classica prevede due stadi: lo stadio di preamplificazione e lo stadio finale.
Lo stadio di preamplificazione amplifica la tensione. Ma solo la tensione, la potenza (approx. V * I) resta nel complesso bassa, perché la corrente è molto bassa.
Nel preamplificatore abbiamo:
- impedenza di ingresso alta -> corrente in ingresso molto bassa -> bassa potenza.
- impedenza di uscita alta -> corrente in uscita molto bassa -> bassa potenza.
Ciò che aumenta è la tensione, ed infatti si può parlare di guadagno in tensione.
Da un punto di vista circuitale il preamplificatore è detto anche amplificatore di tensione.
E veniamo allo stadio finale, per il quale abbiamo:
- impedenza di ingresso alta -> corrente in ingresso molto bassa -> bassa potenza.
- impedenza di uscita bassa -> corrente in uscita alta -> alta potenza.
Il guadagno in tensione è UNO, anzi, leggermente di meno. Il livello di tensione che entra è lo stesso che esce, ciò che cambia è la corrente.
Lo stadio finale da un punto di vista circuitale è detto anche amplificatore di potenza o di corrente o inseguitore di tensione o in altri modi.
Vi invito ad andare a vedere gli schemi circuitali degli stadi in classe A o B e verificare quale è il guadagno in tensione.
Per quanto illustrato, vediamo che i due stadi sono fatti per lavorare insieme, e anche laddove ci sembra che ci sia solo l'uno o solo l'altro, se sentiamo la musica i realtà ci sono entrambi.
La progettazione di un ampli ovviamente non si esaurisce qui, ci sono altri fattori come ad esempio la controreazione, ma questo è un altro film.
Un saluto a tutti.
è da un pò che non mi affaccio al mitico T-forum.
Vedo che con il tempo i frequentatori assidui sono cambiati, quindi saluto tutti gli utenti vecchi e nuovi (per me).
Il titolo di questa discussione mi ha attratto dentro ed... eccomi qua a dare il mio umile contributo.
Sto per parlare dello stadio preamplificatore così come si studia a dottrina e cioè a scuola.
Di quale scuola parli? Presto detto: esame di Elettronica Applicata 2, corso di laurea in Ingegneria Elettronica alla Sapienza di Roma, mitico professor Marietti, secolo scorso.
Sto per parlare quindi di dottrina classica, non sto per contraddire nulla di quanto è stato detto finora, il discorso non si applica agli oggetti che si usano in questo momento nel mondo dell'HI-FI.
Potremmo intitolare quanto segue con... Come tutto ebbe inizio.
Nella progettazione di un amplificatore dobbiamo curare sostanzialmente tre aspetti:
- l'interfaccia di ingresso del segnale
- l'elaborazione
- l'interfaccia di uscita
Per l'interfaccia di ingresso, vogliamo una alta impedenza. Significa che il nostro ampli deve leggere la tensione (dalla sorgente che glie la fornisce) prelevando meno corrente possibile, quindi alta impedenza.
Per l'elaborazione, vogliamo che il segnale sia amplificato il più possibile secondo certi requisiti che approfondiremo.
Per l'interfaccia di uscita vogliamo una bassa impedenza, perché vogliamo trasferire più potenza possibile e quindi l'impedenza di uscita deve essere il più possibile vicina alla impedenza del carico.
Tutti questi obbiettivi non si possono raggiungere con un solo transistor, per questo motivo gli amplificatori sono multi-stadio, ed hanno numerosi transistor.
Veniamo ora alla parte di elaborazione per la quale la dottrina classica prevede due stadi: lo stadio di preamplificazione e lo stadio finale.
Lo stadio di preamplificazione amplifica la tensione. Ma solo la tensione, la potenza (approx. V * I) resta nel complesso bassa, perché la corrente è molto bassa.
Nel preamplificatore abbiamo:
- impedenza di ingresso alta -> corrente in ingresso molto bassa -> bassa potenza.
