da vinile a 24/96
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Re: da vinile a 24/96
Inoltre la prima pressatura in cd con amplificatori valvolari è pressoché identica a quella del vinile ad esempio thriller di Michael Jackson è un capolavoro di dinamica altro che la spazzatura di remaster che riempie oggigiorno gli scaffali dei centri commerciali e purtroppo anche rinomati negozi di dischi
Yurj- Novizio
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Re: da vinile a 24/96
Yurj ha scritto:L ' orecchio umano ode le frequenze da 20Hz a 20000 Hz quindi rippare i vinili a 24/96 è INUTILE . Solo il mio punto di vista senza offendere nessuno
Su questo ci sarebbe da discutere: io la differenza tra un 24/192 e lo stesso file resamplato a 24/96 la sento eccome, in blind test.
C'è una spiegazione tecnica in questo, e riguarda la manipolazione effettuata dal dac.
Ma soprattutto questa è una sottigliezza, c'è la differenza più importante: i bit, che non c'entrano niente con le frequenze.
Catturare da analogico a 24bit fornisce ben altra qualità rispetto al 16bit, che è di per sé un limite.
Il discorso sui primi cd, a parte dischi con produzione milionaria e strafamosi, non è molto valido.
Innanzitutto per la questione 16bit vs 24bit; secondariamente perché non ascoltiamo solo Thriller, ma moltissime cose più di nicchia. Ad esempio, prova a sentire la prima stampa cd di Tango dei Matia Bazar, fa veramente schifo paragonato al vinyl rip professionali che mi son fatto fare.
Approfondite il discorso vinyl rip professionali, perché vi perdete veramente tanto.
Nadir81- Membro classe bronzo
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Re: da vinile a 24/96
Nadir81 ha scritto:
Su questo ci sarebbe da discutere: io la differenza tra un 24/192 e lo stesso file resamplato a 24/96 la sento eccome, in blind test.
non è questo l'esperimento che devi fare
con lo stesso editor devi creare i due file
non uno trattato a partire dall'altro... non è a uno gli fai buscare due dithering e all'altro no... eh...
lello64- Membro classe diamante
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Re: da vinile a 24/96
lello64 ha scritto:Nadir81 ha scritto:
Su questo ci sarebbe da discutere: io la differenza tra un 24/192 e lo stesso file resamplato a 24/96 la sento eccome, in blind test.
non è questo l'esperimento che devi fare
con lo stesso editor devi creare i due file
non uno trattato a partire dall'altro... non è a uno gli fai buscare due dithering e all'altro no... eh...
Il dithering non c'entra niente con le frequenze, giacché riguarda la riduzione dei bit (da 32 a 24; da 24 a 16) e non la riduzione delle frequenze.
Allo stato attuale delle cose posso dire di sentire la differenza tra un file 24/192 e lo stesso file donwsamplato con Izotope con settaggio accurato (e non subisce dithering, giacché resta a 24bit ma cambia solo la frequenza, da 192 a 96).
Ma il punto è che questo discorso non c'entra niente con la differenza più grossa tra 24 e 16 bit. Si chiama "straw man" in dialettica, ovvero qui si parla di differenza tra vinyl rip e cd, e si va a "confutare" l'aspetto meno rilevante ("l'orecchio umano, le frequenze etc."), quando il grosso della differenza in meglio è ben altro (mastering diverso, trasferimento a 24bit contro i limiti del redbook etc.). La storia dei 96 vs 48 (o 44.1) è una sottigliezza sonora in confronto alle differenze enormi tra mastering o tra 24bit e 16bit.
Faccio qualche esempio: se voglio sentirmi A Fury of Glass, dei la Rossa, l'unica edizione su cd è uno scempio: hanno remixato tutto e aggiunto echi e reverberi, soppresso alcune tracce di percussioni, eliminato un brano perché non piaceva al tastierista (e per forza, non suonava niente in quel brano). Perciò vado di vinyl rip professionale 24/96 ed è tutto un altro disco.
Completamente.
Se voglio sentirmi Felona e Sorona, le due edizioni su cd fanno schifo: la vecchia edizione ha il volume che a metà di un brano si alza, e un suono brutto e metallico, un trasferimento da analogico effettuato negli anni '80, coi mezzi dell'epoca. Il remaster non ne parliamo, fa schifo (compressione a manetta).
Se voglio sentirmi Quel Giorno di Uve Rosse, non esiste nessuna ristampa cd: vado di vinyl rip.
Se voglio sentirmi Ok Computer, il cd è compresso, il mastering vinilico della recente ristampa 2016 (edizione europea) su doppio LP invece no, è una meraviglia (meglio della prima stampa vinilica..anzi, giacché ci sono ve lo consiglio vivamente), soundstage, dettaglio e profondità da paura.
Ultima modifica di Nadir81 il Gio 5 Gen 2017 - 13:15 - modificato 1 volta.
Nadir81- Membro classe bronzo
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Re: da vinile a 24/96
Nadir81 ha scritto:
Il dithering non c'entra niente con le frequenze, giacché riguarda la riduzione dei bit (da 32 a 24; da 24 a 16) e non la riduzione delle frequenze.
Allo stato attuale delle cose posso dire di sentire la differenza tra un file 24/192 e lo stesso file donwsamplato con Izotope con settaggio accurato (e non subisce dithering, giacché resta a 24bit ma cambia solo la frequenza, da 192 a 96).
Ma il punto è che questo discorso non c'entra niente con la differenza più grossa tra 24 e 16 bit. Si chiama "straw man" in dialettica, ovvero qui si parla di differenza tra vinyl rip e cd, e si va a "confutare" l'aspetto meno rilevante ("l'orecchio umano, le frequenze etc."), quando il grosso della differenza in meglio è ben altro (mastering diverso, trasferimento a 24bit contro i limiti del redbook etc.). La storia dei 96 vs 48 (o 44.1) è una sottigliezza sonora in confronto alle differenze enormi tra mastering o tra 24bit e 16bit.
verissimo, avevo letto in fretta i file da confrontare
comunque stai elaborando un file e stai facendo un downsampling e sarebbe giusto farli generare entrambi dallo stesso programma dal principio
fermo restando che sono daccordissimo su tutto, io registro 44.100 e 24 bit
lello64- Membro classe diamante
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Re: da vinile a 24/96
24/44.1 è un compromesso accettabile, i bit contano molto più delle frequenze.
