Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
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Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
Per quanto riguarda i cavi, consideravo da parte mia chiuso l’argomento: un comune cavo elettrico di adeguata sezione svolge al meglio la funzione di cavo di potenza per collegare i diffusori all’amplificatore. Parimenti un economico cavo di segnale RCA bianco/rosso dovrebbe garantire un perfetto trasferimento del segnale su tutte le frequenze audio (armoniche incluse).
Conoscendo la mia opinione (peraltro tecnicamente fondata) in merito ai cavi, molti di voi si saranno stupiti dell’uso del condizionale. Ebbene tale scelta nasce da un episodio singolare, eccezionale ma capitato proprio a me: consapevole del fatto che le probabilità che si possa verificare ad uno di voi sono statisticamente molto basse, reputo comunque utile riportare la mia esperienza, in modo che se nella quantità dovesse accadere a qualcun altro, questi trarrà uno spunto dalla vicenda che segue.
Partendo dal fondo, avrete notato che il mio impianto ha subito un ulteriore ritorno al passato: il lettore Sony CDP-XE370, onesto e ben costruito ma dotato di un cavo di segnale in grado di far suonare male qualunque lettore. Tale cavo, pensando che uno valesse l’altro (cosa verissima a patto che si tratti di un buon cavo), è esattamente quello che ho portato al meeting della Grundig e, collegata la mia Fenice 20 al lettore multiformato JVC, ho avuto la disgrazia di udire un suono piatto, aspro e stridulo come mai lo avevo ascoltato con alcuna elettronica utilizzata in vita mia. In tale occasione, il pronto intervento di Massimo Ambrosini (che ha sostituito lettore e cavo, con un Sony modificato CCI collegato con un altro cavo) ha ridato alla musica quell’umanità che essa meritava, oltre a permettere alla Fenice 20 di funzionare a dovere (con la sola limitazione dell’alimentatore switching, in luogo dell’auspicabile batteria per auto).
Tornato a casa ho ricollegato il tutto col consueto cavo (un altro economicissimo recuperato dal laboratorio di mio papà): mancava quella famosa “stanza in più” che il Grundig V-7000 rivelava, ma tutto sommato la resa era buona e convincente (anche in profondità), diventando ottima in considerazione del costo del miracoloso classe T made in Italy.
Tuttavia, pur non balenandomi ancora per la testa l’idea che potesse essere proprio il cavetto RCA del Sony, esperienze come i meeting di Massimo sono tra quelle cose che metterebbero in discussione qualunque appassionato che voglia comprendere a fondo alcuni fondamenti dell’hi-fi, primo tra questi il requisito di base: una risposta in frequenza lineare e il più possibile estesa. Così decido di ricollegare il mio vecchio e ultralineare Technics e, sorpresa, non perdo nulla e per di più aggiungo al dettaglio quella dose di dolcezza e di corpo che mi avvicina a quanto ascoltato con le catene Grundig-LT.
Poiché una catena dev’essere equilibrata, l’accoppiata Technics/Boston mette in luce i limiti del multiformato JVC, soprattutto in termini di corpo e matericità del suono, ragione che mi spinge a ricollegare il Sony e questa volta con un cavo adeguato (quello appunto usato col JVC e non l’originale fornitomi insieme al Sony). E qui il colpo di scena: come per magia appare “la stanza in più”, il suono acquista spazialità, dolcezza, ricchezza armonica e quell’impatto senza cattiveria (dinamica vera, priva di asprezze e con alcuna traccia di compressione). Insomma una sensazione molto vicina alla musica dal vivo, magari non prioritaria per gli audiofili puristi (coloro che fanno dell’impianto il fine) ma assai preziosa per chi come me ama la musica e considera l’impianto hi-fi un mezzo e non un fine così è, così dev’essere, potrei tenermi per me questa esperienza, personale e piuttosto imbarazzante, ma reputo onesto e corretto non solo condividerla con tutti voi, ma anche partire da ciò per ringraziare coloro senza i quali non sarei mai giunto a questo risultato: Lucio Cadeddu per avermi fatto scoprire la classe T; Berry per aver sottolineato a più riprese (e con un’insistenza che ora riesco a comprendere fino in fondo) la fondamentale importanza della linearità; Renato Fornasieri per avermi dato la possibilità con pochi soldi di ridare voce alle mie Boston con woofer migliori degli originali; Massimo Ambrosini, dato che senza la partecipazione al suo meeting non sarei mai giunto al risultato ora ottenuto.