- impedenza di uscita alta -> corrente in uscita molto bassa -> bassa potenza.
Ciò che aumenta è la tensione, ed infatti si può parlare di guadagno in tensione.
Da un punto di vista circuitale il preamplificatore è detto anche amplificatore di tensione.
E veniamo allo stadio finale, per il quale abbiamo:
- impedenza di ingresso alta -> corrente in ingresso molto bassa -> bassa potenza.
- impedenza di uscita bassa -> corrente in uscita alta -> alta potenza.
Il guadagno in tensione è UNO, anzi, leggermente di meno. Il livello di tensione che entra è lo stesso che esce, ciò che cambia è la corrente.
Lo stadio finale da un punto di vista circuitale è detto anche amplificatore di potenza o di corrente o inseguitore di tensione o in altri modi.
Vi invito ad andare a vedere gli schemi circuitali degli stadi in classe A o B e verificare quale è il guadagno in tensione.
Per quanto illustrato, vediamo che i due stadi sono fatti per lavorare insieme, e anche laddove ci sembra che ci sia solo l'uno o solo l'altro, se sentiamo la musica i realtà ci sono entrambi.
La progettazione di un ampli ovviamente non si esaurisce qui, ci sono altri fattori come ad esempio la controreazione, ma questo è un altro film.
Un saluto a tutti.
andzoff- Membro classe bronzo
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
chiarissimo e ti ringrazio per la veloce risposta...abbiamo un'altro molto competente qui nel forum, solo che ci passa l'estate con la risposta anche perchè in genere ci deve allegare una poesia o un racconto che leggo sempre nonostante sia spesso intriso di nichilismo
Adesso è tutto chiaro, senza pre non ce la può fà...
Prova a spiegare una cosa. Il guadagno del pre abbiamo detto che è un guadagno in tensione.
Il volume però attenua, e cosa attenua se non la tensione?
Esempio pratico, lettore cd esce a 2v, io sto ascoltando a volume basso, ovvero all'uscita del mio pre ho 0,4v. Dove sta sto guadagno in tensione del pre?
E' ipotizzabile che col volume al massimo dal pre escano 3,5 volt?
In questo caso si spiegherebbe tutto, ovvero il pre, col volume mi da la possibilità di regolare la tensione in ingresso al finale in modo da non aver mai problema di controllo dello stesso, indipendentemente dall'uscita della sorgente e del livello di segnale della registrazione.
Adesso è tutto chiaro, senza pre non ce la può fà...
Prova a spiegare una cosa. Il guadagno del pre abbiamo detto che è un guadagno in tensione.
Il volume però attenua, e cosa attenua se non la tensione?
Esempio pratico, lettore cd esce a 2v, io sto ascoltando a volume basso, ovvero all'uscita del mio pre ho 0,4v. Dove sta sto guadagno in tensione del pre?
E' ipotizzabile che col volume al massimo dal pre escano 3,5 volt?
In questo caso si spiegherebbe tutto, ovvero il pre, col volume mi da la possibilità di regolare la tensione in ingresso al finale in modo da non aver mai problema di controllo dello stesso, indipendentemente dall'uscita della sorgente e del livello di segnale della registrazione.
Fabio Menozzi- Affezionato
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
OK, il guadagno del preamplificatore è fisso, si decide in fase di progettazione, di conseguenza per agire sul volume ci serve uno stadio apposito. Visto che abbiamo parlato di stadi di amplificazione, possiamo immaginare uno stadio di attenuazione che sul percorso del segnale si trova prima del preamplificatore, e fa il suo lavoro di... attenuazione.
Spero di aver risposto.
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andzoff- Membro classe bronzo
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
andzoff ha scritto:OK, il guadagno del preamplificatore è fisso, si decide in fase di progettazione, di conseguenza per agire sul volume ci serve uno stadio apposito. Visto che abbiamo parlato di stadi di amplificazione, possiamo immaginare uno stadio di attenuazione che sul percorso del segnale si trova prima del preamplificatore, e fa il suo lavoro di... attenuazione.