Ovviamente conta anche il sistema con cui si rippa, la qualità della pressing, la qualità del mastering (ci sono album con 5-6 mastering differenti, tipo Ziggy Stardust). Io prima di buttar soldi per vinili con mastering "cd sourced" (come fanno certe etichette italiane di cui non faccio il nome) o schifoso, mi faccio un giro sui forum dei vari Steve Hoffman e simili, per capire qual è la pressing migliore.
Poi eh, ci sono file hd ufficiali che suonano benissimo, e mi risparmio volentieri il vinyl rip se possibile (ad esempio i 24/192 Pono di Neil Young suonano benissimo).
Purtroppo però la maggioranza dei file hd ufficiali sono compressi, e non poco (anche DR4-DR5).
Felona e Sorona, cd remaster: brani con DR5 e DR6. Mal di testa dopo 10 secondi di ascolto...zan zan zan, saturazione e compressione, un blocco di suono fastidioso e schiacciato...pensare che persino i primi album dei Dream Theater avevano un mastering molto più dinamico, ed era prog-metal (su mastering vinilico, diverso da quello del cd, addirittura arrivano a DR13/DR14).
Ovviamente conta anche il sistema con cui si rippa, la qualità della pressing, la qualità del mastering (ci sono album con 5-6 mastering differenti, tipo Ziggy Stardust). Io prima di buttar soldi per vinili con mastering "cd sourced" (come fanno certe etichette italiane di cui non faccio il nome) o schifoso, mi faccio un giro sui forum dei vari Steve Hoffman e simili, per capire qual è la pressing migliore.
Poi eh, ci sono file hd ufficiali che suonano benissimo, e mi risparmio volentieri il vinyl rip se possibile (ad esempio i 24/192 Pono di Neil Young suonano benissimo).
Purtroppo però la maggioranza dei file hd ufficiali sono compressi, e non poco (anche DR4-DR5).
Felona e Sorona, cd remaster: brani con DR5 e DR6. Mal di testa dopo 10 secondi di ascolto...zan zan zan, saturazione e compressione, un blocco di suono fastidioso e schiacciato...pensare che persino i primi album dei Dream Theater avevano un mastering molto più dinamico, ed era prog-metal (su mastering vinilico, diverso da quello del cd, addirittura arrivano a DR13/DR14).
Nadir81- Membro classe bronzo
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Re: da vinile a 24/96
Mi piace dire anche la mia...
Sulla questione del test, io ammetto di non poter essere in grado di percepire queste differenze in termini di larghezza di banda delle frequenze digitalizzate, principalmente per un problema di età ovviamente.
Diversamente, percepisco in termini qualitativi e, a livello tecnico lo considero il minimo sindacale, la densità dei bit per il campionamento che non può essere inferiore a 24...
Ciò posto, secondo me è inutile rippare i vinili se non da 24/96 in su... e lo stesso vale per tutta la musica ripresa in alta definizione.
Sulla questione del test, io ammetto di non poter essere in grado di percepire queste differenze in termini di larghezza di banda delle frequenze digitalizzate, principalmente per un problema di età ovviamente.
Diversamente, percepisco in termini qualitativi e, a livello tecnico lo considero il minimo sindacale, la densità dei bit per il campionamento che non può essere inferiore a 24...
Ciò posto, secondo me è inutile rippare i vinili se non da 24/96 in su... e lo stesso vale per tutta la musica ripresa in alta definizione.
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AMPLI: Denon PMA-520AE
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Re: da vinile a 24/96
potowatax ha scritto:Mi piace dire anche la mia...
Sulla questione del test, io ammetto di non poter essere in grado di percepire queste differenze in termini di larghezza di banda delle frequenze digitalizzate, principalmente per un problema di età ovviamente.
Diversamente, percepisco in termini qualitativi e, a livello tecnico lo considero il minimo sindacale, la densità dei bit per il campionamento che non può essere inferiore a 24...
Ciò posto, secondo me è inutile rippare i vinili se non da 24/96 in su... e lo stesso vale per tutta la musica ripresa in alta definizione.
se dovessi rippare dei dischi farei lo stesso anche io
perchè negarsi il massimo dal momento che stai perdendo tempo e lo spazio sui dischi ormai è sterminato?
io parlavo di impostazione del progetto nel sequencer dove passare a 24/assai (o addirittura 32/assaissimo) in luogo di 24/44 porta ai limiti la macchina molto prima per un quarto di capocchia di spillo in contropartita
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Re: da vinile a 24/96
lello64 ha scritto:io parlavo di impostazione del progetto nel sequencer dove passare a 24/assai (o addirittura 32/assaissimo) in luogo di 24/44 porta ai limiti la macchina molto prima per un quarto di capocchia di spillo in contropartita
...per sequencer intendi i DAW? Su questo hai perfettamente ragione... magari certi campioni dei VST o compagnia bella i 32 li hanno visti con il telescopio Hubble...
Ma se avessi l'attrezzatura per fare riprese audio come fanno quelli dalla LINN, non esiterei un secondo a campionare a 32... sempre che ne valga la pena...
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Re: da vinile a 24/96
potowatax ha scritto:lello64 ha scritto:io parlavo di impostazione del progetto nel sequencer dove passare a 24/assai (o addirittura 32/assaissimo) in luogo di 24/44 porta ai limiti la macchina molto prima per un quarto di capocchia di spillo in contropartita
...per sequencer intendi i DAW? Su questo hai perfettamente ragione... magari certi campioni dei VST o compagnia bella i 32 li hanno visti con il telescopio Hubble...