Non si può esser d’accordo su tutto né provare le stesse sensazioni, ma quando quel che esce è musica, buona musica, davvero musica, allora forse per una volta le piccole divergenze scompaiono, lasciando spazio a qualcosa di ben più grande che unisce tutti coloro che sono ancora in grado di emozionarsi.
Un abbraccio a tutti voi e a tutti voi buon ascolto!
PS: il titolo dell’argomento si riferisce al particolare fenomeno prodotto dal cavetto del Sony, da me ribattezzato “effetto guttalax”, ossia quando un cavo di segnale fa davvero cagare!
Ovviamente, qualora altri dovessero incappare in un’evenienza tanto spiacevole quanto rara, sarà sufficiente sostituire il cavo RCA incriminato con un altro qualunque, tra quelli economici. Spendere di più non serve e le probabilità di beccarne due così di fila è pressoché nulla.
Conoscendo la mia opinione (peraltro tecnicamente fondata) in merito ai cavi, molti di voi si saranno stupiti dell’uso del condizionale. Ebbene tale scelta nasce da un episodio singolare, eccezionale ma capitato proprio a me: consapevole del fatto che le probabilità che si possa verificare ad uno di voi sono statisticamente molto basse, reputo comunque utile riportare la mia esperienza, in modo che se nella quantità dovesse accadere a qualcun altro, questi trarrà uno spunto dalla vicenda che segue.
Partendo dal fondo, avrete notato che il mio impianto ha subito un ulteriore ritorno al passato: il lettore Sony CDP-XE370, onesto e ben costruito ma dotato di un cavo di segnale in grado di far suonare male qualunque lettore. Tale cavo, pensando che uno valesse l’altro (cosa verissima a patto che si tratti di un buon cavo), è esattamente quello che ho portato al meeting della Grundig e, collegata la mia Fenice 20 al lettore multiformato JVC, ho avuto la disgrazia di udire un suono piatto, aspro e stridulo come mai lo avevo ascoltato con alcuna elettronica utilizzata in vita mia. In tale occasione, il pronto intervento di Massimo Ambrosini (che ha sostituito lettore e cavo, con un Sony modificato CCI collegato con un altro cavo) ha ridato alla musica quell’umanità che essa meritava, oltre a permettere alla Fenice 20 di funzionare a dovere (con la sola limitazione dell’alimentatore switching, in luogo dell’auspicabile batteria per auto).
Tornato a casa ho ricollegato il tutto col consueto cavo (un altro economicissimo recuperato dal laboratorio di mio papà): mancava quella famosa “stanza in più” che il Grundig V-7000 rivelava, ma tutto sommato la resa era buona e convincente (anche in profondità), diventando ottima in considerazione del costo del miracoloso classe T made in Italy.
Tuttavia, pur non balenandomi ancora per la testa l’idea che potesse essere proprio il cavetto RCA del Sony, esperienze come i meeting di Massimo sono tra quelle cose che metterebbero in discussione qualunque appassionato che voglia comprendere a fondo alcuni fondamenti dell’hi-fi, primo tra questi il requisito di base: una risposta in frequenza lineare e il più possibile estesa. Così decido di ricollegare il mio vecchio e ultralineare Technics e, sorpresa, non perdo nulla e per di più aggiungo al dettaglio quella dose di dolcezza e di corpo che mi avvicina a quanto ascoltato con le catene Grundig-LT.