Spero di aver risposto.
Molto bene. Ti chiedo allora, con il volume al massimo, cioè eliminando lo stadio di attenuazione, la tensione in uscita dal pre dev'esser per forza sempre superiore, diciamo n volte, rispetto a quella di ingresso...è corretto?
Fabio Menozzi- Affezionato
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Credo che ormai abbiamo risposto alla domanda di Silver Black
ma ho trovato sul web questa buona risposta:
un pre ha 3 funzioni base
a) selezionare la sorgente da utilizzare
b) controllare il livello di uscita
c) garantire che al cambiare della posizione del potenziometro non cambino le impedenze in gioco.
...finora in un solo caso il collegamento diretto di un cdp si è fatto preferire ad un pre, ed è stato quando un amico ha utilizzato il cdp levinson 393, che però contiene una scheda preamplificatrice direttamente derivata dal levibson 328, ma ovviamente senza possibilità di selezionare ingressi.
ma ho trovato sul web questa buona risposta:
un pre ha 3 funzioni base
a) selezionare la sorgente da utilizzare
b) controllare il livello di uscita
c) garantire che al cambiare della posizione del potenziometro non cambino le impedenze in gioco.
...finora in un solo caso il collegamento diretto di un cdp si è fatto preferire ad un pre, ed è stato quando un amico ha utilizzato il cdp levinson 393, che però contiene una scheda preamplificatrice direttamente derivata dal levibson 328, ma ovviamente senza possibilità di selezionare ingressi.
Fabio Menozzi- Affezionato
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Yes, eliminando tutti gli stadi di attenuazione, la tensione di uscita del pre è uguale a quella di ingresso moltiplicata per il guadagno che è un numero fisso.Fabio Menozzi ha scritto:Molto bene. Ti chiedo allora, con il volume al massimo, cioè eliminando lo stadio di attenuazione, la tensione in uscita dal pre dev'esser per forza sempre superiore, diciamo n volte, rispetto a quella di ingresso...è corretto?
Detta così, non capisco, I'm sorry.Fabio Menozzi ha scritto:c) garantire che al cambiare della posizione del potenziometro non cambino le impedenze in gioco.
andzoff- Membro classe bronzo
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
andzoff ha scritto:Yes, eliminando tutti gli stadi di attenuazione, la tensione di uscita del pre è uguale a quella di ingresso moltiplicata per il guadagno che è un numero fisso.Fabio Menozzi ha scritto:Molto bene. Ti chiedo allora, con il volume al massimo, cioè eliminando lo stadio di attenuazione, la tensione in uscita dal pre dev'esser per forza sempre superiore, diciamo n volte, rispetto a quella di ingresso...è corretto?Detta così, non capisco, I'm sorry.Fabio Menozzi ha scritto:c) garantire che al cambiare della posizione del potenziometro non cambino le impedenze in gioco.
L'attenuatore, come resistenza variabile, produce una variazione di impedenza che va stabilizzata con un circuito, o, nel caso del digitale, bisogna che il chip lavori a 32 bit per non perdere risoluzione (cosa normale per i migliori chip dac).
Altrimenti il volume, oltre al livello di suono riprodotto, influirebbe sulla sonorità dell'impianto a seconda della posizione dello stesso (cosa che nonostante il circuito succede comunque...da qui la ricerca di potenziometri hi-fi al carbonio, a scatti con resistenze a bassissimo rumore etc)
Fabio Menozzi- Affezionato
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Fabio Menozzi ha scritto:
L'attenuatore, come resistenza variabile, produce una variazione di impedenza che va stabilizzata con un circuito
Beh, di solito il preamplificatore è composto da uno o più stadi di ingresso che amplificano, ma anche no, potrebbero anche avere un guadagno unitario e funzionare come adattatore di impedenza; cioè avere una impedenza alta in ingresso e bassa in uscita.