Ma se avessi l'attrezzatura per fare riprese audio come fanno quelli dalla LINN, non esiterei un secondo a campionare a 32... sempre che ne valga la pena...
si intendo daw
ti confermo che la stragrande maggioranza delle librerie commerciali sono 44/24 per cui non ci sarebbe ragione dal quel punto di vista
vero che molti vst fanno sintesi e non funzionano sulla base di campioni per cui in quei casi non ci sono colli di bottiglia in quel senso
sul valerne la pena alzare l'asticella bisogna capire a che genere musicale si fa riferimento
sulla classica, jazz e tutta la musica acustica sarebbe assurdo limitarsi
ma con la musica pop, elettronica, hip hop, trap, dub ecc ecc... il discorso è diverso... ne vale la pena? e quanto?
si sta assistendo ad un boom di effetti che nascono per sporcare e rovinare le tracce ormai troppo pulite
effetti come questo, che altro non fanno che aggiungere distorsione, simulare problemi legati all'eco a nastro di un tempo, rumore di fondo e tutto quanto si possa pensare per allontanarsi dalla perfezione li stanno aggiungendo addirittura sul master. analogizzare dicono ma quello è. in uno scenario del genere stai a pensare alla frequenza di campionamento estrema?
lello64- Membro classe diamante
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Re: da vinile a 24/96
lello64 ha scritto: ...sul valerne la pena alzare l'asticella bisogna capire a che genere musicale si fa riferimento
sulla classica, jazz e tutta la musica acustica sarebbe assurdo limitarsi
ma con la musica pop, elettronica, hip hop, trap, dub ecc ecc... il discorso è diverso... ne vale la pena? e quanto?
si sta assistendo ad un boom di effetti che nascono per sporcare e rovinare le tracce ormai troppo pulite
effetti come questo, che altro non fanno che aggiungere distorsione, simulare problemi legati all'eco a nastro di un tempo, rumore di fondo e tutto quanto si possa pensare per allontanarsi dalla perfezione li stanno aggiungendo addirittura sul master. analogizzare dicono ma quello è. in uno scenario del genere stai a pensare alla frequenza di campionamento estrema?
Tutto giusto Lello, almeno per me. Era proprio questo che intendevo con "sempre che valga la pena"...
Sul discorso vinyl rip... sono convintissimo di quello che dice Nadir... ne ho la prova con il primo rip: The Dream Of The Blu Turtles... con tutto che l'ho fatto con attrezzatura da mercatino!
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Re: da vinile a 24/96
ormati audio ad alta risoluzione sono, da tempo, argomento di discussione per gli appassionati. Archiviati (o almeno ridotti a minuscole nicchie) i tentativi di nuovi supporti fisici quali SACD e DVD Audio, che non sono mai riusciti a sostituire il buon vecchio Compact Disc, si stanno moltiplicando sul web i servizi di download di musica liquida in formati ad alta risoluzione, così come si diffonde l'hardware (che si tratti di singole unità DAC, di amplificatori dotati di ingressi digitali, o anche semplicemente di schede e interfacce audio) per la riproduzione degli stessi.
Ma, prendendo a termine di paragone la classica qualità CD (44.1 kHz e 16 bit), la differenza qualitativa promessa dai cosidetti formati HD (fino a 192 kHz e 24 bit) è realmente tale? E' percepita dall'ascoltatore medio? O, al contrario, si tratta soprattutto di marketing?
La questione è stata affrontata in un interessante articolo di Christopher Montgomery, apparso tempo fa su Xiph.org, articolo in cui si discute nei dettagli l'effettiva utilità dei formati audio ad alta risoluzione, tipicamente a 192 kHz e 24 bit: 24/192 Music Downloads ...and why they make no sense (Download musicale a 24/192 ...perché non ha senso).
Le conclusioni dell'autore sono decisamente critiche riguardo certo marketing musicale: a suo avviso, non solo i formati ad alta risoluzione sono sostanzialmente inutili sul piano qualitativo, ma talvolta possono essere addirittura peggiori di quelli a risoluzione standard.
Proviamo a riassumere brevemente alcuni dei concetti chiave affrontati nell'articolo (di cui, ad ogni modo, consiglio vivamente la lettura).
- La prima questione posta da Montgomery riguarda le capacita uditive dell'uomo. L'udito umano, nelle condizioni migliori (ovvero nel caso di una persona giovane e possibilmente allenata all'ascolto), percepisce suoni dai 20 Hz ai 20 kHz; pur tenendo conto del teorema di Nyquist/Shannon (secondo il quale il limite superiore di frequenza di una registrazione, è pari alla metà della frequenza di campionamento), ascoltare un file audio a 192 kHz sarebbe un po' come pensare di poter vedere i raggi X, o gli infrarossi...
- L'audio a 192 kHz non suona meglio; anzi, può suonare peggio.
Poiché qualsiasi DAC e qualsiasi amplificatore audio introducono una piccola quantità di distorsione, che tende ad aumentare significativamente alle frequenze molto basse e molto alte, secondo Montgomery, la presenza di frequenze elevate non udibili nel materiale riprodotto, può causare un leggero aumento della distorsione - che si può spostare - anche nella gamma sonora udibile, con un peggioramento generale della qualità audio.
L'autore precisa come esistano varie soluzioni tecniche per eliminare il problema, ma si tratta di approcci che comportano una spesa aggiuntiva superflua, quando è molto più semplice risolvere la questione alla base evitando la riproduzione di materiale contenente frequenze così elevate, comunque non udibili.
- Secondo l'autore, il campionamento audio oltre i 44 o anche i 48 kHz, e in particolare quello a frequenze elevatissime (come i 192 kHz), non comporta nella pratica miglioramenti qualitativi udibili in fase di riproduzione. La frequenza di campionamento influisce soprattutto sulla risposta alle alte frequenze del materiale audio; ma se è vero che, sul piano teorico, un campionamento a 44.01 kHz garantisce una gamma di frequenze adeguata in fase di riproduzione, ci sono alcune motivazioni tecniche che (per la presenza del filtro anti-aliasing) suggerirebbero comunque di campionare a frequenze più elevate in fase di digitalizzazione.
Per spiegare le argomentazioni di Montgomery, facciamo un passo indietro e torniamo al teorema di Nyquist/Shannon: come accennato sopra, il teorema afferma che un suono può essere ricostruito fedelmente dal campionamento digitale, se il campionamento stesso avviene ad una frequenza doppia di quella più alta contenuta nel suono originale. Ad esempio, poiché il CD adotta un campionamento di 44.1 kHz, la sua risposta in frequenza arriva fino a 22.05 kHz. La frequenza di Nyquist è la metà della frequenza di campionamento, in questo caso dunque 22.05 kHz.
Prima di essere digitalizzato però, il segnale analogico, passa attraverso un filtro passa basso (detto filtro anti-aliasing) per rimuovere le frequenze superiori a quella di Nyquist: se ciò non avvenisse, le frequenze ultrasoniche non udibili sarebbero convertite in toni udibili, "inquinando" così l'audio originale.