Poiché una catena dev’essere equilibrata, l’accoppiata Technics/Boston mette in luce i limiti del multiformato JVC, soprattutto in termini di corpo e matericità del suono, ragione che mi spinge a ricollegare il Sony e questa volta con un cavo adeguato (quello appunto usato col JVC e non l’originale fornitomi insieme al Sony). E qui il colpo di scena: come per magia appare “la stanza in più”, il suono acquista spazialità, dolcezza, ricchezza armonica e quell’impatto senza cattiveria (dinamica vera, priva di asprezze e con alcuna traccia di compressione). Insomma una sensazione molto vicina alla musica dal vivo, magari non prioritaria per gli audiofili puristi (coloro che fanno dell’impianto il fine) ma assai preziosa per chi come me ama la musica e considera l’impianto hi-fi un mezzo e non un fine così è, così dev’essere, potrei tenermi per me questa esperienza, personale e piuttosto imbarazzante, ma reputo onesto e corretto non solo condividerla con tutti voi, ma anche partire da ciò per ringraziare coloro senza i quali non sarei mai giunto a questo risultato: Lucio Cadeddu per avermi fatto scoprire la classe T; Berry per aver sottolineato a più riprese (e con un’insistenza che ora riesco a comprendere fino in fondo) la fondamentale importanza della linearità; Renato Fornasieri per avermi dato la possibilità con pochi soldi di ridare voce alle mie Boston con woofer migliori degli originali; Massimo Ambrosini, dato che senza la partecipazione al suo meeting non sarei mai giunto al risultato ora ottenuto.
Non si può esser d’accordo su tutto né provare le stesse sensazioni, ma quando quel che esce è musica, buona musica, davvero musica, allora forse per una volta le piccole divergenze scompaiono, lasciando spazio a qualcosa di ben più grande che unisce tutti coloro che sono ancora in grado di emozionarsi.
Un abbraccio a tutti voi e a tutti voi buon ascolto!
PS: il titolo dell’argomento si riferisce al particolare fenomeno prodotto dal cavetto del Sony, da me ribattezzato “effetto guttalax”, ossia quando un cavo di segnale fa davvero cagare!
Ovviamente, qualora altri dovessero incappare in un’evenienza tanto spiacevole quanto rara, sarà sufficiente sostituire il cavo RCA incriminato con un altro qualunque, tra quelli economici. Spendere di più non serve e le probabilità di beccarne due così di fila è pressoché nulla.
Andrea Gianelli- Membro classe argento
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Impianto : Lettore Philips CD460, amplificatore "BeoAffordable" (con modulo Bang&Olufsen ICEpower 50ASX2 e pre phono/linea integrati by Camillo Gianelli), diffusori a sospensione pneumatica Boston Acoustics T-930 "improved" con woofer Indiana Line W20.
Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
grazie Andrea, proprio un bel post
ps: il cavo al carbone invece di che brand è ?
ps: il cavo al carbone invece di che brand è ?
schwantz34- Membro classe diamante
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Impianto : minimalista, uso un vecchio walkman con gli auricolari...
Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
Mi fa piacere, Sergio: nel mio piccolo ho raggiunto un punto di equilibrio che spero di mantenere il più a lungo possibile...
Per quanto riguarda il cavo al carbone, beh, credo sia quello che la befana porta agli audiofili cattivi.
Per quanto riguarda il cavo al carbone, beh, credo sia quello che la befana porta agli audiofili cattivi.
Andrea Gianelli- Membro classe argento
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Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
Andrea nella mia esperienza nel mio impianto il classico cavetto rca rosso bianco (ne ho provati tanti) suonano tutti uguale, non ci possono essere diffrenze clamorose, suonano tutti molto male, e la differenza con un cavo decente (sui 50 euro) l'ha sentita involontariamente anche la mia ragazza, che dell'hi fi "non gli ne po' frega' de meno!"