Poi c'è il potenziometro, che ha un valore praticamente standard di 47Kohm (ma mica sempre eh!) e a volte finisce qui, poi per gli elegantoni c'è uno stadio successivo, spesso a guadagno unitario per rendere l'impedenza d'uscita indipendente (o per lo meno "poco dipendente") dalla posizione del potenziometro; ma qui mi viene da dire chissenefrega, il mio finale non ha mica una impedenza d'ingresso di 50 ohm.
Può servire in caso di collegamenti particolarmente lunghi, tipo casse attive.
Fabio Menozzi ha scritto:
, o, nel caso del digitale, bisogna che il chip lavori a 32 bit per non perdere risoluzione (cosa normale per i migliori chip dac).
Vabbè, che centra, qui siamo nel mondo analogico, la risoluzione non dipende dalla posizione del potenziometro
Fabio Menozzi ha scritto:
Altrimenti il volume, oltre al livello di suono riprodotto, influirebbe sulla sonorità dell'impianto a seconda della posizione dello stesso
Mah, se lo dici tu..
Fabio Menozzi ha scritto:
(cosa che nonostante il circuito succede comunque...da qui la ricerca di potenziometri hi-fi al carbonio, a scatti con resistenze a bassissimo rumore etc)
Carbonio? Vabbè qui partono le supercazzole
Se lo stadio di uscita della sorgente è sufficientemente bassa e quella di ingresso dell'amplificatore è "adeguata" (che non significa per forza elevatissima) il preamplificatore aggiunge solo "roba sua" come rumore e distorsione in quanto alla fine amplifica (tutto, anche il SUO rumore) per poi nuovamente attenuare.
Per questo a volte in certi dispositivi si trova la scritta GAIN e non VOLUME, che non mica lo stesso eh!
Una volta c'era il livello LINE e il livello PRE-OUT, oggi ognuno fa come gli pare.
Non ci sono più i preamplificatori di una volta!
sportyerre- Membro classe argento
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Bene Sporty, ma nei pre che ho visionato io il potenziometro l'ho sempre visto inserito prima dei due stadi Gain.
Nel mio pre, che è abbastanza atipico, il guadagno è prodotto da due integrati jfet, ed uno è prima del volume, l'altro subito dopo.
Inoltre, posso garantirti che il tipo di potenziometro utilizzato partecipa udibilmente al risultato finale. Lo dico tanto per conoscenza... io non sono il tipo che spende o spande per quelle cose lì, avendo lo stesso pre dal 1999. Ma conosco un tecnico autocostruttore, che mi ha sottolineato questa sua esperienza.
Ma visto che sei esperto, ed io non sono qua per insegnare ma per cercare quello che è vero assieme a voi, ti rifaccio la domanda che ho posto ad Andzoff:
Girando la manopola del volume al max, i volt in uscita da un pre sono sempre maggiori di quelli che escono dalla sorgente? Secondo alcuni si, altri affermano che può non essere così...
Nel mio pre, che è abbastanza atipico, il guadagno è prodotto da due integrati jfet, ed uno è prima del volume, l'altro subito dopo.
Inoltre, posso garantirti che il tipo di potenziometro utilizzato partecipa udibilmente al risultato finale. Lo dico tanto per conoscenza... io non sono il tipo che spende o spande per quelle cose lì, avendo lo stesso pre dal 1999. Ma conosco un tecnico autocostruttore, che mi ha sottolineato questa sua esperienza.
Ma visto che sei esperto, ed io non sono qua per insegnare ma per cercare quello che è vero assieme a voi, ti rifaccio la domanda che ho posto ad Andzoff:
Girando la manopola del volume al max, i volt in uscita da un pre sono sempre maggiori di quelli che escono dalla sorgente? Secondo alcuni si, altri affermano che può non essere così...