In base a questo, si comprende come campionare a frequenze elevate, abbia il vantaggio di lasciare più spazio fra i 20 kHz (limite udibile superiore) e la frequenza di Nyquist (che, ad esempio, nel caso di un campionamento a 96 kHz, sarà di 48 kHz): questo spazio può essere utilizzato per adottare un filtro anti-aliasing più morbido, con pendenza più lieve, e in generale più affidabile.
In realtà, i moderni convertitori analogico/digitale, superano il problema adottando di default il sovracampionamento (oversampling): in pratica, il segnale da digitalizzare è campionato in automatico a una frequenza più elevata, per poi passare attraverso un filtro anti-aliasing digitale, che può rimuovere con precisione le frequenze indesiderate (i filtri anti-aliasing digitali sono molto più semplici da implementare, precisi e affidabili degli omonimi filtri analogici); il segnale sovracampionato viene quindi ricampionato alla frequenza desiderata.
Ciò significa, suggerisce Montgomery, che con la tecnologia attuale che utilizza il sovracampionamento e i filtri anti-aliasing digitali, è possibile digitalizzare l'audio a 44 o 48 kHz senza nessuna problematica qualitativa.
- Secondo l'autore, anche l'uso (in fase di riproduzione) di una risoluzione di 24 bit, piuttosto che di 16, è superfluo.
Montgomery non sostiene affatto che registrare e mixare a 24 bit (usando poi procedure di dithering per passare a 16 bit) sia inutile; piuttosto, afferma che l'uso dei 24 bit è sprecato nel caso del file finale destinato alla riproduzione.
Per chiarire questo aspetto, cominciamo con il ricordare che, mentre la frequenza di campionamento influisce soprattutto sulla risposta in frequenza, la profondità in bit riguarda principalmente dinamica, rumore e distorsione.
Un file audio a 16 bit presenta, secondo un dato comunemente accettato, un range dinamico di 96 dB. Montgomery sostiene che questo valore sia falsato da un approccio errato al calcolo dello stesso (riferendosi al rumore di fondo sull'intera gamma di frequenze udibile, piuttosto che a quello relativo ad una frazione della stessa - ovvero quello da prendere in considerazione in base alle caratteristiche di funzionamento del nostro orecchio), e che la gamma dinamica potenziale di un file a 16 bit sia in realtà di ben 120 dB, un valore molto elevato, sostanzialmente pari o superiore alle capacità uditive umane.
Aumentare il range dinamico con una maggiore profondità in bit, in pratica, equivale a rendere "più silenzioso" il rumore di fondo: un'operazione che sarebbe inutile, dal momento che già il rumore di fondo ottenibile dai 16 bit, è sostanzialmente inudibile per l'uomo.
- Studi e test: l'autore fa riferimento ad un interessante studio pubblicato dalla Audio Engineering Society (famosa associazione internazionale composta da ricercatori e professionisti del settore audio), dove alcuni tecnici insieme ad alcuni appassionati, dovevano discriminare lo stesso materiale audio in formato SACD e DVD Audio (quindi ad alta risoluzione) da quello a qualità CD (44.1 kHz e 16 bit).
Ovviamente i test sono stati condotti utilizzando numerosi sistemi di riproduzione di elevatissima qualità, dozzine di soggetti particolarmente allenati all'ascolto, in ambienti acustici ideali, con centinaia di prove nel corso di un intero anno.
I risultati sono stati chiarissimi: nessuno si è dimostrato in grado di discriminare le diverse fonti musicali, se non scegliendo casualmente l'una o l'altra.
Un dato oggettivamente difficilmente contestabile, che indica chiaramente come anche persone allenate, non riescano a percepire differenze qualitative reali fra i formati audio ad alta risoluzione e quelli a qualità CD.
Sulla rivista Mix potete trovare un resoconto completo di questo studio: http://www.mixonline.com/news/profiles/emperors-new-sampling-rate/365968
- Effetto placebo: come suggerisce Montgomery, la superiorità qualitativa percepita da molti appassionati nell'ascolto di materiale musicale audio in formati ad alta risoluzione, è fondamentalmente un effetto placebo o, se vogliamo essere più franchi, una suggestione.
Un test serio al riguardo, come ogni esperimento scientifico, dovrebbe essere condotto (come quello citato sopra) in un ambiente controllato e con strumentazione adeguata, con un gruppo di soggetti rappresentativo della popolazione a cui si fa riferimento, in doppio cieco (ove né lo sperimentatore, né i soggetti conoscono la natura del materiale oggetto di test): condizioni sostanzialmente irrealizzabili in ambito domestico, e raramente adottate anche in contesti professionali.
Nel caso dell'audio, è necessario inoltre fare molta attenzione a differenze anche molto piccole di livello (nell'ordine degli 0.2 dB), da correggersi con rilevazioni e apparecchiature specifiche (e non a mano, agendo sul volume): un audio che suona anche leggermente più forte è in genere percepito come "migliore" dalla maggioranza degli ascoltatori.
Ancora, è necessaria attenzione a potenziali problemi di clipping, nel caso non si adottino procedure di ricampionamento adeguate.
Queste ed altre problematiche si possono presentare ad esempio, confrontando le stesse musiche prodotte in formato SACD e CD: infatti, spesso, le fonti master originali sono diverse (o meglio, sono frutto di alcuni passaggi differenti nel percorso di produzione), fatto che rende la comparazione potenzialmente falsata.
Le conclusioni di Montgomery sono chiare: l'audio ad alta risoluzione è fondamentalmente un'esigenza di mercato e di marketing, ma non sussistono assolutamente dati scientifici a prova di una superiorità qualitativa percepibile.
Non mi resta altro da aggiungere se non che, personalmente, condivido sostanzialmente gran parte delle opinioni espresse da Montgomery.
Ma, prendendo a termine di paragone la classica qualità CD (44.1 kHz e 16 bit), la differenza qualitativa promessa dai cosidetti formati HD (fino a 192 kHz e 24 bit) è realmente tale? E' percepita dall'ascoltatore medio? O, al contrario, si tratta soprattutto di marketing?
La questione è stata affrontata in un interessante articolo di Christopher Montgomery, apparso tempo fa su Xiph.org, articolo in cui si discute nei dettagli l'effettiva utilità dei formati audio ad alta risoluzione, tipicamente a 192 kHz e 24 bit: 24/192 Music Downloads ...and why they make no sense (Download musicale a 24/192 ...perché non ha senso).