Giusto per fare un esmpio nel suo impianto molto economico e con lettore dvd, la differnza non si sentiva, nel mio era lampante.
Rispetto la tua opinione ma secondo me è fuorviante dire (tecnicamente fondata) per smentire quel "tecnicamente" basta prendere un capacimentro da 7 euro dei cinesi e misurare la capacità del delettrico di un metro di cavo da 2 euro al kg, e mettere al confronto la misura della capacità con un normale coassiale da 50 cent al metro.. le differenze saranno clamorose!
Andrea se non sei riuscito a sentire differenze secondo me è dovuto ad un ambiente di ascolto inadeguato, se si hanno punti di rilfessione nell'ambiente: vetri, grosse superfici scoperte (anche il soffitto), punti di riflessione primaria non trattati e difficile sentire le differenze tra un cd player e l'altro! altro che cavi!
Giusto per fare un esmpio nel suo impianto molto economico e con lettore dvd, la differnza non si sentiva, nel mio era lampante.
Rispetto la tua opinione ma secondo me è fuorviante dire (tecnicamente fondata) per smentire quel "tecnicamente" basta prendere un capacimentro da 7 euro dei cinesi e misurare la capacità del delettrico di un metro di cavo da 2 euro al kg, e mettere al confronto la misura della capacità con un normale coassiale da 50 cent al metro.. le differenze saranno clamorose!
Andrea se non sei riuscito a sentire differenze secondo me è dovuto ad un ambiente di ascolto inadeguato, se si hanno punti di rilfessione nell'ambiente: vetri, grosse superfici scoperte (anche il soffitto), punti di riflessione primaria non trattati e difficile sentire le differenze tra un cd player e l'altro! altro che cavi!
Ultima modifica di shantim il Mer 3 Feb 2010 - 15:55 - modificato 2 volte.
shantim- Membro di riguardo
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Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
pero' è quello che non ti fa andare al bagno ...Andrea Gianelli ha scritto:
Per quanto riguarda il cavo al carbone, beh, credo sia quello che la befana porta agli audiofili cattivi.
ma chi sono gli audiofili cattivi ? Io ? , io pero' non sono audiofilo ...
ps: ti rivelero' un segreto ...shhhh ...ma non dirlo a nessuno ... la befana non esiste ... , sono babbo e mamma a riempire la calza ...
schwantz34- Membro classe diamante
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Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
Questo scherzo non è divertente.schwantz34 ha scritto:
ps: ti rivelero' un segreto ...shhhh ...ma non dirlo a nessuno ... la befana non esiste ... , sono babbo e mamma a riempire la calza ...
mgiombi- Membro classe argento
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Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
mgiombi ha scritto:Questo scherzo non è divertente.schwantz34 ha scritto:
ps: ti rivelero' un segreto ...shhhh ...ma non dirlo a nessuno ... la befana non esiste ... , sono babbo e mamma a riempire la calza ...
lo so michele , purtroppo prima o poi dobbiamo scontrarci con la dura realtà ... :-(
anche babbo natale non esiste ...
schwantz34- Membro classe diamante
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Numero di messaggi : 15857
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Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
Ma dai, Sergio, non mi riferisco a nessuno dei presenti: gli audiofili sono personaggi tanto divertenti da non poterli considerare cattivi. Ho usato tale espressione per creare la battuta, coerentemente col tono scherzoso dei tuoi interventi.
Per quanto riguarda Shantim, posso condividere alcune differenze misurabili, ma che nulla hanno a che vedere con le frequenze audio e la riproduzione audio: si tratta di MHz!
Stesso dicasi per differenze udibili: il 99% è a mio avviso autosuggestione, di cui tutti siamo vittime (accade anche con alcune pubblicità della tv ad alta definizione, segno che anche l'occhio, più oggettivo dell'orecchio, può essere ingannato). Non dico non esistano differenze: un pessimo cavo (cosa rara e qui trattata proprio per la sua eccezionalità) si sente, ma quelli buoni (praticamente tutti) fanno suonare l'impianto come dovrebbe.