Fabio Menozzi- Affezionato
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Si e no, è una scelta del costruttore, teoricamente non serve un guadagno negli ingressi line, ma qualche dB viene fuori gratis.
Per esempio la sezione pre del mio Cyrus è passiva.
Non per niente c'è chi vende (o almeno ci prova) per passivi "audiophile" a centinaia di €.
A cosa serve amplificare se poi devi attenuare con il potenziometro?
Qualche amplificatore per cuffie è dotato di selettore di guadagno, e guarda il caso, in LOW il rumore sparisce
Per esempio la sezione pre del mio Cyrus è passiva.
Non per niente c'è chi vende (o almeno ci prova) per passivi "audiophile" a centinaia di €.
A cosa serve amplificare se poi devi attenuare con il potenziometro?
Qualche amplificatore per cuffie è dotato di selettore di guadagno, e guarda il caso, in LOW il rumore sparisce
sportyerre- Membro classe argento
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Fabio Menozzi ha scritto:zenit ha scritto:Buongiorno a tutti e ben ritrovati,
La mia esperienza con i preamp sconfessa chi dice che non faccia suonare meglio l'impianto.
E' anche la mia esperienza, senza il pre il suono è peggiore. Il pre fa ascoltare maggiore separazione stereo, suono più raffinato e arioso.
>Quindi, secondo me, non è solo una questione di impedenze sorgente e finale
ma è proprio questo adattamento che consente al finale di lavorare al meglio, il che si traduce in un suono migliore.
Il pre è un volume (attenuatore) inserito in un circuito di guadagno.
Il guadagno, in ambito elettronico, è la trasposizione del termine inglese gain, che indica la capacità del circuito di incrementare l'ampiezza o la potenza di un segnale. In altri termini è il rapporto tra la grandezza d'uscita (che sia, per esempio, una tensione o una corrente) e quella d'ingresso. da Wikipedia
Senza il pre il suono è peggiore....
Discorsi da bar, ho letto tutto il thread prima di quotarti. Cerchiamo di frenare le megalomanie eccentriche per favore e cerchiamo invece di far venir fuori l'oggettività per quanto possiamo.
Un pre serve se serve. Punto.
La teoria dice che non dovrebbe alterare il suono. Basta una piccolissima equalizzazione "loudness" per buttare fumo negli occhi anche a un attento ed esperto ascoltatore. L'industria ne ha abusato e continua incessante ad abusarne.
Il pre serve principalmente a rendere piu efficiente possibile, in termini ELETTRICI il segnale in uscita dalla sorgente ed in ingresso al finale.
Questo quindi implica che bisogna conoscere tali valori. Impedenze, voltaggi, ecc ecc.
Un pre serve inoltre per attenuazione del volume. E questa la mettiamo per seconda.
Per terza mettiamo la selezione di ingressi. Terza bis se proprio vogliamo, integrando anche la ricostruzione riaa ovvero il phono, ovvero per le testine dei giradischi.
Basta, bisogna dire questo a chi chiede informazioni.
A ME IL PRE MIGLIORA IL SUONO.
Ma quale pre? Con quali diffusori, con quale finale, e dai anche i valori elettrici, misurati con strumenti, e non da schede tecniche.
Dai he che si fa meglio di cosi.
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
c3kkos ha scritto:
Senza il pre il suono è peggiore....
Discorsi da bar, ho letto tutto il thread prima di quotarti. Cerchiamo di frenare le megalomanie eccentriche per favore e cerchiamo invece di far venir fuori l'oggettività per quanto possiamo.
Un pre serve se serve. Punto.
La teoria dice che non dovrebbe alterare il suono. Basta una piccolissima equalizzazione "loudness" per buttare fumo negli occhi anche a un attento ed esperto ascoltatore. L'industria ne ha abusato e continua incessante ad abusarne.