Le conclusioni dell'autore sono decisamente critiche riguardo certo marketing musicale: a suo avviso, non solo i formati ad alta risoluzione sono sostanzialmente inutili sul piano qualitativo, ma talvolta possono essere addirittura peggiori di quelli a risoluzione standard.
Proviamo a riassumere brevemente alcuni dei concetti chiave affrontati nell'articolo (di cui, ad ogni modo, consiglio vivamente la lettura).
- La prima questione posta da Montgomery riguarda le capacita uditive dell'uomo. L'udito umano, nelle condizioni migliori (ovvero nel caso di una persona giovane e possibilmente allenata all'ascolto), percepisce suoni dai 20 Hz ai 20 kHz; pur tenendo conto del teorema di Nyquist/Shannon (secondo il quale il limite superiore di frequenza di una registrazione, è pari alla metà della frequenza di campionamento), ascoltare un file audio a 192 kHz sarebbe un po' come pensare di poter vedere i raggi X, o gli infrarossi...
- L'audio a 192 kHz non suona meglio; anzi, può suonare peggio.
Poiché qualsiasi DAC e qualsiasi amplificatore audio introducono una piccola quantità di distorsione, che tende ad aumentare significativamente alle frequenze molto basse e molto alte, secondo Montgomery, la presenza di frequenze elevate non udibili nel materiale riprodotto, può causare un leggero aumento della distorsione - che si può spostare - anche nella gamma sonora udibile, con un peggioramento generale della qualità audio.
L'autore precisa come esistano varie soluzioni tecniche per eliminare il problema, ma si tratta di approcci che comportano una spesa aggiuntiva superflua, quando è molto più semplice risolvere la questione alla base evitando la riproduzione di materiale contenente frequenze così elevate, comunque non udibili.
- Secondo l'autore, il campionamento audio oltre i 44 o anche i 48 kHz, e in particolare quello a frequenze elevatissime (come i 192 kHz), non comporta nella pratica miglioramenti qualitativi udibili in fase di riproduzione. La frequenza di campionamento influisce soprattutto sulla risposta alle alte frequenze del materiale audio; ma se è vero che, sul piano teorico, un campionamento a 44.01 kHz garantisce una gamma di frequenze adeguata in fase di riproduzione, ci sono alcune motivazioni tecniche che (per la presenza del filtro anti-aliasing) suggerirebbero comunque di campionare a frequenze più elevate in fase di digitalizzazione.
Per spiegare le argomentazioni di Montgomery, facciamo un passo indietro e torniamo al teorema di Nyquist/Shannon: come accennato sopra, il teorema afferma che un suono può essere ricostruito fedelmente dal campionamento digitale, se il campionamento stesso avviene ad una frequenza doppia di quella più alta contenuta nel suono originale. Ad esempio, poiché il CD adotta un campionamento di 44.1 kHz, la sua risposta in frequenza arriva fino a 22.05 kHz. La frequenza di Nyquist è la metà della frequenza di campionamento, in questo caso dunque 22.05 kHz.
Prima di essere digitalizzato però, il segnale analogico, passa attraverso un filtro passa basso (detto filtro anti-aliasing) per rimuovere le frequenze superiori a quella di Nyquist: se ciò non avvenisse, le frequenze ultrasoniche non udibili sarebbero convertite in toni udibili, "inquinando" così l'audio originale.
In base a questo, si comprende come campionare a frequenze elevate, abbia il vantaggio di lasciare più spazio fra i 20 kHz (limite udibile superiore) e la frequenza di Nyquist (che, ad esempio, nel caso di un campionamento a 96 kHz, sarà di 48 kHz): questo spazio può essere utilizzato per adottare un filtro anti-aliasing più morbido, con pendenza più lieve, e in generale più affidabile.
In realtà, i moderni convertitori analogico/digitale, superano il problema adottando di default il sovracampionamento (oversampling): in pratica, il segnale da digitalizzare è campionato in automatico a una frequenza più elevata, per poi passare attraverso un filtro anti-aliasing digitale, che può rimuovere con precisione le frequenze indesiderate (i filtri anti-aliasing digitali sono molto più semplici da implementare, precisi e affidabili degli omonimi filtri analogici); il segnale sovracampionato viene quindi ricampionato alla frequenza desiderata.
Ciò significa, suggerisce Montgomery, che con la tecnologia attuale che utilizza il sovracampionamento e i filtri anti-aliasing digitali, è possibile digitalizzare l'audio a 44 o 48 kHz senza nessuna problematica qualitativa.
- Secondo l'autore, anche l'uso (in fase di riproduzione) di una risoluzione di 24 bit, piuttosto che di 16, è superfluo.
Montgomery non sostiene affatto che registrare e mixare a 24 bit (usando poi procedure di dithering per passare a 16 bit) sia inutile; piuttosto, afferma che l'uso dei 24 bit è sprecato nel caso del file finale destinato alla riproduzione.
Per chiarire questo aspetto, cominciamo con il ricordare che, mentre la frequenza di campionamento influisce soprattutto sulla risposta in frequenza, la profondità in bit riguarda principalmente dinamica, rumore e distorsione.
Un file audio a 16 bit presenta, secondo un dato comunemente accettato, un range dinamico di 96 dB. Montgomery sostiene che questo valore sia falsato da un approccio errato al calcolo dello stesso (riferendosi al rumore di fondo sull'intera gamma di frequenze udibile, piuttosto che a quello relativo ad una frazione della stessa - ovvero quello da prendere in considerazione in base alle caratteristiche di funzionamento del nostro orecchio), e che la gamma dinamica potenziale di un file a 16 bit sia in realtà di ben 120 dB, un valore molto elevato, sostanzialmente pari o superiore alle capacità uditive umane.
Aumentare il range dinamico con una maggiore profondità in bit, in pratica, equivale a rendere "più silenzioso" il rumore di fondo: un'operazione che sarebbe inutile, dal momento che già il rumore di fondo ottenibile dai 16 bit, è sostanzialmente inudibile per l'uomo.
- Studi e test: l'autore fa riferimento ad un interessante studio pubblicato dalla Audio Engineering Society (famosa associazione internazionale composta da ricercatori e professionisti del settore audio), dove alcuni tecnici insieme ad alcuni appassionati, dovevano discriminare lo stesso materiale audio in formato SACD e DVD Audio (quindi ad alta risoluzione) da quello a qualità CD (44.1 kHz e 16 bit).