Non voglio negare le tue sensazioni (il rispetto delle opinioni è assolutamente reciproco) ma sempliciemente riportare un'esperienza del tutto diversa, non solo mia ma anche dei professionisti del settore (musicisti in primis) con i quali sono in contatto e spesso mi confronto.
Ciò detto, nell'ambito della riproduzione musicale quel "tecnicamente" è fondato: se parliamo di cavi speciali pensati per altre applicazioni siamo assolutamente d'accordo.
Infine, il mio ambiente non è messo male e di certo un impianto pensato per l'alta fedeltà domestica dev'essere in grado di suonare bene senza necessità di ambienti acusticamente trattati: il normale arredo, i vetri coperti da tende e magari qualche quadro di tela sono accorgimenti più che sufficienti.
PS: non mi è chiara la tua affermazione "un metro di cavo da 2 euro al kg a confronto con un normale coassiale da 50 cent al metro", trattandosi di due cavi economicissimi. Per quanto riguarda invece i 50 euro, li considero un furto!
Per quanto riguarda Shantim, posso condividere alcune differenze misurabili, ma che nulla hanno a che vedere con le frequenze audio e la riproduzione audio: si tratta di MHz!
Stesso dicasi per differenze udibili: il 99% è a mio avviso autosuggestione, di cui tutti siamo vittime (accade anche con alcune pubblicità della tv ad alta definizione, segno che anche l'occhio, più oggettivo dell'orecchio, può essere ingannato). Non dico non esistano differenze: un pessimo cavo (cosa rara e qui trattata proprio per la sua eccezionalità) si sente, ma quelli buoni (praticamente tutti) fanno suonare l'impianto come dovrebbe.
Non voglio negare le tue sensazioni (il rispetto delle opinioni è assolutamente reciproco) ma sempliciemente riportare un'esperienza del tutto diversa, non solo mia ma anche dei professionisti del settore (musicisti in primis) con i quali sono in contatto e spesso mi confronto.
Ciò detto, nell'ambito della riproduzione musicale quel "tecnicamente" è fondato: se parliamo di cavi speciali pensati per altre applicazioni siamo assolutamente d'accordo.
Infine, il mio ambiente non è messo male e di certo un impianto pensato per l'alta fedeltà domestica dev'essere in grado di suonare bene senza necessità di ambienti acusticamente trattati: il normale arredo, i vetri coperti da tende e magari qualche quadro di tela sono accorgimenti più che sufficienti.
PS: non mi è chiara la tua affermazione "un metro di cavo da 2 euro al kg a confronto con un normale coassiale da 50 cent al metro", trattandosi di due cavi economicissimi. Per quanto riguarda invece i 50 euro, li considero un furto!
Andrea Gianelli- Membro classe argento
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Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
andrea, ma avevi usato due pezzi de filo de ferro con la ruggine per avvertire tutte ste differenze?
piero7- Membro classe oro
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Numero di messaggi : 9854
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Re: Cavi di segnale: effetto "Guttalax"
piero7 ha scritto:andrea, ma avevi usato due pezzi de filo de ferro con la ruggine per avvertire tutte ste differenze?
Caro Piero, questo lo devi chiedere alla Sony, che ha impacchettato un lettore nuovo e di buona qualità con un cavo guasto: a detta di mio papà si tratta con ogni probabilità di un cavo difettoso, dal momento che nel range di frequenze utilizzato un cavo vale l'altro, purchè sia buono (ossia in condizioni di svolgere la sua funzione).
Il mio intervento pubblico sull'argomento deriva proprio dall'eccezionalità di quanto accaduto: la classica eccezione che conferma la regola.
Il mio intervento pubblico sull'argomento deriva proprio dall'eccezionalità di quanto accaduto: la classica eccezione che conferma la regola.
Andrea Gianelli- Membro classe argento
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