Il pre serve principalmente a rendere piu efficiente possibile, in termini ELETTRICI il segnale in uscita dalla sorgente ed in ingresso al finale.
Questo quindi implica che bisogna conoscere tali valori. Impedenze, voltaggi, ecc ecc.
Un pre serve inoltre per attenuazione del volume. E questa la mettiamo per seconda.
Per terza mettiamo la selezione di ingressi. Terza bis se proprio vogliamo, integrando anche la ricostruzione riaa ovvero il phono, ovvero per le testine dei giradischi.
Basta, bisogna dire questo a chi chiede informazioni.
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
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Cuffie: Rega Ear MKII, Teac Ha-P50; Philips Fidelio X2, Sennheiser HD545 reference, Sennheiser MM450X, Grado SR60e, Fostex T50RP MK3, Sony WH1000 MX3 e un cassetto pieno di KZ e Xiaomi
Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
quindi se serve serve e se non serve non servesportyerre ha scritto:Un pre se serve serve.
Non serve dire altro, altrimenti può anche non servire.
nerone- Membro classe argento
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Numero di messaggi : 3918
Provincia : ...
Impianto : Grundig e LT
Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
nerone ha scritto:quindi se serve serve e se non serve non servesportyerre ha scritto:Un pre se serve serve.
Non serve dire altro, altrimenti può anche non servire.
Ma il punto è: a me serve?
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Silver Black- Amministratore
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Provincia : Vicenza
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Impianto :
pre: S.M.S.L. Sanskrit 10th
ampli: Behringer A800 (220 W @ 8 Ohm, 400 W @ 4 Ohm, 800 W in mono)
diffusori: Cerwin Vega XLS-215 (126x43x53.5 cm, 53 Kg cad., 95 db/W/m, 6 Ohm, 2 woofer da 38 cm, midrange da 17 cm, tweeter a cupola a tromba, 500 W, 38 Hz - 20 KHz)
sorgente: Sony BDP-S370 (lettore DVD/Blue-Ray e stazione multimediale streaming via rete cablata)
cavi segnale: Monster Cable MKII
cavi potenza: Qed Micro
- Spoiler:
Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Hai un ampli finale, quindi se vuoi collegare più sorgenti, digitali, analogiche etc etc e magari usare un telecomando per il volume allora si......
Se hai una sola sorgente tipo un dac con controllo di volume incorporato allora no....
Ma magari in un pre il potenziometro è molto migliore di quello di un dac.....
Se hai una sola sorgente tipo un dac con controllo di volume incorporato allora no....
Ma magari in un pre il potenziometro è molto migliore di quello di un dac.....
beppe61- Membro classe argento
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Impianto : .
Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Credo che ci sia un errore di fondo, identificare un pre con due specifici stadi che "comunemente" lo compongono ma non hanno nulla a che vedere con la funzione principale di preamplifcare un segnale, ossia il controllo volume e il selettore di ingressi. Lo stadio di preamplificazione è uno stadio a se stante che non ha nulla a che vedere con questi due componenti al più deve essere disegnato in modo da interfacciarsi al meglio con l'attenuatore di volume.
francoiacc- Membro di riguardo
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Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
beppe61 ha scritto:Hai un ampli finale, quindi se vuoi collegare più sorgenti, digitali, analogiche etc etc e magari usare un telecomando per il volume allora si......
Se hai una sola sorgente tipo un dac con controllo di volume incorporato allora no....
Io intendevo in generale, cioè uno deve chiedersi se a se stesso il pre serve davvero o no.
Nel mio caso hai ragione, è vero. Mi serve eccome! Anche perchè il finale ha 2 potenziometri quindi può diventare complicato regolarli correttamente contemporaneamente. Inoltre il mio DAC (che mi fa da pre, va beh) ha più ingressi e, come dici tu, la comodità di un telecomando. Non toglierei il pre dalla mia catena audio per nulla al mondo se non per un altro pre migliore!