Ovviamente i test sono stati condotti utilizzando numerosi sistemi di riproduzione di elevatissima qualità, dozzine di soggetti particolarmente allenati all'ascolto, in ambienti acustici ideali, con centinaia di prove nel corso di un intero anno.
I risultati sono stati chiarissimi: nessuno si è dimostrato in grado di discriminare le diverse fonti musicali, se non scegliendo casualmente l'una o l'altra.
Un dato oggettivamente difficilmente contestabile, che indica chiaramente come anche persone allenate, non riescano a percepire differenze qualitative reali fra i formati audio ad alta risoluzione e quelli a qualità CD.
Sulla rivista Mix potete trovare un resoconto completo di questo studio: http://www.mixonline.com/news/profiles/emperors-new-sampling-rate/365968
- Effetto placebo: come suggerisce Montgomery, la superiorità qualitativa percepita da molti appassionati nell'ascolto di materiale musicale audio in formati ad alta risoluzione, è fondamentalmente un effetto placebo o, se vogliamo essere più franchi, una suggestione.
Un test serio al riguardo, come ogni esperimento scientifico, dovrebbe essere condotto (come quello citato sopra) in un ambiente controllato e con strumentazione adeguata, con un gruppo di soggetti rappresentativo della popolazione a cui si fa riferimento, in doppio cieco (ove né lo sperimentatore, né i soggetti conoscono la natura del materiale oggetto di test): condizioni sostanzialmente irrealizzabili in ambito domestico, e raramente adottate anche in contesti professionali.
Nel caso dell'audio, è necessario inoltre fare molta attenzione a differenze anche molto piccole di livello (nell'ordine degli 0.2 dB), da correggersi con rilevazioni e apparecchiature specifiche (e non a mano, agendo sul volume): un audio che suona anche leggermente più forte è in genere percepito come "migliore" dalla maggioranza degli ascoltatori.
Ancora, è necessaria attenzione a potenziali problemi di clipping, nel caso non si adottino procedure di ricampionamento adeguate.
Queste ed altre problematiche si possono presentare ad esempio, confrontando le stesse musiche prodotte in formato SACD e CD: infatti, spesso, le fonti master originali sono diverse (o meglio, sono frutto di alcuni passaggi differenti nel percorso di produzione), fatto che rende la comparazione potenzialmente falsata.
Le conclusioni di Montgomery sono chiare: l'audio ad alta risoluzione è fondamentalmente un'esigenza di mercato e di marketing, ma non sussistono assolutamente dati scientifici a prova di una superiorità qualitativa percepibile.
Non mi resta altro da aggiungere se non che, personalmente, condivido sostanzialmente gran parte delle opinioni espresse da Montgomery.
Yurj- Novizio
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Re: da vinile a 24/96
mah, se ne era parlato già diversi anni fa di questo studio.
posto che è chiaro che risoluzioni estreme siano insensate (basta vedere cosa è standard in ambito pro), si dovrebbe anche tenere conto del fatto che chiedere un parere a lui è come chiedere all'oste com'è il vino, visto che è lo (o uno dei) sviluppatore di ogg
posto che è chiaro che risoluzioni estreme siano insensate (basta vedere cosa è standard in ambito pro), si dovrebbe anche tenere conto del fatto che chiedere un parere a lui è come chiedere all'oste com'è il vino, visto che è lo (o uno dei) sviluppatore di ogg
fritznet- Membro classe diamante
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Re: da vinile a 24/96
In realtà qui si parla di vinyl rip, ergo mastering diverso, no compressione, no eq, dischi mai ristampati su cd...sull'esigenza di mercato, a me non interessa.
Ancora una volta, si punta alla luna ma si guarda il dito.
Io faccio rippare a 24bit e raccolgo quante più informazioni possibili, sicuramente più informazioni di quanto raccolga il formato redbook. E, soprattutto, la differenza la sento eccome.
Ancora una volta, si punta alla luna ma si guarda il dito.
Io faccio rippare a 24bit e raccolgo quante più informazioni possibili, sicuramente più informazioni di quanto raccolga il formato redbook. E, soprattutto, la differenza la sento eccome.
Nadir81- Membro classe bronzo
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Re: da vinile a 24/96
fritznet ha scritto:si dovrebbe anche tenere conto del fatto che chiedere un parere a lui è come chiedere all'oste com'è il vino, visto che è lo (o uno dei) sviluppatore di ogg
Ah beh...annamo bene
Nadir81- Membro classe bronzo
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Re: da vinile a 24/96
Beato te che sei un alieno e che con i tuoi miseri 70 Db puoi alzare il volume comunque cd o vecchi padelloni sempre da 20 a 20000 Hz sentono le tue orecchie come tt gli umani poi toglimi una curiosità se si sente così bene il tuo vinile che cavolo lo rippi , digitalizzato a fare . Sei un fenomeno
Yurj- Novizio
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Re: da vinile a 24/96
Non verrà mai una copia 1:1 in quanto è un supporto analogico e con un dac o scheda computerizzata crei un suono inesistente tutti soldi buttati comprare un master da un sacco di soldi x digitalizzarlo ti sei già risposto da solo
Yurj- Novizio
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Re: da vinile a 24/96
Non sono un fenomeno, ma semplicemente ascolto e mi godo l'alta risoluzione come migliaia di audiofili: dall'altra parte non ho detto che hai orecchie scarse tanto da non distinguere redbook da hi-res.
Non capisco il senso di questa iscrizione "mirata" esclusivamente a screditare la passione degli utenti per l'audio in alta risoluzione, e neanche questo atteggiamento "a muso duro", per la serie "non verrà mai una copia 1:1 gne gne gne".
La copia 1:1 non viene neanche con l'analogico, giacché ogni testina ha un suo timbro, così come le meccaniche del giradischi.
E ti dirò di più: la copia 1:1 non ce l'hai nemmeno se assisti a un evento live. Tutto è relativo alla posizione, alla condizione personale dell'udito etc.
Ma a noi non importa della copia 1:1, ci interessa semplicemente godere della musica nella maniera migliore possibile. Tutto qua.
Il motivo per cui rippo i vinili è semplice:
1) I vinili non li rippo io, li faccio rippare da un professionista tedesco che ha una catena che non potrò mai permettermi.
2) rippando posso eliminare manualmente tutti i disturbi.
Non capisco il senso di questa iscrizione "mirata" esclusivamente a screditare la passione degli utenti per l'audio in alta risoluzione, e neanche questo atteggiamento "a muso duro", per la serie "non verrà mai una copia 1:1 gne gne gne".
La copia 1:1 non viene neanche con l'analogico, giacché ogni testina ha un suo timbro, così come le meccaniche del giradischi.
E ti dirò di più: la copia 1:1 non ce l'hai nemmeno se assisti a un evento live. Tutto è relativo alla posizione, alla condizione personale dell'udito etc.
Ma a noi non importa della copia 1:1, ci interessa semplicemente godere della musica nella maniera migliore possibile. Tutto qua.
Il motivo per cui rippo i vinili è semplice:
1) I vinili non li rippo io, li faccio rippare da un professionista tedesco che ha una catena che non potrò mai permettermi.
2) rippando posso eliminare manualmente tutti i disturbi.
Nadir81- Membro classe bronzo
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Re: da vinile a 24/96
Nadir81 ha scritto:Non sono un fenomeno, ma semplicemente ascolto e mi godo l'alta risoluzione come migliaia di audiofili: dall'altra parte non ho detto che hai orecchie scarse tanto da non distinguere redbook da hi-res.
Non capisco il senso di questa iscrizione "mirata" esclusivamente a screditare la passione degli utenti per l'audio in alta risoluzione, e neanche questo atteggiamento "a muso duro", per la serie "non verrà mai una copia 1:1 gne gne gne".
La copia 1:1 non viene neanche con l'analogico, giacché ogni testina ha un suo timbro, così come le meccaniche del giradischi.
E ti dirò di più: la copia 1:1 non ce l'hai nemmeno se assisti a un evento live. Tutto è relativo alla posizione, alla condizione personale dell'udito etc.
Ma a noi non importa della copia 1:1, ci interessa semplicemente godere della musica nella maniera migliore possibile. Tutto qua.
Il motivo per cui rippo i vinili è semplice:
1) I vinili non li rippo io, li faccio rippare da un professionista tedesco che ha una catena che non potrò mai permettermi.
2) rippando posso eliminare manualmente tutti i disturbi.
In ogni caso, mi preme ricordarlo, banalmente il fine sarebbe quello di godersi la musica, che uno usi vinyl rip, impianti costosissimi o mp3 e cuffiette, chissene...
fritznet- Membro classe diamante
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Re: da vinile a 24/96
Non entro nel merito di quanto esposto nel lungo articolo riportato: mi sento peraltro di condividere i due passaggi sotto riportati:
E porta a mio avviso ben poco valore aggiunto (salvo che per le tasche della casa discografica) fare riedizioni in alta definizione di dischi il cui master è oggettivamente scarso.
Altra cosa: le risoluzioni più elevate sono teoricamente preferibili, ma penso che che spesso e volentieri il vero collo di bottiglia sia nella qualità originaria della registrazione: ritengo che il 16/44 abbia potenzialità sovrabbondanti, che quasi sempre non vengono però utilizzate in pieno a causa della scarsità qualitativa del contenuto.Yurj ha scritto:
Nel caso dell'audio, è necessario inoltre fare molta attenzione a differenze anche molto piccole di livello (nell'ordine degli 0.2 dB), da correggersi con rilevazioni e apparecchiature specifiche (e non a mano, agendo sul volume): un audio che suona anche leggermente più forte è in genere percepito come "migliore" dalla maggioranza degli ascoltatori.
...
Queste ed altre problematiche si possono presentare ad esempio, confrontando le stesse musiche prodotte in formato SACD e CD: infatti, spesso, le fonti master originali sono diverse (o meglio, sono frutto di alcuni passaggi differenti nel percorso di produzione), fatto che rende la comparazione potenzialmente falsata.
...
E porta a mio avviso ben poco valore aggiunto (salvo che per le tasche della casa discografica) fare riedizioni in alta definizione di dischi il cui master è oggettivamente scarso.
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Impianto :- Spoiler:
- Sorgenti:
cdp: Advance Acoustic MCD 203, modificato (con GE Jan 5751)
giradischi: Pioneer PL-112D; testina: Audio-Techica AT95 EB;
liquida:Asus Eee PC 1001PX; software: wtfplay; cavo usb: Audioquest Cinnamon;dac: SMSL M7;
pre: Yaqin MS-12B modificato da MaurArte (valvole Mullard CV4003 KB/D e Tungsol 12AX7)
finale: Connexelectronic TA3020 V2a con alimentatore A1000SMPS, il tutto modificato ed assemblato da Vincenzo;
casse: Sonus Faber "Concerto" Grand Piano.
cavi segnale: XLR ---> RCA by Vincenzo; Mogami "Stentor";
cavi potenza: Transparent HP 14-4 (biwiring)
cavi alimentazione: by Vincenzo; by bobby052cavihifi; A.V.A.
distr. di rete: by bobby052cavihifi.
Re: da vinile a 24/96
Infatti su quei due passaggi sono d'accordo anch'io.
Tra un 24bit con DR5 e lo stesso album su cd a DR11, non ho dubbi su quale scegliere.
Non me ne faccio niente di un hd se la fonte originaria è compressa.
Oppure di un millantato "from master tape", e poi vai ad ascoltarlo e senti un suono prosciugato e probabilmente vittima del denoiser (come nel SACD MFSL di Forever Changes dei Love).
Per non parlare dei finti hd venduti a volte su certi siti a 24bit/44.1, laddove spesso trattasi di semplice redbook in contenitore 24bit.
Ovviamente qui si parla di hd con la fonte migliore possibile (come quelli di Neil Young) o vinyl rip professionali dalle migliori stampe, dove questi problemi non si riscontrano.
Altrettanto ovviamente, io ascolto musica anche da smartphone e da youtube, dipende dai momenti. Però se ho un'oretta libera, mi godo l'ascolto audiofilo e lo faccio nella maniera migliore possibile per le mie circostanze e tasche.
Sui master, a volte ci sono vere sorprese. Un esempio su tutti, Fly away dei Minotaurus, che da cd sembrava un disco "attufato", e ascoltarlo da vinile era impossibile visti i prezzi dell'originale.