Ma magari in un pre il potenziometro è molto migliore di quello di un dac.....
Magari dipende dal pre e dal dac di cui si parla.
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Silver Black- Amministratore
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cavi segnale: Monster Cable MKII
cavi potenza: Qed Micro
- Spoiler:
Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
Anche l'autunno, se è per quello ... .valterneri ha scritto:sto pensando e rimuginando, e ho già capito che anche l'estate forse ce la svernoSilver Black ha scritto:Tutta l'estate insomma...valterneri ha scritto:A presto!
il tempo di fare qualche foto, qualche grafico, qualche misura e ...
...
pallapippo- Membro classe oro
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Impianto :- Spoiler:
- Sorgenti:
cdp: Advance Acoustic MCD 203, modificato (con GE Jan 5751)
giradischi: Pioneer PL-112D; testina: Audio-Techica AT95 EB;
liquida:Asus Eee PC 1001PX; software: wtfplay; cavo usb: Audioquest Cinnamon;dac: SMSL M7;
pre: Yaqin MS-12B modificato da MaurArte (valvole Mullard CV4003 KB/D e Tungsol 12AX7)
finale: Connexelectronic TA3020 V2a con alimentatore A1000SMPS, il tutto modificato ed assemblato da Vincenzo;
casse: Sonus Faber "Concerto" Grand Piano.
cavi segnale: XLR ---> RCA by Vincenzo; Mogami "Stentor";
cavi potenza: Transparent HP 14-4 (biwiring)
cavi alimentazione: by Vincenzo; by bobby052cavihifi; A.V.A.
distr. di rete: by bobby052cavihifi.
Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
mi sa che ci sverno l'inverno ...pallapippo ha scritto:Anche l'autunno, se è per quello ...valterneri ha scritto:sto pensando e rimuginando, e ho già capito che anche l'estate forse ce la svernoSilver Black ha scritto:
Tutta l'estate insomma...
in studio di registrazione il pre-amplificatore è una cosa assente, inesistente,
si usano solo i finali ...
una volta dal mixer ai finali,
oggi dal computer editor ai finali, ma il pre non è mai esistito.
Non ho mai comprato un pre perché dovevo comprarlo, solo finali, ne ho tanti,
eppure ...
di tutte le cose, escluso microfoni e cuffie, il pre è la cosa che mi piace di più,
di gran lunga più dei finali, di gran lunga più dei convertitori,
di gran lunga di più di qualunque cassa esclusa una ...
forse perché il pre è ... l'intelligenza dell'impianto stereo,
e non si può fare a meno dell'intelligenza,
ecco perché il pre è indispensabile
certo … se si deve phoneggiare ...
certo … se si deve equalizzare ...
certo … se si deve volumeggiare ...
certo … se si deve commutare ...
ma non sono questi i motivi veri che rendono il pre necessario,
men che meno l'adattamento d'impedenza, è una falsa credenza popolare,
men che meno la sua capacità di migliorare il suono, è da audiofili il crederlo ...
in pratica il pre è necessario sol perché nelle sue azioni fondamentali
inserisce difetti che sta a lui stesso rimediare ...
ovvero ... in pratica ... se lo si usa lo si deve usare!
Criptico? No, è facile!
ecco il primo indizio ... tutto ruota attorno alla manopola del volume
valterneri- Membro classe oro
- Data d'iscrizione : 09.10.12
Numero di messaggi : 7923
Provincia : abito nel forum
Impianto : un Thorens Debut Carbon
Re: Teoria dei preamp, me la spiegate?
1. per far funzionare l'amplificatore al 100%, quindi regolare il volume di riproduzione;Silver Black ha scritto:Mi spiegate a che serve in soldoni un preamp e perchè ce ne sarebbe bisogno?
2. per introdurre una qualche equalizzazione (es. valvole);
3. per gestire più sorgenti.
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