Poi la Missing Vinyl due anni fa ha acquisito i master originali e ristampato il vinile dal master...beh, il cd puoi usarlo come frisbee. E' stato come togliere una cappa di fumo dal suono...questo succede anche perché molti cd di band minori furono stampati per la prima e unica volta 20-30 anni fa da piccole label con convertitori a/d molto scarsi.
Alcune label italiane di ristampe prog addirittura hanno usato per i cd dei vinyl rip amatoriali massacrati col denoiser.
Poi se uno ascolta solo Thriller e Brothers in Arms ovvio che avrà dei cd ben suonanti, ma per la musica che ascolto io i cd sono un gioco al massacro del suono.
Tra un 24bit con DR5 e lo stesso album su cd a DR11, non ho dubbi su quale scegliere.
Non me ne faccio niente di un hd se la fonte originaria è compressa.
Oppure di un millantato "from master tape", e poi vai ad ascoltarlo e senti un suono prosciugato e probabilmente vittima del denoiser (come nel SACD MFSL di Forever Changes dei Love).
Per non parlare dei finti hd venduti a volte su certi siti a 24bit/44.1, laddove spesso trattasi di semplice redbook in contenitore 24bit.
Ovviamente qui si parla di hd con la fonte migliore possibile (come quelli di Neil Young) o vinyl rip professionali dalle migliori stampe, dove questi problemi non si riscontrano.
Altrettanto ovviamente, io ascolto musica anche da smartphone e da youtube, dipende dai momenti. Però se ho un'oretta libera, mi godo l'ascolto audiofilo e lo faccio nella maniera migliore possibile per le mie circostanze e tasche.
Sui master, a volte ci sono vere sorprese. Un esempio su tutti, Fly away dei Minotaurus, che da cd sembrava un disco "attufato", e ascoltarlo da vinile era impossibile visti i prezzi dell'originale.
Poi la Missing Vinyl due anni fa ha acquisito i master originali e ristampato il vinile dal master...beh, il cd puoi usarlo come frisbee. E' stato come togliere una cappa di fumo dal suono...questo succede anche perché molti cd di band minori furono stampati per la prima e unica volta 20-30 anni fa da piccole label con convertitori a/d molto scarsi.
Alcune label italiane di ristampe prog addirittura hanno usato per i cd dei vinyl rip amatoriali massacrati col denoiser.
Poi se uno ascolta solo Thriller e Brothers in Arms ovvio che avrà dei cd ben suonanti, ma per la musica che ascolto io i cd sono un gioco al massacro del suono.
Nadir81- Membro classe bronzo
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alimentatore lineare Alpha Elettronica (20 V);
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Re: da vinile a 24/96
Per chi dice che basta il 44.1/16 :
quando andate in videoteca ad affittare un film non penso ci si accontenti più della versione dvd, ci si affitta il bluray. Stesso discorso anche quando compriamo un bluray e ne vogliamo fare una copia di sicurezza: non è che lo rippi in divx, ma fai un bel rip in alta risoluzione.
quindi, allo stesso modo, perchè se rippo un vinile devo limitarmi a seguire le parametrizzazioni di uno standard (il redbook) di 37 anni fa? Scelgo, come è logico perchè oggi i mezzi me lo permettono, un formato/risoluzione moderno, probabilmente sovradimensionato, ma adatto allo scopo.
quando andate in videoteca ad affittare un film non penso ci si accontenti più della versione dvd, ci si affitta il bluray. Stesso discorso anche quando compriamo un bluray e ne vogliamo fare una copia di sicurezza: non è che lo rippi in divx, ma fai un bel rip in alta risoluzione.
quindi, allo stesso modo, perchè se rippo un vinile devo limitarmi a seguire le parametrizzazioni di uno standard (il redbook) di 37 anni fa? Scelgo, come è logico perchè oggi i mezzi me lo permettono, un formato/risoluzione moderno, probabilmente sovradimensionato, ma adatto allo scopo.
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Re: da vinile a 24/96
gigihrt ha scritto:Per chi dice che basta il 44.1/16 :
quando andate in videoteca ad affittare un film non penso ci si accontenti più della versione dvd, ci si affitta il bluray. Stesso discorso anche quando compriamo un bluray e ne vogliamo fare una copia di sicurezza: non è che lo rippi in divx, ma fai un bel rip in alta risoluzione.
quindi, allo stesso modo, perchè se rippo un vinile devo limitarmi a seguire le parametrizzazioni di uno standard (il redbook) di 37 anni fa? Scelgo, come è logico perchè oggi i mezzi me lo permettono, un formato/risoluzione moderno, probabilmente sovradimensionato, ma adatto allo scopo.
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Re: da vinile a 24/96
Riprendo questo tema, perché ho letto il tutto e, quindi, alla fine, mi chiedevo se questa scheda eseterna PRESONUS Audiobox USB 96 fosse adatta per digitalizzare i vinili senza spendere molti soldi.
https://www.strumentimusicali.net/product_info.php/products_id/65035/presonus-audiobox-usb-96.html
Mi dareste un parere?
Grazie
https://www.strumentimusicali.net/product_info.php/products_id/65035/presonus-audiobox-usb-96.html
Mi dareste un parere?
Grazie
Starship 2IZNA9- Interessato
- Data d'iscrizione : 28.11.14
Numero di messaggi : 35
Provincia : napoli
Impianto : (non specificato)
Re: da vinile a 24/96
Starship 2IZNA9 ha scritto:Riprendo questo tema, perché ho letto il tutto e, quindi, alla fine, mi chiedevo se questa scheda eseterna PRESONUS Audiobox USB 96 fosse adatta per digitalizzare i vinili senza spendere molti soldi.
https://www.strumentimusicali.net/product_info.php/products_id/65035/presonus-audiobox-usb-96.html
Mi dareste un parere?
Grazie
si a patto che tu abbia qualcosa che porti al livello di linea il segnale del giradischi (pre phono, amplificatore integrato con ingresso phono)
e che ti procuri i cavi necessari per i collegamenti
ma è meglio se dici di cosa altro disponi per fare l'operazione, ci sono casi particolari in cui è più semplice e il giradischi è già pronto per andare diretto nella scheda audio
lello64- Membro classe diamante
- Data d'iscrizione : 10.06.10
Numero di messaggi : 14420
Provincia : bologna
Impianto : x+y
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